sabato 23 novembre 2013

L'inutilità nelle società industriali

Ieri ero da una vicina di casa. C'erano un po' di persone, dei cani, un gatto, alcuni bambini giocavano fuori. Odio i bambini. C'era anche mia nonna.
Era insomma una riunione di caffè dove superare l'atrocità dell'esistere attraverso il fare due chiacchiere.
Al centro del dibattito c'era la brutta piega che ha preso il mio gatto.
Lui, Frederick Chopin, il mio gatto, ha la sciolta. Si insomma, la diarrea. Crea dei veri e propri laghi di merda ovunque si trovi dato che, per urgenza e stimolo improvviso, non riesce ad arrivare alla lettiera.
Inutile dire che questa cosa mi fa incazzare come un demone.
Sì perché di solito, per strada, andando da mia nonna, mi pregusto già una merenda, o magari un caffè o che so, un dolce. Invece no: entro e c'è puzza di merda ovunque.
Così le stavo dicendo che, praticamente, è un problema.
Ma con calma, una cosa del tipo: "vedi, devi capire che la presenza di laghi di merda gatta mi turba alquanto, specie se, dato che sei qui - eravamo dal vicino -, l'odore ha il tempo di intaccare qualsiasi oggetto impestandolo. Ora, non ti dico di monitorare Frederick giorno e notte, ma quantomeno finché ha questo disturbo lo si potrebbe lasciare in cortile."

Una argomentazione, la mia, ben esposta e ineccepibile.
La sua risposta mi ha gettato in uno sconforto abissale.
Mi ha detto, grosso modo con queste parole, che: "Ma che dici, Valeria Marini c'ha un gatto e un cagnolino piccolo e se li tiene tutti in casa. Li pettina, vedessi come li pettina. Non capisci niente di animali."
Ora io non so dove abbia preso questa informazione e rabbrividisco al solo pensarci.
Ma soprattutto: che cazzo c'entra valeria marini?
Cioè... io sono qui, parlo del gatto che sta due muri più in là, e mi dici... valeria marini?!
Qualche secondo per riprendermi...







E niente, il fatto è il seguente, cioè che ci troviamo davanti alla prima generazione che sta morendo davanti alla televisione. Un'armata di anziani che hanno ricevuto come unico stimolo durante la loro vita l'orrida presenza delle TV, e ora un po' per assenza da se stessi e un po' per disinteresse verso gli altri - anche questo portato dall'abuso televisivo - passano le loro giornate davanti a uno schermo tranne che per i rari momenti in cui riescono a partecipare umanamente a qualcosa.
Ci moriranno davanti o ne fisseranno le luci fino a quando potranno.
Anche in quel momento, ossia mentre le parlavo, e mentre altre persone le parlavano, mia nonna fissava sporadicamente lo schermo, come a cercarne il consenso per parlarci. E così l'altra anziana, e l'altra anziana ancora. Non solo, così anche la casalinga di quel salotto (ogni salotto ne ha una, no?).
Allora come stupirsi del suo tirare in ballo ciò che ha visto in tv, è perfettamente logico.
Ogni tanto per un eccesso o per l'altro la gente si perde e non sa più dove vive. E badate che succede anche ai più ricercati, anche agli intellettuali, perché se sempre parlando del gatto, ed evidenziando il succitato problema, mi fossi rivolto a un filosofo, questi avrebbe potuto dirmi, per assurdo, che Platone aveva un gatto e un cane, che li pettinava e li teneva in casa.
Certo, meglio Platone, ma non è comunque un perdere di vista la realtà?
Voglio dire, io sono qui, ti sto esponendo un problema che si trova qui anch'esso, e a meno che il tale che mi citi non venga ad asciugare il sempre succitato lago di merda il problema rimane invariato.
Invece no.
Cos'è, una forma di evasione?
O magari solo un modo per rendere più interessante un discorso che di suo, come dire, era in effetti sgradevole.
Io non lo so.
Anzi, una cosa la so, che l'uomo imita. Imita tutto. Conoscendo il nostro cervello non possiamo che stupirci di come riesca comunque a creare qualcosa pur essendo essenzialmente costruito per copiare ciò che lo circonda.
E siamo circondati da un vero e proprio, per restare in tema, lago di merda.

Questa, purtroppo, è solo la prima generazione a morire davanti alla tv; ma ce ne saranno altre. E tutte più stupide perché le prossime non avranno neanche il conforto, come gli attuali anziani, di aver vissuto una parte della loro vita, quella iniziale, fuori da questa nuova era della stupidità, e si troveranno a non avere neanche un briciolo di buon senso con cui difendersi.

Tornando al mio qui, al problema del gatto, ho detto a mia nonna, e all'altra nonnina, e alla casalinga che si erano accodate alla sua tesi, che probabilmente valeria marini non ha un bilocale, e ad ogni modo cane e gatto li avrà senz'altro affittati per quella diretta televisiva, dopo la quale deve averli rivenduti a un cinese.
Perché la tv è finzione.
Ma io sono un illuso, non vincerò mai questa battaglia. Non sono ancora riuscito dopo 15 anni di tentativi a far passare questo messaggio. Cioè che tutto in tv è finto e non va imitato, non va neanche lontanamente preso sul serio.
E a maggior ragione sono un illuso perché ostinandomi a spiegarlo non ho capito io stesso che se hai un'idea, se sei riuscito nonostante tutto a capire qualcosa che agli altri è sfuggito, non devi spiegarla loro, quel tuo pensiero non va regalato per forza al mondo: te lo puoi tenere. Forse devi! Tuo! tutto tuo!
Lo culli, lo accarezzi. E poi BAM! lo dai in testa a qualcuno, quel pensiero, e mentre è privo di sensi lo derubi. Se glielo regali non serve, non è gradito. Oddio, magari a qualcuno piace.
Ma se glielo dai in testa non sbagli mai.
Quello che avrei dovuto fare, che dovrei sempre fare, sarebbe accettare stoicamente discorsi del genere. Chiunque fa discorsi del genere. E poi BAM! usarglieli contro, o comunque a mio favore. Assecondare la loro inerzia per facilitare il mio moto.
Perché siamo onesti, non c'è altro da fare.

Poi si, per carità, è anche il ruolo degli anziani a non avere un verso, non solo quello che fanno.
A volte chiedo loro: ma i tuoi genitori, da anziani, cosa facevano, come sono morti?
La risposta è sempre la stessa. Mi dicono che hanno lavorato nei campi o nelle loro bottegucce fino a tarda età e poi, ritiratisi, continuavano in un certo modo a insegnare quello che sapevano ai più giovani, a raccontare il loro mondo, a raccontarsi, finché non sono morti.
Insomma, a tramandare oralmente il loro sapere.
Questo nella società industriale non è più possibile. Questo tipo di società, la nostra, muta giornalmente, e con queste regole invecchiare significa non più farsi custodi di un sapere, ma bensì divenire obsoleti. Inutili. Il sapere poi si acquisisce nei luoghi adibiti ad esso, qualsiasi essi siano.
Cosa può dirci, oggi, un anziano, che non sia quello che ha visto in televisione?
Insegnarci non può, se non forse qualche piccolezza.
Esserci superiore in qualcosa neanche, tranne rari casi, perché una società che continuamente supera - o crede di superare - se stessa non ha tempo per guardarsi indietro.
Allora a pensarci bene è il modello di società che è sbagliato. Se ti senti inutile, e in un certo senso lo sei, ti chiudi in te stesso, ti isoli, e finirai per occuparti solo dell'altrove. Non di qui, non di te. Di altro, tutto per non pensare, per non ricordarti di essere inutile.
Ecco da dove arriva il discorso sui cani della marini, arriva dall'essere inutile e dal non volerci pensare.
La società industriale non crea uomini, crea inutilità. O ci si sforza di rendere utile il non davvero, il non più, il non del tutto percepito come utile, oppure... oppure BAM!




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