mercoledì 20 novembre 2013

Costruzioni astratte

Oggi ho pranzato nel salotto della mia casa. Solo.
Non che sia un evento che io pranzi da solo. L'evento è che ho fatto pranzo. Di solito lo salto, mi nutro di caffè e poi, verso le 16, mi viene un leggero appetito. Ma ormai tanto vale aspettare la cena, no?
Bene. C'era una bistecca, così la cuocio per bene, apparecchio, quando la carne è cotta la condisco con del sale, del pepe, della salsa barbecue, me la servo, lascio che si intiepidisca un po' di modo che tagliandola non perda tutta l'anima, e dopo essermi versato della devastante coca cola e aver artigliato il telecomando mi metto prono e un po' cupo ad accendere la tv e mangiando vedere con quale schifezza posso intrattenermi.
Che schifo.
Anche questo fa schifo.
Schifo schifo schifo.
Fa tutto così schifo che... che fa schifo.
Comunque tra un po' c'è il tg su la7. Che strazio, parlano solo di politica. Anche la politica fa schifo. Hum sono le 13 e 30, il tg inizia a breve, posso lasciare sulla pubblicità intanto che finisco di sistemarmi. Mi do giusto una pettinata. Col tovagliolo.
Mi metto le brache magari. Magari no.
Mi vedo di riflesso nel vetro della credenza: bella faccia da cazzo. Come mi sono pettinato bene poi, meno male che in quel vetro i miei capelli sembrano di plastica. È tutto scuro. Ma il tg? Vediamo se...
E in quel momento avviene l'apparizione.
Appare infatti sullo schermo una bambina africana circondata da mosche e gonfia di escrescenze batteriche. Si guarda intorno, lacrima, accenna il pianto: poi piange. In questa sua disperazione sembra aver fame. Mi guarda e colgo nel suo sguardo l'intenzione di chiedermi qualcosa.
Poi vedo un numero e una voce fuori campo inizia a parlare, e mi dice che tizia, che sta in tale paese dell'africa, che ha questa malattia, ha pure quest'altra malattia, poi ovviamente ha fame, beve acqua sporca, il suo futuro non è garantito, non può essere educata, e per tutte queste cose servono soldi, che non ci sono, che chiedono a me, e intanto altre immagini di dolore e ancora questa bambina che mi piange davanti in un eterno primo piano statico dove ancora la voce narrante mi ricorda che ha la dissenteria, che non si lava, che sua madre è morta, che questo, poi quest'altro e...


..e basta. Mi ammazzo. Si si, piuttosto che rovinarmi uno dei miei rari pranzi vedendo questo abominio,  piuttosto che subire una simile violenza e allo stesso tempo manipolazione della realtà io mi sparo.
Scrivo due righe come testamento: la vita è orribile e non ci insegna niente. Pettinatemi. Addio.
Sigillo la busta. Poi mi alzo, prendo la pistola...
La pistola!
Non ho una pistola. Allora mi risiedo e continuo a mangiare. Non posso neanche ammazzarmi. Ma forse è meglio così, guarda che capelli... e che mutande. Lise come i sedili di un treno. Ma quanti anni hanno queste mutande? Le ho da sempre.
Ma quella roba lì, quella negretta di prima, cos'era?
Voglio dire... no davvero... che idea ha la gente dell'africa per proporne un'immagine simile pur di raccattare soldi?
L'italiota qualunque che idea si è fatto del continente africano?
Intanto che ci penso mastico. Come mastico male, mi do fastidio da solo.
L'idea che si è fatto è più o meno questa:

Un deserto senza acqua, cibo, ombra. Dove diciamocelo, quella bambina dello spot ci sta benissimo. Immaginatevi la bambina piangente seduta là in mezzo. L'africa!
Ora, mettiamo che l'africa sia davvero così, come la immaginano molti.
Se fosse davvero così il ragionamento più logico dovrebbe essere: cosa si riproducono a fare? si spostino in un altro continente - NON L'EUROPA - o la smettano di perpetuare la specie perché se devono vivere in un posto così, dove manca tutto, che vivono a fare?
Intanto che mastico, e mastico, e mastico ancora perché la carne è dura, penso ad altre cose, ad esempio che l'africa non è così. Non è un deserto ma bensì un continente ricchissimo.
A parte le materie prime ha enormi risorse idriche, quindi foreste, quindi vegetazione e animali che se ne nutrono, agricoltura e allevamento potrebbero - se praticati in africa - nutrire tre continenti.
Certo, il sahara è un po' diverso. Ma volendo si vive anche lì e c'è pur sempre tutto il resto del continente.
Ma poi prima come facevano? dai! gli africani hanno sempre campato benissimo senza di noi. Oddio, benissimo... diciamo che abbiamo esigenze diverse. Noi cerchiamo l'infinito. Loro più che altro si riproducono. Ma comunque campavano bene anche senza di noi.
Ecco, forse il punto è tutto qui: noi.
Si perché alla fine se gli africani non riescono neanche ad organizzarsi per mangiare la colpa è delle potenze neo-coloniali che ne sfruttano le risorse, per fare la qual cosa generano instabilità politica di modo che il paese africano non possa autodeterminarsi, e di conseguenza disordine, guerre, tumulti, fame, profughi, missionari, quella bambina lì, lo spot che ti chiede i soldi e io che impietrito assisto a tutto. In mutande.
Che tristezza l'uomo in mutande. Ma l'uomo in mutande davanti a una scena simile è addirittura straziante.
Che poi, per dire, basta vedere i confini dell'africa. Sono tutte geometrie tirate a casaccio sulla mappa.
Perché se io sono Churchill e devo gestire la decolonizzazione dell'africa occidentale, e in quelle terre ci sono 18 industrie inglesi che ne sfruttano le risorse, avrò interesse a far sì che continuino a farlo, no? Ma come assicurarmelo se sto dando loro l'indipendenza?
Semplice, do loro un'indipendenza a metà. Ossia faccio un paese dai confini totalmente campati per aria dove ci sono etnie, religioni, sub-razze diverse. Faide millenarie. Loro litigano, s'ammazzano, e io qualsiasi sia il governo - e non mi interessa che governo è - torno lì e in cambio di poco, pochissimo, giusto due soldi per armarli, continuo a sfruttare il territorio. In culo agli africani.

Ma quindi non è vero un cazzo. E perché queste cose non le dicono nello spot?
Mi viene il dubbio che non convenga a nessuno dirle.
I professionisti del dolore hanno bisogno di dolore per vivere. Le multinazionali di paesi da sfruttare. Così sono tutti contenti tranne: quella bambina che muore - io che non riesco a mangiare la mia bistecca.
Ma non perché me ne freghi qualcosa eh, no no, è solo che vederla fa schifo.
Che poi mi chiedo anche: è normale che non mi interessi nulla?

Quando ad esempio succede una qualche calamità nel mondo, tipo alluvioni o terremoti, i media seguono con apprensione e ridondanza tali avvenimenti, non tralasciando mai di ricordarci quanti italiani erano presenti sul posto. Esempio: terremoto a cuba, 97mila morti, erano presenti 3 italiani uno non s'è fatto niente gli altri due si sono sbucciati le ginocchia.
Ma perché me lo dicono? 97mila morti e mi parli proprio di quei tre italiani che tra l'altro erano andati lì solo per scopare, non si sono neanche fatti niente, e me lo dici, lo sottolinei... non ha senso.
Lo dicono per creare un legame empatico tra telespettatore e disastro. Infatti a me, a te, a tutti di base non interessa niente di sciagure dall'altra parte del mondo. Perché? ma perché sì, è ovvio, è troppo distante, è quasi inesistente. A malapena ci interessa cosa succede qui, nella nostra realtà, nel nostro spazio sociale, perché interessarsi dell'altrove distantissimo?
Mettendo degli italiani nella notizia si fa in modo che l'attenzione resti alta. Loro fanno ascolti. Tu credi che te ne freghi qualcosa. Tutti contenti.
Perché ho fatto questo esempio?
Perché lì in africa a morire di fame, e in quello spot, non ci sono bambini italiani, non sono borghesi occidentali con cui senza dimenticare le differenze possiamo vantare - o subire - una comunanza culturale, no, lì c'è una forma di vita che non sono neanche sicuro sia vita, è solo una vaghissima idea che né mi turba né mi incuriosisce. Non si tratta di assuefazione alle tragedie come molti dicono - le tragedie non ci stufano mai, chiunque conosca questo paese lo sa -, semplicemente se l'universo avesse un qualche senso una delle sue regole prime sarebbe che dei bambini che muoiono in africa non te ne deve fregare niente.
Se il figlio del mio vicino di casa sta male mi dispiace perché lo sento, ne ho un'esperienza empirica. Se un bambino in africa muore di fame, a parte indignarmi del mondo che abbiamo costruito (che hanno) che cosa posso fare? Quel bambino che muore di fame è, nella sua fisicità, metafisico, poiché impercettibile. Troppo lontano. Troppo diverso.
Se ci fosse vita su Giove (un po' difficile perché è un pianeta gassoso) e questa vita fosse, guardacaso, antropomorfa come noi, a sangue caldo, avesse una sua cultura, fosse intelligente, vivesse in società simili a quelle umane, e su Giove accadesse un evento critico, tipo un terremoto, e i piccoli "gioviani" ne patissero le conseguenze, i media nel raccontare il tutto riporterebbero, verosimilmente, quanti italiani c'erano, in un contesto che potrebbe somigliare al "terremoto su Giove, milioni di morti e di bimbi affamati. Ah, c'erano 100 italiani (ma vanno a scopare anche lì gli italiani?), tra cui molti feriti e un paio di morti". E lo direbbero perché sarebbe l'unico modo di farci interessare a qualcosa che altrimenti sarebbe troppo distante per attirare l'attenzione della nostra mente.

Sono le costruzioni astratte in cui la nostra mente si costringe a vagare avendo perso ogni punto di riferimento con la realtà. Il buonismo è decadente. Il buonismo mondialista non è buono per nessuno, né per chi lo concepisce né per chi lo subisce. Chi perde ogni senso della realtà finisce per interpretarla attraverso una logica astratta, inventata. Finta. Dannosa.

Per piacere, non fatemi più vedere africani che muoiono di fame. Non mi interessa.
Non è cattiveria, non sono una persona cattiva. È solo che non ne voglio sapere niente.
E non è un tenere il dolore lontano dagli occhi, semplicemente me ne frego.
E ora cerchiamo le brache.


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