lunedì 18 aprile 2016

Primavera lugubre




In questo periodo non ho appetito né sonno; in compenso l'ansia mi divora dall'interno. Una carogna adagiata sul cuore. Ma è un'ansia abulica, non vuole niente. Dopotutto, l'unica che valga la pena provare.
Strangolato dalla noia mi capita talvolta di fare passeggiate pomeridiane; ma la campagna esige molte salite, e sul viale alberato c'è troppa gente. Non vorrei mi prendessero per uno dei loro: così vado al cimitero.
Quello che ciò suggerisce non è del tutto esatto: non amo stare tra i morti. Beninteso, neanche mi infastidisce. Semplicemente: loro sono lì. Il luogo è tranquillo, ben arieggiato, con ampi spazi di luce e ombra, l'odore dei fiori è gradevole, la gente zitta, rumori molesti non ce ne sono, bambini che giocano neanche, nessuno si fa promesse o pensa al futuro o fa programmi, in un certo senso sono meno vere anche le illusioni che vagheggiano in testa. Le panchine sono comode e bendisposte, ci si può prendere anche il sole; o si può passeggiare tra i cipressi tutti uguali. Dipende dall'umore.
Va da sé che le tombe si fanno notare, anche se a dire il vero è un camposanto prosaico, dove persino le cappelle sembrano rivaleggiare in modestia.
Di solito vado dopo pranzo, sebbene certe volte mi capiti di salire (si trova su di una collinetta) anche al mattino presto. C'è di buono che la situazione non cambia, in entrambi i casi non c'è quasi nessuno, escluso quando inumano delle bare.
L'altro giorno mi ero seduto su un muretto e me ne stavo lì, con al fianco una lucertola inebetita dal sole, mentre in alto, a quaranta metri da me, portavano la cassa di un ventitreenne morto in un incidente d'auto. Stranamente non c'era molta gente. Di solito, quando muore un giovane, si radunano grandi masse. Non ho mai capito perché. Comunque, nel suo caso, c'erano giusto una decina di addolorati, o che almeno sembravano tali. Ho pensato, in quel momento, che se fossi morto anch'io a ventitré anni ci sarebbe stato lo stesso esiguo numero di persone, o forse ancora meno. Non ero molto socievole a quell'età.
E se morissi oggi? ce ne sarebbero comunque troppe. Che assurdità tutto questo, i riti, i cimiteri; non possiamo fare che quando uno sente che sta per morire prende e se ne va da qualche parte, da solo, e poi resta lì, senza tante scene? Esultiamo quando qualcuno nasce - non dovremmo dolerci per lui? Ci addoloriamo quando muore - esiste liberazione più grande? Poi cos'altro è rimasto? ah sì, quando si sposano, tutti contenti. In nessuna di queste tre occasioni si trova un po' di sincerità, mi paiono gestite assai male. Ma la gente ha le sue esigenze, che prevedono innanzitutto di illudersi. Quanto siamo razionali durante l'arco della giornata, venti minuti in tutto? Mi sembra già tanto.
Ad ogni modo, ero lì, prendevo il sole, osservavo, e poi mi è parso di non avere più nulla da fare, così ho preso a passeggiare. Girando, ho notato dalla grande tomba loro dedicata che non muore un frate dal '97. Lì appresso c'è un convento. Allora l'ho chiesto al guardiano:
- Antò, com'è che non muore un frate dal '97?
Mi ha risposto che quelli non li ammazza niente, con quello che mangiano e bevono sono immortali. Invece tombe dei bambini ce ne sono diverse. Si capisce subito, fin da lontano, a quando risalgono. Se sono "fresche" i giocattoli sopra e tutt'intorno sono nuovi e puliti. Un pupazzo sbiadito dal tempo indica già una minor cura, il dolore si è indebolito. Se sopra c'è un orsetto marcio e delle automobiline mezzo sepolte dal fango, la famiglia probabilmente si è ripresa.
Non ci sono statue, non c'è nulla di monumentale, giusto un paio di graziose madonne, qualche crocefisso goticheggiante. Nient'altro.
Salgo e scendo un paio di scale senza meta, mi muovo giusto per non trovarmi sempre sotto al sole. Dopo un inverno notturno bisogna che ci vada piano. E poi mi stufo subito, anzi ho già voglia di tornare a casa. Non mi sono mai portato da leggere al cimitero, di solito ci vado con l'intenzione di non pensare a nulla. Un giorno potrei provarci, o magari potrei cambiare luogo dove passeggiare. C'è una pista ciclabile qua vicino, ma vedere gente che fa attività fisica mi angoscia, e i ciclisti mi inquietano. Così forse resto al cimitero, e magari mi porto qualcosa da leggere, e da mangiare, e da bere, e poi magari un sacco a pelo, una piccola tenda, ecc ecc, insomma, mi porto avanti.