giovedì 14 novembre 2013

Il desiderio nella società consumistica

Ora, io non sono un grande consumista.
Lo sono, per quanto mi è possibile, in campi particolari. Ad esempio i libri.
Alcolici.
Cose da cucinare.
In passato lo fui per altre cose, videogame compresi.
Ma io come lo compro un libro?
Vado su ebay, spulcio; quando ho trovato quello che mi serve provo a vincere l'asta. Dopodiché aspetto il postino.
Mettiamo poi che io sia un consumista di cellulari e ne cambi uno ogni due mesi.
A quel punto andrei in un sito per vedere vari modelli, dopo un attento vagliare ne sceglierei uno e appena possibile - cioè il più presto possibile - andrei dove abitualmente mi servo a comprarlo.
Ora, è chiaro che sono due tipi di acquisto diversi.
Nel primo, il libro preso su ebay, vi è un tempo medio dal momento in cui decido di comprare a quando lo ottengo di circa 10 giorni - variabili.
Nel secondo caso, quello del cellulare, il tutto è realizzabile in 24 ore.
Vivrò quindi diversamente il desiderio di queste due cose.
Ma come?
Intanto bisogna dire che io comperò libro e telefono per essere felice. All'inizio desidero, e nella spinta del desiderio vivo uno slancio emotivo. Via via il desiderio accresce e già in se stesso impariamo a trovare una parte della felicità che avremo per intero a oggetto ottenuto.
Noi infatti non-siamo se non nel desiderio.
Poi, dopo aver desiderato, e aver vissuto diversi periodi di attesa, ottengo.
Ottenere è già meno del desiderare, e in questa fase è forte solo il desiderio di conoscere meglio. Ma è già un desiderio decadente perché completamente esplorabile.
Ma nell'ottenere l'una o l'altra cosa mi sento allo stesso modo? Oh, no.
Il libro preso su ebay ha davvero stimolato il mio desiderio nell'attesa, dandomi modo di avvertire in esso - il libro - un premio e un rifugio a venire.
Col passare dell'attesa l'intensità del desiderarlo si attenua ma mi fornisce ugualmente un luogo metafisico dove abitarmi altrove: lo spazio dove ciò che desidero vive oltre ciò che realmente è.
Infine arriva, magari dopo 2 settimane, periodo in cui ho avuto modo di vivere tutte le fasi del desiderio, e nell'ottenerlo il processo mentale che unisce ciò che voglio-idealizzo e ciò che davvero ho ottenuto è consumato per intero. Entrambe le cose, fisica e metafisica, si fondono per ampliarsi in nuovi desideri.
E io mi sento così

Allungo la mano, prendo il desiderio, e ricomincio a desiderare. Sempre da capo.

Il cellulare, invece, lo prendo senza godere appieno di questo processo. Non sono neanche convinto. Lo ottengo dopo sole 24 ore dacché l'ho desiderato, lo porto a casa, lo scarto, lo monto, lo accendo.
che c'è?
è pronta la cena

Vado a cena. E quando torno è ancora lì, sul letto. Si è freddato. Ma cosa vuoi, tu, da me? Io non ti ho abbastanza desiderato. Non ti ho contemplato oltre te stesso.

Esiste un modo per annullare la pulsione a consumare che non sia ascetico ma ontologico al consumismo stesso?
In verità io dico: esiste. E in questo breve - spero non delirante - post l'ho in parte introdotto.
Non tutti possono comprenderlo poiché non è per tutti, ma riguarda una fetta specifica dei consumatori. Fetta a cui per altro appartenevo.
Riguarda il consumismo nei videogame, che a mio modestissimo parere mettono in seria crisi il capitalismo stesso. Ma mi spiego meglio.
Facciamo quindi finta che il post inizi ora.

A me piacciono i videogame. Non più come una volta. Più che altro portatili e retro-game (giochi vecchi).
Ora, questo mercato dei videogame ha una particolarità: quasi tutto il suo marketing si basa sull'attesa.
Facciamo degli esempi. Dunque, sei un appassionato di moda e compri sempre nuovi vestiti? Bene, la tua attività per soddisfare questo bisogno consumistico sarà quella di girare negozi, mercati, mercatini, ecc ecc, alla ricerca di capi vestiari che ti si addicano. Sarà una ricerca istintiva e di rapide decisioni: vedi una cosa che ti piace, la provi, se ti sta bene la compri. E via nel prossimo negozio.
Ora mettiamo che ti piaccia qualcosa di più prevedibile-organizzabile, come comprare cd e vinili. Esistendo già un vasto catalogo puoi scegliere in base ai tuoi gusti cosa ordinare. Poi ci sono i gruppi in attività e i loro nuovi album. Quando il tuo gruppo preferito, o i tuoi gruppi preferiti, incideranno un nuovo album che tu potrai comprare magari sottoforma di vinile per la tua collezione?
Boh. Nel senso che si, qualche anticipazione si può fare. Magari un mese prima. Ma in generale è sempre un grosso boh. Comprerai allora i tuoi cd e i tuoi vinili in base a come li desideri al momento. Un po' come i vestiti dopotutto.
E i videogame, invece?
Faccio una premessa: chi gioca ai videogame legge riviste sui videogame. Cartacee o online.
Ora, funziona così. Una casa che produce videogame, o videogame e console, inizia a lavorare a un progetto di gioco o di console. Quando inizia il marketing?
Nei vestiti praticamente non c'è, vai e prendi quello che ti piace.
Nei cd-vinili c'è ma varia a seconda di cosa ti piace e a che punto sono i tuoi gusti in materia.
Nei videogame inizia prima. Sì, prima che il gioco non solo sia uscito, ma quando non è ancora neanche iniziato lo sviluppo.
Inizia così: noi casa bla bla pensiamo di iniziare a lavorare a un nuovo gioco su/di bla bla
Se tutto va bene passano due anni. Dal momento in cui iniziano a girare le prime immagini passa 1 anno. Dal primo video o demo giocabile ci sono molti mesi. Il gioco è già pronto e ti fanno vedere scatola e immagine sulla cartuccia-cd, e manca ancora 1 mese.
Ci vuole davvero tanto, tantissimo perché il gioco esca. Ma tu ne conosci l'esistenza, lo percepisci, anni prima.
Ma come si vive un simile desiderio?
Un simile desiderio così protratto nel tempo ci può davvero stupire. Ma farò un esempio pratico, ossia di come ho vissuto io questo processo recentemente.
A dicembre dell'anno scorso una nota casa videoludica ha comunicato l'uscita di un gioco riguardante uno fra i suoi marchi più noti. A gennaio c'erano già le prime immagini.
Io era eccitato, non vedevo l'ora di avere quel gioco.
Passa il tempo e siamo a marzo. Il desiderio è ancora forte e già i primi video iniziano a girare. Immagino come sarà giocare, mi percepisco giocando e cerco di balzare con tutto me stesso là dove il desiderio si materializza. A maggio importanti rivelazioni e succose novità. Ma ormai quant'è che ne parlano? 5 mesi.
In piena estate altre rivelazioni, discussioni, approfondimenti ecc ecc
Non ci bado più molto, penso di sapere già tutto.
Non è così, a settembre novità scioccanti per ravvivare l'entusiasmo. Si, è deciso, ormai lo compro. Esce a metà ottobre. 1 mese prima che esca è pronta la cover, l'astuccio, la copertina. Una paio di settimane prima molto è svelato. Io invece non so più se comprarlo.
Ho l'ansia. Insomma, è davvero un gioco perfetto e se ne parla da quasi un anno ma... lo desidero ancora?
Dov'è ora il mio desiderio, può resistere così a lungo? Certo, se fosse uscito dopo due settimane, come si può aspettare per un pacco da ebay, sarebbe stato poco. Il giorno stesso neanche a parlarne, ne avrei riso. In fondo tutti i giochi hanno rampe di lancio del genere ma... ecco forse 6 mesi sarebbe stato un tempo ragionevole. Si, dopo sei mesi avrei potuto ancora astrarre, idealizzare. Ma così, così no. No basta, è come se lo avessi già avuto, desiderarlo mi ha già fatto vivere tutta la felicità del possederlo.
Eppure era marketing.
Marketing, non una pratica ascetica.
Certo, per molti ha funzionato, molti lo hanno preso.
Io no. No davvero, non aveva più senso.
Ecco, allora forse è questo un buon modo per non adornarsi di materialità, per non vivere solo in funzione del consumo: desiderare. Desiderare a lungo. Certo non funzionerà sempre, e in fondo quello era solo un gioco. E io sono io. Per tutti non vale.
Vale solo per chi ha sentito come me.
E magari per un altro gioco avrebbe funzionato. Chissà.
Di sicuro c'è solo che è il modo in cui desideriamo, e come coltiviamo i nostri desideri, a fare di noi dei consumisti - o a fare di noi dei non-consumisti.

Ma forse aspetto solo che esca usato. Ecco.


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