domenica 16 agosto 2020

Stelle cadute



O Elbereth che accendi stelle
dal firmamento costì contemplando,
a Te grido preda dell'orrore mortale!
volgimi il tuo sguardo semprebianca!

Il signore degli anelli


A metà agosto il cielo si spalanca nero, trapuntato di stelle, e le scie morenti dei detriti precipitanti fanno sognare gli uomini. In costume, una cicca in bocca, osservavo la volta stellata in una spiaggia deserta; solo, poco più in là, un fuoco da cui per poco mi ero allontanato: con delle sagome arancioni tutte intorno.
In questi casi è d'uso esprimere desideri, ma come non arrossire nel momento in cui si chiede qualcosa alla vastità dell'universo? Io, devo dire, sono stato capace solo di tacere, e anche quello a fatica, tant'era l'impotenza in cui mi gettavano - e così sempre fanno - gli abissi siderali.
Vega è una gemma incastonata nel golfo della notte; Cassiopea, remota, lascia indovinare altri mondi. Il cielo è troppo vasto e mi sembra di caderci dentro. Ma è un'illusione che dura poco, dal falò arrivano schiamazzi; il mare sognante mormora un'eterna nota che si infrange ancora e ancora.
Vorrei trovarmi su di una vetta a mirare queste remote distanze, da solo, in pace, ma è già tempo di tornare al fuoco, con un pugno di stelle cadute e senza sogni.