venerdì 22 novembre 2013

Esegesi di Volo Fabio

Allora ragazzi, parliamoci subito chiaro: Fabio Volo è l'incarnazione del pensiero dei nostri tempi. Con questo inizio e con ciò concluderò. Poi la domanda è: cos'è uno scrittore?
Wikipedia dice:

Uno scrittore è chiunque crei un lavoro scritto, sebbene la parola designi usualmente coloro che scrivono per professione, e chi scrive in diverse forme e generi più o meno codificati. La parola è quasi sinonimo di autore sebbene qualcuno che scrive, per esempio una lista, può essere tecnicamente chiamato uno scrittore, ma non autore. Abili scrittori possono usare il linguaggio (narrativo o meno) per esprimere idee e immagini.

Quindi il signor volo fabio (da ora non mi graverò più del peso di usargli la cortesia delle maiuscole) è uno scrittore, poiché bene o male scrive.
Chiaramente, secondo questa accezione del termine, anche mia nonna quando compila la lista della spesa diviene scrittrice.
Ma come si considera nello specifico il volo fabio? solo scrittore e basta? In realtà, io, di come si qualifichi, non ne ho idea. Non ci interessa neanche. Più esatto sarebbe chiedersi come lo identificano i suoi lettori o più comunemente chi lo conosce.
Credo che in questo caso i termini adatti siano romanziere e paroliere. Ma cosa vogliono dire queste due parole?
Allora, senza consultare wikipedia diciamo che il romanzo è narrativa in prosa. Non ha un contorno ben definito. Il confine ad esempio tra racconto lungo e romanzo breve è sottilissimo, praticamente è a discrezione del lettore. Quindi limitiamoci alla prosa e alla presenza di una storia narrata.
Il paroliere è tecnicamente chi compone un testo musicabile. Va be, ha però delle estensioni come termine.
Ossia chi ammucchia parole. Molto semplice.
Credo quindi che si possa definire il volo come uno scrittore-paroliere che si occupa di scrivere romanzi. Non solo: egli infatti è anche giornalista. Collaborando sporadicamente con alcuni quotidiani infatti ha diritto a questa definizione - che gli do volentieri, questa, tanto per quello che vale...
Ci troviamo quindi difronte uno scrittore romanziere, paroliere e giornalista.

Chiariti questi aspetti noiosi mi alzo in piedi e urlando contro il cielo lancio due domande, le domande che qualsiasi essere umano dovrebbe farsi sul volo fabio:
1 - perché ha successo con molti
2 - perché viene odiato da molti e chi è che lo odia

Chiarisco subito un punto, io non l'ho mai letto. Direte "ma allora che parli a fare, parli di uno scrittore che neanche hai letto?!"
Sì.
Io c'ho tanta, troppa roba da leggere. Ma poi voglio dire, se ad esempio guardi un film, lo guardi tutto, e quel film si rivela una schifezza, un'offesa all'arte cinematografica, per quanto sia stato doloroso vederlo, e forte sia lo sdegno, dopo qualche giorno, o già poche ore dopo, il suo ricordo si assottiglierà fino a svanire. E del film non resterà più niente.
Egualmente nell'andare a mangiare a casa di mia zia e scoprire che la sua zuppa fa schifo, e doverla mangiare per forza, farà si che in bocca mi resti per un po', diciamo mezz'ora, un saporaccio, e in testa il ricordo di quel brutto sapore. Il tutto mi porterà a diffidare un po' delle zuppe.
Ecco, leggere un brutto libro non è così semplice. Non te lo levi mica subito dalla testa. Forse non se ne va mai via. Non è un esercizio meccanico come il mangiare la zuppa di cui sopra, non usa una percentuale ridotta del cervello come il suddetto film, nein, il libro vuole attenzione, e anche il più scialbo dei testi si scava una nicchia nel nostro cervello. Ora, dato che non ripongo alcuna fiducia nel volo, e non voglio nicchie dedicate a lui nel mio cervello, non ho letto e non leggerò i suoi libri.

Chiarito questo, e se vi state annoiando, facciamo finta che il post inizi... Ora!





Intanto andiamo a vedere, per chi non lo conoscesse, la persona di cui stiamo parlando.
In questa foto possiamo vederlo mentre, dopo aver riletto un suo libro, si picchia da solo.
Che sollievo.
Almeno credo, cioè, mi viene naturale pensare che si stesse picchiando. Probabilmente cercava solo di assumere una posa da scrittore navigato.
Ora, la fisiognomica, è stato dimostrato, non è una valida teoria scientifica. Che però lui abbia una faccia da coglione non c'è nessunissimo dubbio.
Ma tornando alle due domande che erano - le ripeto - :
1 - perché ha successo con molti
2 - perché viene odiato da molti e chi è che lo odia

possiamo provare a dare delle risposte sensate.
Perché ha successo?
Mah, hum... questa è una domandona, quasi quasi inizio dalla seconda.. va be, tanto dovrei comunque tornarci. Intanto per spiegare il suo successo va capito il contesto in cui tutto ciò accade. Il mondo in cui viviamo.
Ovunque è il regno del superficiale. È vero che il nostro spazio sociale è formato da persone che per la prima volta nella nostra civiltà occidentale sono interamente alfabetizzate, ma come viene usata questa cosa?
Intanto siamo bombardati, dai media e dalla rete che bazzichiamo, di informazioni. Di ogni genere, dalle più effimere ai grandi temi, di stimoli a non finire, di mode, di tendenze, di argomenti fra i più disparati, di idee e di figure umane da osservare. Tutto ciò ci impedisce, o almeno impedisce alla maggior parte di noi, di approfondire qualsivoglia argomento. Ne risulta che in molte cose, se non tutte, ci limitiamo a scrutare la superficie.
Siamo quindi poco inclini alla profondità che viene dalla meditazione o dall'attenta valutazione di una o più realtà, e conseguenza di ciò non può che essere, nel tempo, l'attitudine al facile, al masticabile, a tutto ciò che si riduce, culturalmente parlando, al piattume.

Se sapendo ciò - e lo sappiamo, non dico niente di nuovo -, andiamo a leggere un "aforisma" del volo, possiamo facilmente scovarvi all'interno tutto il piattume di cui ho parlato, e che ne spiega facilmente il successo perché assecondante la richiesta di semplicità delle masse.



Me cojoni.
A una prima lettura, pur non conoscendo il contesto da cui è tratto, se ne ha un'impressione piacevole. Insomma, ho visto di peggio.
Poi lo rileggo. Qualcosa non mi torna. Si perché, ecco, traspare da questa frase, ma diciamo pure che si emana, una nota saccente. Il succo, il concentrato del messaggio, è che chi scrive analizza tutta una concatenazione di eventi rintracciandone la causa nel loro inizio (bé, geniale), in quello che appunto fu un errore (la causa), e proseguendo fino al risultato finale, cioè un altro errore (inoppugnabile).
Non so, sembra più che altro un esercizio semantico. Ma sarebbe offensivo persino per il volo fabio fermare la sua analisi a un aforisma pescato casualmente. Gliene concederò un altro, e per Crom sceglierò il più bello che trovo.




Ecco qui.
Qui, a parer mio, ci starebbe solo una enorme, gigantesca pernacchia. Ma poi, detto fra noi, anche questo non fa così schifo. Sì, ce n'erano di peggiori. Ma che importa. Lui descrive una normalissima meccanica ansiogena, adolescenziale ma non solo, nel rapporto tra uomo e tecnologia. Parla di un telefono ma potrebbe essere benissimo un pc. Descrive un desiderio vissuto attraverso la comunicazione contemporanea.
Niente di così aberrante.
Insomma, pur non conoscendo i contesti, e non volendone sapere niente, mi sento di dire che sì, è senz'altro un mediocre, ma ciò non motiva tutto l'odio che attira.
Ma mi chiedo: è forse possibile raccontare l'uomo di oggi senza scadere nella mediocrità?
Anche questa è una domanda da tenere in considerazione.

Ma allora, tutto questo odio - e lo odio anche io, sia chiaro - da cosa nasce?
Era la seconda domanda: 2 - perché viene odiato da molti e chi è che lo odia
Giàh, chi lo odia?

Capovolgiamo tutto e pensiamo a una persona normalissima, quindi con un livello culturale basso e un'attitudine ai piaceri immediati, che entra in libreria e cerca un libro del volo fabio. Niente di irreale.
Andando verso, boh, dov'è che li tengono i suoi libri, sopra una sedia?, bé, andando lì, passerà davanti ad altri libri, leggerà dei nomi, e magari per curiosità - perché ormai definisce sé stesso un lettore - ne prenderà in mano un paio, ne sfoglierà uno, magari leggerà qualche frase.
Prenderà magari in mano un libro di... hum... Tolstoj? Ok dai, Tolstoj, e aprendolo, a caso, potrebbe leggere una sua frase, addirittura diverse righe; oppure anche il solo retro.
Quello che proverà, non avendo avuto modo di cimentarsi in simili testi né nelle loro presentazioni, sarà un senso di avversità, di inimicizia con quanto ha in mano, scaturito dal trovarsi davanti un oggetto estraneo, percepito come troppo distante da sé.
A quel punto metterà giù tutto, compiangerà fra se lo sventurato che comprerà una copia di quel mattone innaturale, poi dopo aver preso la sua bella copia cartacea del volo fabio pagherà, butterà il tutto in macchina - o nello zaino -, e correrà verso la sua felicità immaginandosi chissà quali scenari letterari.

Detto questo, ripeto: 2 - perché viene odiato da molti e chi è che lo odia
Semplice, a odiarlo è chi, proprio come nel caso del lettore del volo, percepirà nei suoi testi un senso di avversità, di inimicizia, di estraneità perché, proprio come pensa il lettore del volo, è tutto troppo distante da quelli che sono i nostri abituali stimoli letterari. 
Insomma, se il lettore di volo odia Tolstoj perché non lo capisce, il nemico di volo lo odia perché odia i suoi lettori. Capite? Infatti si trattasse solo del volo, e questi scrivesse su un'isola deserta lasciando i suoi libri ai granchi, a nessuno verrebbe in mente di odiarlo.
A contemplare immeritati successi, in fondo, siamo abituati.
Insomma, io non odio davvero volo, io odio chi lo legge.
Perché parliamoci chiaro, come ho fatto dall'inizio; se il volo vendesse tre copie e fosse perculato anche nei più discutibili ambienti intellettuali del paese, a noi farebbe quasi pena, ci farebbe quasi simpatia. Ma così no, e che diavolo!, così è la stupidità al potere, è l'emblema e, se ce ne fosse bisogno, la conferma, che più voli basso e meglio arrivi.
O per così dire è uno dei sintomi della frattura culturale che viviamo.

Per spiegare e spiegarmi questo (perché anche io c'ho capito poco e niente eh) mi faccio, e faccio spesso, l'esempio dell'ateo e del credente.
Il credente, quello vero, abbraccia Dio. Egli vive nel suo conforto, e ogni pena gli è cara perché a essa dà un motivo. La speranza nel divenire è incrollabile o comunque riparabile, e i dogmi del suo credo creano certezze applicabili alla sua esistenza.
L'ateo no, l'ateo si porta il fardello di non aver alcuna certezza. E attacca il credente. Perché?
Non può lasciarlo nelle sue illusioni?
No, poiché l'ateo fa questo semplicissimo ragionamento: se io vivo inquieto e attraverso la mia mente sono arrivato alla conclusione che niente ha senso, e la vita è un mero processo biologico del tutto casuale, perché tu te ne stai tranquillo e beato nella tua ignoranza?
Tutto questo non è giusto! soffri pure tu!
Insomma, l'ateo vuole il mal comune per avere il suo mezzo gaudio.
Lungi da me dire se ha torto o ragione.

E, a pensarci bene, chi odia volo fa lo stesso ragionamento, che dev'essere più o meno questo: - Ma come, io che sono un lettore vero, che mi sono impegnato (per dovere o per passione) ad affrontare testi fra i più disparati, e difficili, e profondi, e astrusi, e attraverso questi ho formato una mia base culturale solida, fragile come tutti gli alambicchi della mente ma che mi rende pur sempre capace di osservare la realtà e farne un'analisi critica, e per questo ho sofferto, o quantomeno ho sudato, e posso definirmi: magari un idiota come gli altri, ma che sa pensare, ecco, io che ho fatto ciò devo poi sopportare una turba stravolta di imbecilli che dopo aver letto queste miserie letterarie, questi aborti del pensiero credono di essere lettori miei pari?

Insomma, da come si vede la questione essa è sempre la lotta tra due mondi diversi tra loro più che l'odio, o l'invidia, fate voi, verso un semplice scribacchino.
C'è poi da dire - l'ho già detto ma va ripetuto - che qualsiasi grande, enorme scrittore, e visto che prima lo abbiamo tirato in ballo diciamo Tolstoj, ma scegliete chi volete voi, se dovesse confrontarsi con la realtà di oggi, e descriverla in un libro, avrebbe il suo ben daffare per non sembrare ridicolo come il volo. Anche se venisse a farlo portato qui dal suo tempo, che almeno consentiva la formazione di acuti pensatori.
Se poi fosse cresciuto in questo mondo, nella nostra società, con quel senso di vuoto che ci annulla e le distrazioni che ci istupidiscono, forse sarebbe stato anch'egli un mediocre.
Il che è tutto dire.

Detto ciò, e chiuso per sempre l'argomento, mi rendo conto di essere stato troppo lungo - in rete è meglio essere brevi - e anche poco divertente. Di solito, infatti, scrivendo mi diverto divertendo.
Oh, a scrivere questo post non mi sono neanche divertito.
Che pena.

Anzi no, vi voglio lasciare con un sorriso. Un altro aforisma del volo.






E giustamente si prende a schiaffi.


Auguri e buona fortuna!



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