venerdì 4 gennaio 2019

Frammenti d'inverno





La donna, questo vuoto rivestito di sospiri profumati.

Scrivere è l'organizzazione più o meno meticolosa delle nostre ferite.

Chi non ha mai scritto una lettera da suicida non merita alcuna attenzione.

I nostri mali sono misurabili col numero di persone con cui ci troviamo a interagire.

Se sapessimo quando e dove moriremo la vita sarebbe insopportabile. Ci riesce di affrontarla solo finché la fine è vaga.

La colpa capitale del cristianesimo è di aver sempre evitato la notte e tutto ciò che contiene.

Mi considero un disilluso da quando ho capito che la cattiveria assoluta non esiste.

Impossibile prendere sul serio la vita quando ogni giornata inizia con un'erezione.

Esistiamo per un dubbio dell'eternità.

Dio è il vuoto in fondo alle cose.

L'uomo moderno, questo buffone sprecato nella società degli sprechi. Merce senza acquirente è vittima della sua scadenza.

Solo la musica riesce a dare una parvenza di significato alla vita. Evitate chi non la ama.

Ci vuole una considerevole mancanza di tatto per approfondire troppo un argomento. Bene o male lo si esaurisce. Uccidendolo.

La folgorazione di quel momento in cui una melodia capace di frantumare i cimiteri e scoperchiare le tombe ci inonda.

Se non si considera il mondo come creazione e l'uomo come una parte di Dio, a che pro detestarli? Il caso evoluzionistico non suscita emozioni. Dobbiamo sacralizzare qualcosa per volerla frantumare.

Il sogno è l'unico mezzo che ha l'uomo per viaggiare l'universo. E se stesso.

Se potessi in qualsiasi momento decidere di passare al giorno successivo sono convinto che li avrei già esauriti tutti. Difatti non c'è stata una sola giornata dall'adolescenza in poi di cui non abbia agognato la fine per iniziarne una nuova. Sprecone di giorni, annoiato da tutte le ore.

Le persone sembrano serie solo al crepuscolo.

Cagnolini che ereditano patrimoni. Gatti intestatari di case. In confronto a noi la decadenza dei romani fu un esercizio da dilettanti.

L'ossessione per l'arte culinaria è una forma di decadenza. A ben vedere i popoli vitali non mangiano: si sfamano e basta. A una Cena assistiamo alla stessa rarefazione dello spirito che troviamo nelle cattedrali.

Abbandonato Dio non ci resta che la metafisica del divano.

Mangiare braciole comprate in un negozio non fa di noi dei carnivori. Al massimo ci rende degli ossessionati dalla carne.

In un mondo sovraffollato il cannibalismo è un'eventualità desiderabile.

Le donne. Questi esseri appassionati solo dall'essere... donne.

Nietzsche ha esaurito l'argomento femminile. Quando vai da loro porta una frusta, dice. Che altro aggiungere... Eppure ne avesse mai avuta una!

Il mare d'inverno ci colpisce per la sua personalità. Come risvegliatosi dal torpore estivo cerca apertamente di frantumarci. Per quanto sia grande gli sfuggiamo sempre di qualche passo. Gigante amareggiato, allora, rimescola di disperazione tutto ciò che riesce ad arraffare. Ma è noi che vuole. E noi fissandolo, pensiero fugace, soppesiamo quell'eventualità come una tragedia sopportabile, le nostre ossa a asbiancare come sassolini, ad arrotondarsi coi cocci di vetro.
Ma è solo un momento e subito passa. Resta in noi solo l'odore salato dei nostri tormenti.