mercoledì 17 agosto 2016

Ferragosto




E così è Agosto, è la metà di agosto, e tutti se ne vanno in giro coi sandali a prendere l'aria fresca - di sera - e fare vita sociale, vagare per le città, le spiagge, partecipare, sentirsi parte di qualcosa, l'estate, che è un po' come una colossale puttana: accoglie tutti e li fa pascolare, e anche se non si divertono ti dicono pur sempre: mi sono proprio divertito! Perché è un dogma, un dovere sociale.
Tutte le sere ci si getta nel pantano appiccicaticcio di zanzare, guarda come sono bello, e come sto bene in mezzo alla plebe, io sì che mi diverto, mica come te, Alessà, che a ferragosto...
A proposito, che fai a ferragosto?
Ecco io... A ferragosto:

A FERRAGOSTO IO:


Devo essermi svegliato verso le undici, ma sarà stato anche mezzogiorno. Tanto finché c'è il sole tutte le ore sono sbagliate per alzarsi. Faceva un caldo da piantagione africana e con una mezza erezione, senza manco voglia di esaurirla facendomi una sega, sono andato errabondo al cesso, davanti al cui specchio ho esclamato: ma fai schifo! cioè fai proprio schifo!
Pisciavo, ovviamente nel lavandino, e dopo aver fatto una linguaccia, la faccia da pazzo, canticchiato una canzone di De andré mentre me lo sgrullavo ben bene, per me la giornata era già finita, che altro devo fare? potendo entrare in un varco temporale sarei immediatamente balzato alle due di notte per prendere il Minias e sprofondare nel sonno più nero senza sogni: ma la realtà è cosa assai più ardua, e così, scoraggiato fin dall'inizio, ho pensato a cucinare qualcosa. E non importa cosa, tanto quando fa caldo nulla è buono, si mangia così, giusto per non svenire; dopodiché l'orzo, ché il caffè mi fa impazzire il cuore, e poi divano, divano profondo, divano abissale, giù, nella materia dei cuscini, una console portatile in mano e la tv davanti, un libro affianco, Odissea immobile.

Ulisse partì da Troia per tornare a Itaca, nel mentre visse molte avventure tra donne meravigliose e mostri terribili: io no. Oddio, volendo avrei potuto, per chi mi avete preso? è solo che... non mi va, non mi andava. Il sonno veniva a tratti, ogni tanto mi affacciavo per scacciare un gatto. Tra una fetta di salame col vino bianco e una poesia di Budelaire mi sembrava di essermi, finalmente, scaricato di ogni significato, oh oh, eccoci qui, niente più fardelli, neanche l'orologio, neanche il caldo, sudo ma non sto sudando, perché forse è paura, o forse è altro, sicché a un certo punto il cortile s'era adombrato e ho potuto scendere al verde prato, le piante, i fiori, i parassiti, le radici: tutta la vita sul pianeta terra è un enorme, gigantesco parassita, come me, come chiunque altro: incredibile questa cosa che per esistere bisogna fagocitare altri pezzi di vita e assimilarli attraverso una lenta e dolorosa digestione. Lo pensavo vedendo gli insetti, che succhiano, succhiano via tutto, sono vampiri del colore, e le mosche, le mosche sulla merda, come i bagnanti a ferragosto intorno al mare, come la gente sulla vita, che schifo, che noia, il caldo esaspera tutto, non mi va neanche di lavarmi la faccia, devo essere piano di caccole da sudore negli occhi, sicuramente puzzo, ho la maglietta bianca piena di strane chiazze gialle, sembra un sudario. Sbadiglio e mi gratto.
Ho un colorito malato, e chiunque mi veda non fa che dirmi di tagliare la barba e prendere un po' di sole. Ma che cazzo volete? non ve l'hanno mai detto che dovete morire? Una persona che sa di dover morire non dovrebbe mai, e dico mai, perdersi in discorsi inutili: eppure sembra non facciano altro. Anche io, s'intende, non faccio altro. Siamo condannati a perseguire l'inutile.
Comunque qual era l'incipit del post... ah sì, il dannatissimo ferragosto, le ferie di Augusto. Questa poi, suvvia, qualsiasi richiamo al mondo romano mi pare oltremodo ridicolo. Loro almeno avevano la guerra, noi cosa abbiamo? Ascoltiamo musica orribile per sfogarci, e i più fortunati scopano. Altri rimedi al mondo moderno non ne conosco; la droga costa troppo; Baudelaire dopo un po' ti fa venire voglia di andare in guerra; ma guerre non ce n'è; allora torni alla musica; e insomma che sta finendo la giornata, questa umida - dedicata al mal di schiena - lenta giornata: dovrò mica cucinare?
Con questo caldo è una tortura, è come scopare col pene cosparso di aculei. Però a pensarci avere il pene cosparso di aculei è decisamente una cosa ideale, dispensare dolore e trarne piacere! oh sì, è così barbarico, ma in un certo senso anche cristiano. Che idiozie mi vengono in mente. Tant'è che debbo cibarmi di qualcosa, ma prima voglio stare ancora un'ora sul divano, con la psp: sto giocando un tattico, gdr jappo da super nerd senza scopi nella vita, sessanta ore di gioco in una settimana, dove tutti i sogni si raggrumano in un necromante meticolosamente addestrato per scagliare orde di morti e disperazione; ho preso anche uno xanax, quindi lentamente sto crollando, gioco e pian piano oscillo, poi mi piego verso destra, verso sinistra, faccio un rutto e... ed entro poco sto dormendo:
Sogno di non essere vivo, che la vita non serva. Sogno un universo fatto di materia inanimata, di sassi e gas velenosi, orbite infinite senza nessuno ad ammirarne l'inutilità.
Mi sveglio e ho voglia di gridare. O è voglia di scopare? boh
Da una finestra aperta si sente il rosario. Dunque? ah già, mangiare, devo mangiare? ma sì dai, ovviamente il mio corpo non si è dimenticato di sudare, ho la maglietta umida, le mutande fradice. Strabuzzo gli occhi, sempre pieni di caccole velenose, catrame e sudore, cerco di capire dove sono, poi me ne ricordo e vorrei dimenticarlo, e allora dai, andiamo nell'orto a prendere due pomodori, poi mi sembra di avere della carne da cuocere: insomma alla fine la cena è pronta, bisogna solo mangiarla.
Altra fatica non da poco, chi cazzo ha voglia di mangiare con questo caldo; e mentre mangio sudo, mi sembra di sudare anche solo pensando, e sicuramente suderò lavandomi i denti, e poi portando la spazzatura, ma intanto s'è già fatta prima sera e poi notte, e lo xanax mi esclude dal mondo dei viventi, dal tormento della compagnia altrui, dal ricordarsi di far parte del gregge degli impegnati.
Ancora qualche ora e potrò addormentarmi pensando a qualcosa di piacevole, e anche questa giornata, ah già, è ferragosto, sarà passata, mangiata svogliatamente come la cena, passata per sempre, addio ferragosto duemilasedici, addio e a mai più rivederci, chiunque si sia divertito ha fatto bene, tutti gli altri non hanno fatto un uso peggiore del loro tempo: io almeno non mi ricordo cosa ho fatto; qualcosa è successo ma... boh, è sparito dalla mente. Domani cos'è?
Ah, è ancora agosto? Svegliatemi quando nevica, anzi non svegliatemi che poi mi incazzo.
Mi sveglio da solo.


- Scritto di getto -