venerdì 12 giugno 2020

Maledizioni







Incroci gli occhi con una ragazza, e credi di aver visto chissà cosa dietro quello sguardo. Invece non c'è niente.


Più di ciò che abbiamo compiuto, è il non fatto a tormentarci! Allora ci sembra, per un momento, che sarebbe bastata una parola, forse un gesto, e tutto, tutto sarebbe stato diverso. La realtà in cui viviamo, allora, ci appare tale per un nonnulla.
Ed è proprio per quel nonnulla che viviamo.


Più vasta della notte è ogni solitudine, ed è in silenzio che ci si corica al suo fianco.


Per un No di una donna sono sorti e caduti imperi. Eppure alcuni si ostinano a prender sul serio la vita.


Il giorno in cui siamo nati dovrebbe esserci concesso uccidere. Così... come risarcimento.


"Credo nel genere umano", disse. E seppi subito che mi era nemico.


La vita è una prigione, ma la cella è aperta.


Se nelle farmacie non vi è alcun rimedio all'esistenza, e nessun oculista può mettere a fuoco i viventi, consoliamoci almeno della speranza, che in dosi massicce può rinvigorire anche uno scheletro.


Sentirsi come un albero sul quale, attimo dopo attimo, un'edera soffocante si è arrampicata, è cresciuta, e ora è più dell'albero stesso, e ti ruba il sole; e il vento.


Si è davvero soli non quando si è abbandonati dagli uomini, ma quando si soffre per la loro presenza.


La Colpa della filosofia è di voler evitare l'esistenza con delle spiegazioni; invece di subirla. Non si insegna l'universo, lo si esprime!


L'ora più buia è quella in cui, cercando di dormire, un incubo senza sonno ci assale, e a occhi chiusi vediamo teschi infiniti. Voci oscure sussurrano mai più, mai più...


L'ultimo demone

La terra è morta, nessuna voce nè suono.
Ci sono solo io, eppure sospiro. Quale profondo sospiro.
La terra è morta da ere, nessuna voce, nessun suono. Solo si sente sospirare.


Solo il sentimento di ciò che è irreparabile ci avvicina alla vera essenza delle cose, e ci fa avvertire che non c'è nessun viaggio o percorso o sentiero, ma solo un'inarrestabile precipitare. E l'irreparabile è appunto la vertigine del cadere.


Quel che lasciamo ai posteri è solo la nostra organizzazione del dolore.


Ogni orrore ci avvicina alla morte, ce la fa accettare un po' di più, ci prepara ad essa. Coltiviamo quindi i nostri orrori fino in fondo, così che alla fine basti un soffietto per spegnerci. Per spegnermi.


Capisco veramente a fondo solo chi, all'improvviso, scoppia a piangere senza motivo.



La tristezza

Dalle aule senza Tempo, tessendole, è lei a scrivere tutte le storie racchiuse negli istanti, a lanciare altre albe, ogni cammino, a disegnare le rotte dei soli e delle lune innumerevoli; ridendo di noi accende stelle; ridendo le spegne. Il suo sguardo, gelido, al buio, uccide.


Esiste un momento della sera in cui il cielo sembra volerci dire qualcosa. Non lo dice mai. O forse lo ripete all'infinito e noi non capiamo.
C'è un'ora della sera in cui il cielo suona una musica che noi non udiamo.


Gli anni passano, pietre levigate dalle onde del tempo. Ricordi sbiaditi come vecchie foto. Tutto è già stato fatto, detto, pensato centinaia, migliaia di volte. Ogni parola è logorata, dopo ogni attimo ne precipita sempre un altro, il sole va il sole viene e non illumina mai nulla di nuovo. Tutto scorre, eppure dietro questa banale frase c'è l'abisso, e mi chiedo in quanti ne comprendano effettivamente il significato.
Sulla riva penso a cose lontanissime oltre le stelle; a vecchie cose, e altre, meno lontane, che sembra di toccarle come questo pezzo di legno che ho davanti, gettato via dalle acque.
Mi siedo e aspetto, qui sulla riva del mare. Sulle spiagge deserte del vasto mare.