martedì 1 luglio 2014

Frammenti di inutilità

-Antologia di scritti effimeri e ignorabili- N°1
Senz’alcuna pretesa, qui, non c’è niente di buono.


Insonnia
Riesco ad indovinare il buio,
ecco che se ne va il silenzio
con un rumore indistinto
che orrore! Arrivano  i ricordi;
mi scruta dall’abisso un occhio di tenebra:
Malosguardo!





L’essere me
Ma dov’è che sono,
mi sembra di non essere in nessun posto;
forse mi sono perso in qualche strano non essere,
da nessuna parte, nelle distanze del mai più.





Notte senza requie
Nella notte
senza fuochi in mano
né luci da seguire in lontananza.
Soli, nella notte, con un vento ignoto sul viso,
e tutti i colori che vivono nel buio.
Quanti mondi non comprendiamo, quanti universi abissali risucchiano il nostro vano essere.
Buio.


Tramontando altrove

Stasera credo mi farò una salsiccia in padella, con del pane scaldato al forno.
Oppure mi farò un buco nel cuore.
I gatti dormono. Anche il mondo dorme.
Le cose si riposano nel languore di un pomeriggio assente
dove terra e cielo sfumano
in nebbie che paiono sognate
e la terra si distende
muta
come un ricordo
muto
e di freddo si accendono le stelle


Luci nell’eternità
Pazzo della luna, sotto l’arco atomico delle stelle,
fai una danza immobile, e viaggia lo sguardo tuo;
e se non guarisci oggi, con intorno l’alba universale,
guarirai domani, nell’eterno tramontare di queste luci crudeli.
Perché, se esiste una fine, o qualcosa che vi somiglia,

essa è nelle stelle, e se non guarisci oggi, guarirai domani,
in qualche non essere,
tra miliardi di non esseri,
tra le sospese rimanenze delle luci che furono.






Ciambellone Proibito
3 uova
zucchero
olio
latte
-
limone – vaniglia – cacao . vanillina
Burro; Mescolare tutto; aggiungere cacao; in forno a 180°: mezz’ora
(meglio forno ventilato)

ps: Spalmare burro sulla pentola, mettere zucchero sopra per crosta.  Oppure, sadico, mettici un gatto, dentro al forno; vedrai come urla.







L’armata
Emergendo dai loro sepolcri vanno,
le ossa stanche, la terra a frugare
in cerca di urla, dei sentieri perduti.
Le sbiadite spade, fredde sotto la luna;
le armature scurite dalla terra sepolcrale:
che guerra combatteranno stanotte?
Avanzando nel crepuscolo, come chi ebbe ad essere,
inseguono glorie che furono,
dietro lo stendardo del mai più essere.
Anche tu ti arruolerai?






I figli del mare
Nei fatui fuochi dei campi di guerra
scalzi e infreddoliti, vanno
gli esuli dal mare, nell’intento
appena umano dei cadaveri frugare,
per riportare alle loro terre salate
un po’ di carne ben vestita, non di squame,
e con le dita: da intrecciare in collane ogni estremo
per poi sfamarsi col ripieno,
e con i vestiti lugubri aquiloni fare:
voleranno sulle vedove affrante,
anch’esse da sbranare.















Lettera alla morte
Cara signora di lutto vestita
sono proprio io, il tuo consigliere
dove porre il tuo sguardo e sfiorar con le dita
te lo propongo ora, con piacere.

I miei vicini più fastidiosi
ti raccomando per triste sorte
bambini e cani, così rumorosi!
chi entra, chi esce, chi sbatte le porte.
E a quelli che mentre sono triste
parlano e ridono di ore liete
dalli al terrore che spettri fuggiste
così che sia silenzio e venga quiete
Alla gente lontana, e d’ogni sorta
oh, nera regina, flagello dell’uomo
di loro, in realtà: nulla m’importa
prendili tutti, v'è nulla di buono
Infine ti lancio nel mio soffrire
un ultimo sfogo che ora m'è sorto
i bimbi non nati, l’uomo a venire
mietili tutti: gioca d'aborto.







Addio

Perdonami la tetraggine

ma mi viene da piangere
e lo so che guardi altrove
un po' più al largo del dolore






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