mercoledì 2 luglio 2014

Il post che non c'è




C'ho l'ansia. Che ansia.
Avrò fatto abbastanza bene?
Sarò riuscito ad avere dei meriti?
Quante colpe ho?
(parlo come se dovessi morire tra 1 ora)
Ora sto scrivendo, ma se morissi, se morissi proprio ora!... Oppure ora! Morto.
Ecco, c'ero, non ci sono più. Dove sono? Dove sono finito?
Da nessuna parte. Svanito come il fumo al vento. Come il canto di un grillo nella notte. Come il volo di un gabbiano verso l'oceano. Addio, goodbye. Aurevua.. aurevor... va be, il francese non lo so.
AUTFIDERSEN!
No, non so neanche il tedesco. Ma tanto sono morto. Potrei aver saputo tutto e comunque non saprei più niente. E sarebbe come non aver mai saputo nulla.
So solo che non ci sarei più, e saluti in tutte le lingue del mondo. Pure quelle morte. Solo che le lingue morte ci sono ancora. Io, se muoio, no.
Avrò avuto dei meriti, vivendo?
Hum...
Colpe?
Hum...
Mi sono sempre chiesto cosa sia esattamente il merito. Tu fai una cosa, alla quale sei stato istruito o indotto, e la fai a seconda di come ti è parso giusto farla, o a seconda di come ti hanno detto che è giusto farla, il che dipende dalla tua cultura personale, dalla loro, e dalla, diciamo così, aura psichica che emani, e niente, la fai e ti prendi il merito. Ma alla fine cosa hai fatto?
Per dire, non so... mettiamo che scrivi un libro, un successo mondiale. Ok?
Come ci sei arrivato a scriverlo?
Intanto avrai imparato, da giovane, a leggere e a scrivere. E va be, tu neanche volevi, preferivi tirare la palla al muro. Poi avrai letto. Bisogna leggere molto per sapere scrivere. Del resto non avevi di meglio da fare, o semplicemente ti piaceva. E ti piaceva perché forse sei adatto a un'attività di quel tipo. Perché? Perché il tuo cervello funziona così. Perché? Stimoli, influenze. Del tutto casuali, per altro. Perché? perché tutto è casuale. Allora hai letto per caso, e per caso hai provato a scrivere. E t'è riuscito. Perché? Ma perché, boh, probabilmente il tuo cervello lavora molto sottobanco, così elabori pensieri e li trasformi in lingua più velocemente. Perché? un po' di genetica, un po' di fantasia, un po' di quello che vuoi che sia. Tendenzialmente anche qui è tutto casuale.
Quindi bravo, sei un grande scrittore. Ma è un caso.
Come? la perseveranza?
Ma la perseveranza è come un bel culo. Che differenza c'è? Il culo te lo puoi scegliere?
Forse, nel senso che se vai in palestra...
Stessa cosa la perseveranza. La ottieni culturalmente, nelle sfide che ti pone la vita, che sono casuali, anche lì un po' di geni, casuali... ecc ecc Tutto casuale. O quasi casuale. Ma sempre caso è.
Insomma, non ci trovo un merito vero e proprio nello scrivere un libro di successo. Ma cos'è, il merito?
Un attimo che non mi si carica wikipedia...
Ok, allora qui dice che, letteralmente, il merito è il diritto alla stima, alla riconoscenza altrui, alla giusta ricompensa, e che si acquisisce in virtù delle proprie capacità.
Quindi si acquisisce del tutto casualmente tanto che, a essere onesti, quando si ha un "merito" si dovrebbe, come minimo, fare finta di niente. Che si fa più bella figura. Per non parlare della virtù: mai capito cosa sia. Credo sia la somma delle morali comuni adattate al contesto storico. O qualcosa del genere.
 E la colpa?
Stessa cosa. Perché, ecco, mettiamo che io vengo lì e do un cazzottone a te che leggi. Mh?
Di chi è la colpa?
Intanto, non è mia. Se l'ho fatto avevo un motivo.
Del tuo sistema nervoso che ti fa percepire il dolore? Forse.
Allora sarà tua che mi hai provocato. Magari non te ne sei accorto ma lo hai fatto.
Non hai fatto niente? Bene, allora potevi fare qualcosa. Odio gli inattivi.
Ma forse la colpa è dell'odio. E chi lo istiga?
Tutto, anche lì cultura, genetica, spazio sociale, ecc ecc
Insomma, la colpa a ben vedere non è di nessuno. La colpa è della colpa. Che vive laggiù, oltre il visibile, e fondamentalmente va e viene a seconda di come tira il vento.
Colpa e merito vivono insieme, appartati. Ogni tanto - anzi spesso - qualcuno li evoca, li tira in ballo. Ma ben vedere sono davvero di un altro mondo, sono fantasmi senza reali applicazioni nel mondo dei vivi.
Così oltre all'ansia del crepare scivolando nel nulla mi tocca anche sopportare la pressoché assenza di meriti, e di colpe.
Ma quindi io cosa posso davvero fare? Ci sarà qualcosa che posso fare o no?
Il bene, neanche a parlarne. Bene e male sono troppo soggettivi. Ogni cultura umana se ne fa un'idea sua, e finirei per non sapere più cosa sto facendo.
Potrei darmi delle certezze, ma quali?
Le idee sono morte. Dio anche. Un hobby? Sì, una volta collezionavo, dipingevo. Ma che senso ha?
Non è come ubriacarsi e pisciare al vento?
Amare, magari. Ma come, in che senso?
Che vuol dire amare? Ci sono troppi tipi di amore, a ben vedere non significa niente. E poi in quanto umano sarei del tutto incoerente nell'amare, che sia amore erotico, cristiano, disinteressato o quel che vi pare. No, penso sia una di quelle cose, l'amore, da farsi, sì, ma su cui non costruire un vero e proprio senso. Troppo vago, influenzabile persino dal clima; è un umore, l'amore.
No, no forse... ???
Tutto molto anarchico.
Forse mi scavo troppo dentro, cercando una risposta che, semplicemente... non c'è.

Mi sono spesso immaginato, o ho provato a farlo, un modo per evitare di torturarsi in quel breve tragitto dalla culla alla tomba. Ed è viaggiare.
Si, non stare mai fermi aiuta. Certo, è solo un altro modo di fuggire, ma che importa.
Ma non in Egitto, o in Norvegia, o in Giappone. No, intendo viaggiare nello spazio. senza limiti, senza confini, con davanti, dietro, tutto intorno l'infinito, e decidere dove andare. Non si arriva mai da nessuna parte, l'orlo dello spazio è irraggiungibile. Però ti illudi, proprio perché non c'è fine, di poterci arrivare. Muori, ma eri impegnato a proiettarti nell'infinito, non a cercare dentro te stesso, per cui non te ne accorgi. E vinci. Vinci perché non ti ricordi mai che stai per morire.
Ma tanto io sono morto. Stecchito all'inizio del post.
Che non è mai stato scritto. Che non c'è. Non ci sarà mai.
Fine.


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