martedì 15 luglio 2014

Apologia del razzismo



Molti si lamentano, ma diciamo pure un po' tutti, che l'italiano medio sia razzista.
Mi fermo un attimo: che vuol dire razzista?
Vuol dire il riconoscere la specie umana come divisa in razze, sub razze, ecc ecc.
Ovviamente l'idea di razzismo è incasinatissima, per cui questo assume un significato cattivo e disprezzabile, tanto che il razzista spesso viene isolato e considerato un malato della società. Vado avanti.
Se ne lamentano proprio come un prete potrebbe lamentarsi della mancanza di fede. Infatti, in italia, per non essere razzisti, ci vuole fede.
Mi spiego meglio.
Assistiamo quotidianamente a messaggi molto chiari e semplici dove si ribadisce con forza che essere razzisti è da imbecilli; certe volte lo si accosta - il razzismo - a una vera e propria malattia mentale.
Perché?

Ora, per dire, se io dovessi spiegare a una persona che essere razzisti è sbagliato, userei senz'altro un argomento esistenzialista. Siamo tutti umani, nasciamo per caso, viviamo poco, soffriamo molto, e poi si muore. Dopo la morte non c'è nulla. A che pro odiarsi tra razze diverse? (beninteso che qui la parola razzismo ha assunto il significato percepito nella società, ossia di suprematismo razziale)
Davanti a simili verità in pochi avrebbero ancora voglia di odiare qualcuno.
Eppure ciò non avviene, spesso le motivazioni che si danno all'antirazzismo sono mere sciocchezze sociologiche, del tipo che ormai l'Europa è multietnica, che la globalizzazione ha abbattuto le frontiere, che il concetto di popolo che avevano i nostri antenati è troppo debole per vivere nel mondo odierno.
Insomma ti dicono che non devi essere razzista perché per i razzisti non c'è salvezza. Proprio come un prete direbbe - lo dicevo prima - che senza il suo Dio non c'è salvezza.
Ma cos'è, una minaccia? O al massimo, a essere buoni, è un ricatto.
No, secondo me è il solito modo che ha chi ci governa, ma diciamo pure chi impera, di farci passare per degli idioti.
Infatti un discorso esistenzialista, una dialettica che andasse a scavare nel senso della vita umana, darebbe troppo da pensare. Ricordarci quanto sia esile e sfuggente la vita, e che passarla odiandoci sia - quello si - davvero da imbecilli, necessiterebbe un drastico ritorno alla realtà. La cosa si allargherebbe per forza al consumismo, ai falsi miti che eleggiamo a modelli, a tutta quella superficialità comportamentale che aleggia in ogni sfera umana. Ma francamente tornare alla realtà in questo tipo di civiltà non è più possibile a meno di una drastica rivoluzione culturale.
E così si usa la sociologia, perfettamente coerente col nostro modello economico, e il non essere razzisti diventa un dogma sociale.
Sei razzista? Allora non sei compatibile col nostro modello di sviluppo.
Per avere un ruolo in questo mondo devi ignorare e superare tutte le differenze. Perché? Perché le differenze identificano, e non vi vogliamo con una identità ben definita: voi dovete essere vaghi e sfumati come le leggi del mercato, e senza credere in nulla consumare.

Così il razzismo diventa un gesto politico prima che antropologico, infatti stabilire quali sono le differenza tra le varie culture umane, creare o ricreare un rapporto con la propria razza, o semplicemente conoscere cosa davvero siamo, ci permette di essere pienamente, di rivederci in qualcosa, di avere quelle radici indispensabili per resistere al vento del tutto-uguale.
O se non altro è una buona base di partenza.

Inoltre, a parte questo, trovo insopportabile che il razzista, persino il suprematista, non possa esprimere liberamente le sue idee.
Non ha nessun senso proibire, non è mai stato un valido ostacolo per niente, e in una civiltà dove ci si può sbiancare l'ano, o si comprano cagnolini per non fare figli, è mai possibile vietare un'idea così centrale per l'essere umano?
Chi sono i veri malati?


2 commenti:

  1. Penso che innanzitutto il razzismo sia una caratteristica umana naturale e profondamente radicata, la divisione (e magari l'odio) fra "noi" e gli "altri" che segue direttamente al bisogno di appartenere a un gruppo. Penso che lo pratichino spesso anche quelli che i benpensanti giudicano "buoni" perché di solito ne sono vittime. E temo che nel mondo prossimo venturo, se continueranno a scarseggiare le risorse e ad aumentare le bocche da sfamare, il razzismo (assieme al nazionalismo più becero) farà parlare molto di sé.

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  2. Il razzismo fa parte dell'antropologia, se viene politicizzato è solo per abbbattere il pensiero unico che lo vieta. Conosco un tizio a cui hanno oscurato la pagina FB perché ha scritto negride, però la pubblicità può farci credere che senza coca cola non ti disseti, quando dentro c'è solo zucchero.
    È tutto assurdo.

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