lunedì 23 dicembre 2013

Mondi Lontanissimi





La prima cosa che mi viene in mente, sentendo la parola Mondo, è uno schema di un vecchio super Mario, chiamato appunto Mondo. Per rendere l'idea di vastità e di varietà paesaggistica proprie di un mondo erano presenti, in quel vecchio schema di gioco, diversi scenari, dall'acqua alle montagne, dalle pianure alle parti boscose.
Certo, mi rendo conto che sia un ricordo alquanto curioso, in fondo era solo un videogame a 16 bit. Ma anche una bomba atomica, infondo, è solo una bomba atomica. Tutto è quello che è, e non è mai abbastanza.
Va be.
Ma cos'è un mondo?
Beh... il mondo è un pianeta. No?
E il pianeta cos'è?
Hum, dunque... diciamo che, tecnicamente, è un satellite. I pianeti hanno, mh sì, un Sole, che è una stella, intorno a cui per effetto della gravità universale orbitano, il che li rende satelliti di qualcosa.
E quanti mondi ci sono?
Mumble... diciamo che, in un certo senso, ci sono infiniti mondi. Naturalmente non del tutto infiniti, ma più o meno. Per la nostra mente infinito, o quasi infinito, sono la stessa cosa. Tanto sono concetti che non comprende. Ci si può solo avvicinare.
 In questi mondi certo si presenteranno situazioni differenti, alcuni saranno caldi perché aventi un orbita prossima alla loro stella; altri ancora si mostreranno gelidi e tetri, perché la loro orbita è molto distante dalla loro stella. Altri, invece, saranno né troppo lontani, né troppo vicini. Come il pianeta Terra, ad esempio. Altri ancora viaggeranno nel buio più totale, perché la loro stella s'è spenta o non c'è più. Derive universali.
I mondi citeriori li conosciamo e su questi ci si basa per pensarne altri. Quelli ulteriori, al di là di ciò che si può vedere, possiamo solo immaginarli.
Taluni mondi potrebbero presentarsi del tutto inospitali alla nostra fugace vita, eppure ospitare ugualmente forme di vita. Questa vita aliena avrà le caratteristiche del mondo ospitante, si sarà adattata, così come ogni mondo vivo, del resto, dovrà pur avere specie vitali adattatesi. Altri ancora poi potrebbero non avere vita alcuna; o potrebbero averla avuta; forse l'avranno. O l'avranno ancora dopo averla già avuta.
Combinazioni pressoché illimitate.
Le forme di vita indigena ai vari mondi potrebbero essere intelligenti; o magari solo dei vegetali. Ma anche i vegetali, nell'evoluzione, prima o poi divengono intelligenti. Per intelligenza si può intendere la capacità di raggiungere una coscienza di esistere. Questa caratteristica, questo divenire coscienti, è presente in ogni forma di vita. A volte si compie, a volte no; a volte deve solo ancora compiersi; altre volte ancora non è mai compiuta del tutto.
Abbiamo quindi pressoché infinite possibilità di mondi, di vita nei mondi, di adattamento a questa.

Ma diciamo pure infinite. Non mi piacciono le cose a metà. Lo spazio è curvo, come il sentiero dell'eternità, eppure esteso come un mattino di tutte le cose. Ma è un mattino buio, perché se anche c'è luce questa non basta. E nelle remote profondità abissali si aggirano forse cose che non potrebbero in alcun modo avere un nome, o altre ancora così grandi da esserci inafferrabili; o piccolissime; o ostili. O niente; potrebbe, laggiù, oltre le ultime stelle, oltre l'avanguardia astrale, non esserci niente. Solo un vuoto senza fine. Infinito.
Ma quindi, se le possibilità sono infinite, potremmo avere dei doppioni?
Si, voglio dire, se ci fossero, nell'immensità del tutto, due mondi uguali?
Mettiamo che, per fare un esempio comprensibile, su un altro pianeta di, non so, una stella lontanissima, per dire, ecco, mettiamo che su questo pianeta si siano create - ora, miliardi di anni fa, tra miliardi di anni. Non importa, il tempo è solo un sogno - le condizioni per la vita. Questa poi, la vita, sia emersa dai brodi primigeni, si sia espansa, mutata, adattata e infine evoluta; sempre su questo mondo poniamo l'avvento di grandi rettili, la loro caduta, la reazione evolutiva dei mammiferi che, in un lungo sentiero colmo di paure ancestrali, nella lunga notte della specie che ancora non sì è percepita, uno di questi mammiferi, una scimmia, sia sia evoluta, divenendo infine uomo. Avremo allora un altro mondo, distantissimo magari, non visibile e mai raggiungibile, dove abitano altri esseri umani.
Del resto, se le possibilità sono infinite sono anche tutte realizzabili. Ma allora, sempre per dire, potrebbe anche darsi, e perché no, che siano più di uno, che ci siano molti, illimitati mondi abitati da specie umane simili, ma diciamo pure uguali alla nostra; e così avremmo altri umani sparsi nel cosmo. E cosa farsene: cosa fargli fare?
Beh, potrebbero fare cose diversissime, o simili, o identiche. Potrebbe benissimo, si fa per dire, esserci un mondo identico alla terra, e per identico intendo esattamente identico, dove nella spiaggia di Rimini di quel pianeta ci sono gli stessi granelli di sabbia della spiaggia di Rimini sulla terra, e con anche le stesse persone, le famiglie, i modi di pensare, ma che dico i modi!, i pensieri stessi sarebbero identici, le facce, i gesti, le azioni, insomma tutto, tutto, proprio tutto, e quel mondo, proprio perché tutto è uguale, sarebbe un doppione: un doppione nel passato - e allora tutto ciò sarebbe accaduto. Nel futuro - e allora ciò accadrà. Oppure ora. Per cui ciò sta accadendo, e sta accadendo che un altro me sta scrivendo questo post, un altro te leggendolo; e altri noi ancora, su altri pianeti, di altri sistemi solari, pensando a questo, a quello, a cose molto serie, altre banali, e tutti ugualmente impegnati nella loro vana ricerca di unicità, di immanenza, di felicità e di amore.
O per dire, ma è chiaro, del tutto identico come detto, questo mondo, ma indietro di un secondo, o avanti di un minuto, o così via.
Tutti uguali; e tutti diversi. Ma diversi solo a livello atomico. Ma anche gli atomi, poi, sono sempre la stessa roba.
E nel fare chi questo, chi quell'altro, chi nel percepire che qualcosa di enorme sta accadendo, che si vive, e poi si muore, e non c'è ritorno, e prima ancora s'è vissuto, e altrove, nel fare queste cose o altre ancora tutti allineati, come costellazioni addolorate tracciate nei cieli da segmenti d'immaginazione, e tutti distanti, ma in un certo senso uno davanti all'altro; o ignari di tutto eppure sempre lì, sempre presenti e quindi dinnanzi, tutti, tutti questi addolorati, felici, pazzi uomini, tutti nel tutto che è l'uno, che è questo incomprensibile spazio nero, vuoto, ostile alla vita ma che sembra non faccia altro che generarla e indurla a sperare: tutti costoro sempre inutili quanto un altro, esseri sognati, sogni spettrali, evanescenze stellari, algoritmi casuali lanciati come dei dadi pazzi nell'enorme partorirsi dell'universo.

Poi vuoto, la fine dell'universo. Forse diradatosi fino al nulla, forse nuovamente imploso.
Eoni di nero, di caos, di niente...


Il niente immaginato da un noto artista.



...poi ancora luci, ancora pianeti, pianeti infiniti, poi un pianeta in particolare, la vita, le specie, l'evoluzione. Altri uomini, e poi ancora noi. Uguali, identici, o un po' diversi, o non più noi. O noi niente affatto. Infatti, magari, si salta un giro. Può succedere.
Certo, non è proprio come aspettare la prossima infornata di pizze. Lì, se salti, devi aspettare il prossimo universo.
Ma quando non esisti il tempo passa più in fretta di quanto si possa immaginare.




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