martedì 3 dicembre 2013

Viva Barabba

- Attenzione, è presente una forma di mitopoiesi nel post. Potrebbe creare mal di testa e nausee improvvise -


C'è come un qualcosa nell'aria, sui muri, per le strade e fin sui tetti che abbaglia, distrae, un po' ci attira e un po' ci disgusta, si colora e si illumina; si propaga come un messaggio, come una rivelazione, come una pubblicità!
Da un po' di tempo arriva prima, se ne va via dopo. Ne parlano tutti, e tutti in modo diverso.
Insomma, c'è nell'aria il natale, l'apice spirituale del nostro culto solare.
Il natale, come alcuni sapranno, è la nascita del messia, tale Cristo, o Gesù, o Barabba.
Sì perché, a pensarci bene, se Cristo fosse Barabba?



C'è una leggenda, una storia che si tramanda da secoli, che vorrebbe le cose un po' diverse; oddio, vorrebbe... te lo racconta, più che volerlo. Dice, la cronaca antica, che nelle terre semite, sotto il tallone di Roma, gli ebrei erano pensierosi, insoddisfatti, e che sotto Roma, appunto, non volessero starci.
Così prepararono una rivolta, una cosa da studiarsi bene, e nominarono un capo-rivolta a cui affidare le schiere eversive. Questi fu Barabba; non ladrone ma condottiero. Lo scherano dei giudei.
C'era poi, e ora certo non c'è più, un profeta, un mistico, che parlava d'amore, un messaggero dell'anima che aveva a cuore l'integrità spirituale dell'uomo, e questi era Gesù, non messia ma filosofo.
Barabba, spada in una mano e torcia nell'altra, creava scompiglio, ammazzava i legionari, si ribellava all'impero.
Gesù non sappiamo bene cosa facesse, probabilmente nulla in cui credeva pienamente. Però lo faceva, e nel farlo, e nel farlo come se ci credesse, diede fastidio a Roma, che sulle guerre s'era fatta, e anche l'umanità sulle guerre s'era fatta, e così finì per dar fastidio, Gesù, prima a Roma e poi all'umanità.
Ora venne Pilato e disse: questo non va bene, l'Imperatore non vuole disordini. Abbiamo carovane e rotte mercantili di scalo in questa striscia arida di terra, dalla Persia dorata alla Crimea tumultuosa; rivolte e santoni pazzi ci fan danno. Meglio porvi rimedio.
E andarono a processo, Gesù e Barabba. E il popolo disse: niente. O avrà detto: sarà altro il tempo per la rivolta. O avrà detto anche: sarà altro il tempo per la decadenza di una filosofia basata sull'amore. E se ne lavò le mani. Il popolo.
Forse, ma non lo sapremo mai, Pilato ebbe pietà di quell'uomo evidentemente folle, il Gesù, e lo mandò in esilio. Si usava infatti mandare i folli e gli scomodi in esilio.
Non ne ebbe per Barabba che fu, come tutti i nemici di Roma, e gli schiavi ribelli, crocefisso.
E Barabba morì, contorcendosi in croce; e Gesù se ne andò a nord est a diffondere la sua filosofia, laggiù, nel Kashmir, dove dal mattino nasce l'Asia, e non se ne seppe più nulla.
Ora l'ebreo era tetro e si diceva: morto Barabba se ne fa un altro. Tuttavia, oltre che tetro il giudeo fu scaltro, e si disse anche: morto Barabba, viva Barabba!
Così il suo ricordo fu unto dal loro Dio, che tutto può perché nulla è, e Barabba fu chiamato Messia, che vuol dire unto da Dio, e siccome il mondo ancora si inchinava davanti alla sapienza della Grecia fu chiamato anche Cristo, che vuol dire la stessa cosa ma nella lingua dei filosofi.
E gli ebrei dissero: guardate! un nuovo messia giunse, e portava pace e amore e fratellanza, e i romani lo hanno ucciso. Egli era Gesù, ve lo ricordate il buon Gesù? Sulla croce lo hanno straziato, al posto di Barabba, quel vile che ora è libero e falcia altrove chi è caro a Dio.
Così il popolo ebbe a stupirsi.

Ma i romani, non ancora istupiditi, fecero presto a far il loro conto, e l'accusa vile degli ebrei si rivolse loro contro poiché l'Impero disse: no, l'ebreo lo ha ucciso, che sia dannato per questo. E lo fu.
Ora, col mito di Gesù/Barabba, si ebbe il nuovo ebraismo, egualmente dedito alla contemplazione del nulla ma più buono, e il buonismo affossò l'Impero che fu inghiottito dai freschi uomini dell'est che nulla temevano.
Ma questa è un'altra cronaca.
Gesù morì in Kashmir e là fu sepolto. Barabba fu crocefisso e divenne il figlio di Dio. Del Dio giudeo. Fu il Cristo, e il suo ricordo creò una religione laddove c'era solo una filosofia. E in questo ancora aiutò la Grecia dei filosofi - chiamati giustamente in causa -  con la sua dialettica e le sue metafisiche avanzate. E fu il cristianesimo.
E così nacque anche la trinità cristiana: Gesù - Barabba - Cristo. Tutti in uno, tutti il risultato dell'uno.
E l'Europa, la sacra Europa, ebbe a soffrirne e ancora ne soffre. E chi voleva liberarsi restò ancora un po' in catene. Chi voleva salvarsi fu vinto dalla sua salvezza.
Questo dice la leggenda. Una delle tante.
Secondo me, poi, è andata proprio così. Ma poi che importa, scusate? è andata, per ognuno di noi, come vogliamo che sia andata, no?


Ed eccoci qui, 2000 anni dopo, a celebrare la nascita di Barabba, il condottiero ebraico che voleva distruggere l'Impero. La tv ha già iniziato a dire che dobbiamo scambiarci regali.
Come i saturnali di Roma, dove ci si regalava frutta. E il 25 dicembre l'asse cosmico annuncia la nascita del Signore. Come nei miti di Mitra, o Mitras, la prima divinità solare che con i legionari romani venne dall'oriente.
Insomma, c'è davvero un bel po' di casino.
Quindi, per essere più chiari, vorrei che pensaste solo a due cose: il 25 dicembre è una fase solare e: il Gesù di cui si parla fu in realtà il Barabba che ci dissero ladrone e brigante.

Ma allora cosa fare?
Non saprei. Io prima spaccavo tutto, dissacravo ogni rituale. Poi ho capito, o meglio, ho intuito, che il rito ha una sua importanza. Ad esempio, non so voi, ma la gente mangia a tavola riunita per famiglie - chi ne ha una. Perché?
Potrebbero benissimo mangiare ognuno dove gli va, e poi magari rivedersi per il caffè. O potrebbero non vedersi proprio.
Allora il rito del pasto, come quello del natale, serve proprio, così come altre interpretazioni della mente umana, a intrappolare la realtà per meglio governarla. Un po' come la temporalità è un concetto che intrappola la realtà dentro numeri e date per meglio capirla, così il natale rinchiude delle abitudini per poter meglio quietarsi del caos d'esistere.
Allora è solo un rito. Come la messa.
Io, per dire, mi immagino gli alberi di natale come un tributo alla natura e alle stelle, e nei presepi vedo... no niente, quelli li odio. Però, per dire, nel regalo c'è comunque un darsi, e nelle cene in famiglia c'è un qualcosa di barbarico, di pagano, che appaga sempre.
Allora forse dovremmo festeggiare il natale intrappolandolo ritualmente nella realtà che preferiamo.

Quella di prima, poi, è solo una leggenda, come tutto è leggenda quando si parla di religione. Certo, l'essere spirituali aiuta. L'uomo spirituale è bello dentro, è ricco e si arricchisce, contiene forme e immagini e colori, e si adatta, intrappola la realtà come meglio vuole e non ha bisogno degli altri per stare bene. Non è condannato alla mediocrità dell'accontentarsi degli altri.
Gli altri vanno a messa e si regalano cellulari.
Ma che importa. Niente importa.
Anche noi siamo una leggenda, il sogno di un fantasma.
L'unica cosa che riesce a dare forma al sogno, alle abrupte spire vertiginose di noi esseri spettrali, è il rito.
Bisogna solo trovare quello giusto.


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