sabato 21 dicembre 2013

Ma i Froci e i Negri?

Spesso, nel piattume del dibattito pubblico, vengono introdotti termini come omofobia e razzismo.
I ben pensanti - che spesso sono non-pensanti - sono contro tali schemi di pensiero.
Altri, non meglio definiti o troppo particolareggiati, che perciò chiameremo Indefiniti, non sanno o sono pro.
Ora, a parte tutto il mio disprezzo per chi non sa (a meno che non si tratti di una grave forma di relativismo), mi sono sempre chiesto come la pensassi io in materia.

E a noi che ce frega?

Perché non è facile pensarla in un modo, dicevo, e per pensare intendo che:
1) affronti il problema analizzandolo
2) ne tracci una definizione
3) fai un confronto pragmatico tra problema e società
4-a) prendi una decisione ideologica
4-b) prendi una decisione del tutto laica
5) prendi un panino e mangi

Molto più spesso, invece, ciò non accade. Ci si limita a scegliere cosa dire, scegliere qualcosa che abbiamo sentito altrove e che ci sembra andare bene per noi, e la si dice. E quella diventa la "posizione ufficiale", che siccome non è pensata dura, grosso modo, il tempo di sentirne un'altra. E così via.
Mah.
Ora, tornando al discorso di prima, cos'è l'omofobia?

Un gay in tenuta casalinga


Altro non è se non la paura o l'avversione nei confronti di gay e lesbiche. A me piacerebbe dire frocio, è una parola forte, antica, ridondante. Gay viene dal linguaggio poliziesco del 16° secolo, e indicava in lingua inglese il colpevole di crimini sessuali. Però frocio è ormai usato come dispregiativo, quindi mi tappo il naso e uso gay.
Ma da cosa viene? perché se ne ha paura?
Qui, davvero, non serve neanche farla troppo lunga, il motivo è semplicissimo.





Dei paesi in grigio non ci sono dati, negli altri più il colore è chiaro più l'omosessualità è accettata. Bene nord e ovest europa, benino sud america e Canada e Italia, maluccio l'Argentina, un disastro la Russia, una catastrofe gli stati  marroni.
Commenti da fare?
Mi sembra ovvio, anzi è lapalissiano che l'omofobia sia collegata alla religione. Difatti quasi tutti i paesi dai colori scuri sono incatenati a qualche culto solare, certuni persino teocrazie.
Quindi uno dei motivi scatenanti l'omofobia è la religione. Più esattamente i culti monoteistico-patriarcali, con al centro il concetto di famiglia sacra basata su uomo e donna.
Però, a mio avviso, c'entra anche la politica.
Prendiamo due grandi, enormi paesi come USA e Russia.
Sono entrambi di "destra" ed entrambi multietnici, gli USA perché importano persone, la Russia perché fu un impero. Che politiche hanno sull'omofobia?
In Russia è vietato dalla legge essere gay. Semplifico ma è così.
Nel senso che se sei gay ti prendono e ti portano in galera.
Negli USA, invece, è vietato essere omofobi, nel senso che se lo sei ti prendono e ti portano in galera.
Hanno delle galere enormi, sia in USA che in Russia. Non ci sono dubbi.
Ma direi che c'è un bel po' di differenza. Ovvio.
Probabilmente, ma quasi certamente, gli USA hanno ormai accettato di essere un popolo misto, anzi non un popolo, bensì un insieme di etnie diverse, un mercato, così importando popolazione non devono preoccuparsi di una politica per le nascite. La Russia, invece, nonostante abbia diverse etnie e razze, le ha collocate in zone diverse. Non sono poi così mischiati. Non importano immigrati come USA e Europa per cui il governo cerca di incrementare le nascite.
Come farlo?
Virilizzando l'uomo, semplice no?
Quindi si combatte l'omosessualità che è una minaccia a questo progetto ed è una minaccia alla religione, che da sempre rende un popolo prolifico grazie alla difesa della vita a ogni costo.
Il numero di un popolo, la sua vastità demografica, è fondamentale per creare un mercato interno, un mercato di esportazione e, nel caso, per combattere una guerra. Sia USA che Russia perseguono lo stesso obiettivo ma in modi diversi.

Ma quindi, per tornare all'inizio, l'omofobia è giusta? è sbagliata?
A sentire gli americani... sembrerebbe sbagliata. A sentire i russi... sembrerebbe giusta.
Nel senso che ognuno ha il suo bel motivo. Io, dal mio punto di vista, la ritengo un errore, perché fomentare odio e creare dolore basandosi solo su vecchie superstizioni e dottrine demografiche è un'assurdità.
Quindi ecco, non è proprio una certezza, ma sono abbastanza sicuro che l'omofobia sia sbagliata.


E il razzismo?


Secondo la cultura pop i razzisti sarebbero piccolissimi


Intanto il razzismo, per essere chiari, è il semplice prendere coscienza che la specie umana è divisa in razze. Chiarito questo si potrebbe anche chiudere qui.
Però il post è ancora un po' corto, quindi parlerò del razzismo così come è percepito dalla maggior parte delle persone, ossia come suprematismo razziale, cioè la convinzione che la nostra razza sia migliore delle altre e debba dominarle.
C'è poi il razzismo territoriale che vuole, ad esempio, l'Europa per gli ariani, l'africa ai negri, ecc ecc
Ognuno si faccia i cazzi suoi, insomma.
Poi ce ne saranno anche altri tipi, ma per riassumere è la paura del diverso rilevabile tramite differenze estetico-culturali.
Infatti è anche culturale: perché un milanese dovrebbe essere razzista verso un napoletano? Per la sua cultura, differente da quella del milanese. Quindi il razzismo non è strettamente legato alla razza, ma può spaziare su più fronti.
Ma intanto, giusto per chiarire e chiarirmi un po' le idee, il razzismo ha le stesse motivazioni dell'omofobia?
Dunque: la religione.... no. Tutti i monoteismi sono mondialisti, non interessa loro di che razza sei, potresti anche essere un cane. Probabilmente se i cani fossero un tantino più intelligenti arruolerebbero anche loro.
Quindi la religione no.
La politica?
Forse... La dove si vuole creare un mercato dei consumi si tenderà ad alienare la gente strutturando società multirazziali, frazionate e balcanizzate, dove tutti si chiuderanno in se stessi senza identificarsi in nulla, e di conseguenza sfogheranno i loro rancori verso la società consumando, incapaci di opporsi a essa per via del loro isolamento in microcosmi distanti tra loro.
Per contro, un paese come la Russia che porta avanti una politica di espansione demografica ma che allo stesso tempo non vuol perdere la razza dominante nelle sue regioni e quindi mantenere una forte unità basata su tradizione, cultura e identificazione etnica, spinge: non proprio verso il razzismo, ma verso una forma di delimitazione razziale. Ognuno stia nel suo paese e tutti amici come prima.
Quindi si, sempre con i soliti esempi ristretti (è solo un post), col razzismo la religione non c'entra - al limite quello culturale, ma giusto un po' e riguardante solo alcuni alambicchi teologici -, con la politica c'entra ma non abbastanza da motivarlo. Del resto la politica deve far leva su qualcosa che è già presente nell'uomo, che sia il desiderio, l'egoismo o la paura del diverso, e non potrebbe creare dal nulla il razzismo se questo non fosse già insito nella specie. Non potrebbe, per dire, creare l'utopia del vivere sotto terra, l'uomo non vorrebbe mai viverci. Potrebbe invece convincere tutti della necessità di tornare a vivere sugli alberi, visto che ci abbiamo già vissuto. E forse lo farà. Non mi sorprenderei. La politica educa, nel senso della parola, cioè tira fuori ciò che già l'uomo ha dentro. Non può inventarsi quello che non c'è.
Quindi il razzismo è già naturalmente presente nei comportamenti umani.
Se prendessimo 20 bambini incontaminati dalla cultura umana, e li mettessimo 10 in un'isola e 10 in un'altra, e se i primi 10 fossero bianchi, i secondi 10 negri, bene, all'interno delle loro comunità, crescendo, non attaccherebbero eventuali comportamenti omosessuali e anzi li percepirebbero come una legittima scelta; ma nel venire a contatto le due comunità non si riconoscerebbero, si respingerebbero basandosi sulle differenze razziali, estetiche, antropologiche, e sarebbero naturalmente razzisti senza che nessuno glielo abbia insegnato.
Disimparare a esserlo?
Certo. Io poi, del resto, se debbo urinare, per dire, e questa esigenza mi si palesa mentre sono in mezzo alla strada, certo non mi tiro giù le brache e la faccio tra i passanti. Il che vuol dire che molti comportamenti del tutto istintivi sono già stati superati.
Ma si può superare il razzismo? non è forse l'attenersi a percepire come estraneo un uomo diverso da noi, e diverso sotto così tanti punti di vista, un istinto insopprimibile?
Non lo so, ma sono portato a credere che il razzismo non vada, non possa essere superato, e che anzi vada valorizzato. L'umanità è bella perché varia, e anche perché nella sua varietà contempla l'esistenza delle razze. Dei popoli meticci perderebbero gran parte del loro fascino e anche del loro ruolo.
No, sarebbe un errore.
Per questo io capisco il razzismo. Lo comprendo e non lo condanno.
Condanno invece l'omofobia che, per contro, non ha alcun senso ma è un mero atteggiamento culturale spesso strumentalizzato.

Ma queste, ovviamente, sono solo chiacchiere da post.
Che orrore.

ps: Grazie a Russia e USA per aver collaborato al post.

2 commenti:

  1. Niente, volevo commentare con qualcosa di relativamente intelligente, che argomentasse i diversi punti da te trattati o chessò io, ma mi son fermata al "Secondo la cultura pop i razzisti sarebbero piccolissimi", cioè la causa del mio decesso, mi spiace.

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  2. Sì, è decisamente un post politicamente scorretto, il che gli da forse una certa autorevolezza. Grazie per il commento.

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