martedì 10 dicembre 2013

W il Duce W il papa

Din din din, arriva natale. L'ho già detto ma ora sta davvero arrivando.
E le piazze italiane non sono mai state così piene di disagio.
Ho visto con i miei occhi, ma sarebbe meglio dire che li ho osservati, due fenomeni che, in un certo senso, si allineano a un sentore, a una necessità generale.
Ma andiamo con ordine.
Da una parte c'è l'esigenza, il bisogno delle persone di sentirsi parte di qualcosa. Ora più che mai.
Che nessuno abbia più punti di riferimento, ormai, mi sembra chiaro. L'Italia è un paese vuoto, sbiadito, un recente studio l'ha classificata come paese sciapo, insapore. Un posto che non sa più di niente. Dove gli anziani si isolano davanti alla tv e i giovani vivono la loro personale parabola estetica sguazzando nel consumismo. C'è crisi, non c'è lavoro, vengono meno i diritti acquisiti nel dopoguerra.
In sostanza ognuno si fa i cazzi suoi. L'Italia è un paese dove ognuno pensa per se.
È sempre stato così? Forse. O forse no. Ad ogni modo c'era più speranza.
Nei film neorealistici del dopo guerra, tipo Ladri di biciclette, si descriveva un italiano povero e oppresso, ma ancora speranzoso. L'oggi è misero ma il domani sarà migliore. Trent'anni dopo un altro film neorealista, Brutti sporchi e cattivi, descriveva lo stesso italiano povero e oppresso ma non più speranzoso. Anzi, abbattuto, scoraggiato, privo di ogni riferimento o sogno, e di conseguenza vile e individualista. Oggi, a quell'italiano che ha smesso di crederci va aggiunta l'alienazione portata dal benessere e dalla ricerca della felicità nell'effimero. Era tutto prevedibile. Qualcuno lo predisse anche. Ma chi li ascolta i profeti?
Così si cerca di porvi rimedio, e ognuno lo fa come può. I metodi, poi, gira gira, sono sempre i soliti: religione di riferimento del proprio spazio sociale e nostalgia per il fascismo.
Perché sembra che non ci sia niente da fare, l'Italiano torna sempre lì.

Certo che il tutto messo giù così sembra davvero troppo superficiale, quasi puerile. Allora, mi sono detto, vorrei cercare di capire il perché.
Intanto c'è da dire, e lo dico da sempre, che noi, bene o male, siamo un paese cattolico.

Papa B in un momento di sobrietà mentre prova a pescare con le orecchie


Mi dicono spesso, quando lo faccio notare, che non conta più. E sbagliano.
Perché, vedete, che si pratichi o no, che si creda o meno, la cultura dominante nella società in cui si vive ci influenza e a modo suo ci educa.
Detto ciò, quali sono i vantaggi e gli svantaggi del nostro retaggio cattolico, e cosa c'entrano col problema della frattura sociale?
Ora, nel cattolicesimo, che è una dottrina cristiana, ed è un monoteismo (che quindi premia il non capire) solo nella teoria, c'è la confessione. Ma non è una confessione ortodossa al cristianesimo, bensì è tutta speciale. Difatti l'assoluzione è obbligatoria. Il prete, quale che sia il peccato che confessi, deve assolverti. E deve tenerlo per se.
Chiameremo questo fenomeno: perdono per tutti.
Ora voglio dire, il pensare culturalmente di poter fare ognuno quel cazzo che vuole, figlio anche del rito cattolico, è o no un problema?
Poi ovviamente ci sono anche i lati buoni del cattolicesimo, che è un rito, e in quanto rito serve a capire meglio e a intrappolare la realtà che ci circonda. Ma no, non proprio a capire: a far finta di capire. Che comunque è pur sempre capire. Meglio di niente, no?
Mah.

Punto due, il fascismo.

Neo-fascisti cercano di capire se sta piovendo



Semplificherò ulteriormente questo secondo spunto dicendo che, non me ne vogliano i progressisti, l'ultima volta che l'Italiano s'è sentito qualcuno, e per qualcuno intendo meno di un borghese consumista, è stato nel ventennio. Vogliamo dire che fossero tutte illusioni? Va benissimo, non sono un apologo del fascismo, ma tra prima repubblica democristiana e seconda repubblica berlusconiana, tra l'umiliazione di essere diventati un paese che non ha più un'identità e la costante disillusione di fronte alle nostre istituzioni l'italiano non può che guardare indietro ai due punti fissi che hanno forgiato questo paese: risorgimento e fascismo.
Chiameremo questo fenomeno, o lo chiamerò, dato che potrei parlare solo per me: latitanza dello stato.
Anche se il termine latitanza è forse eufemistico, dato che lo stato non solo latita, ma è ormai percepito - assieme alla struttura burocratica europea - come un vero e proprio nemico da evitare o da cui difendersi.
Non solo, il risorgimento (che non è una parola messa lì a caso, il paese davvero risorse), è stato tradito, anzi distrutto, dall'armistizio del 43. Ri-premetto che non sono un apologo del fascismo, ma davvero si può pensare che quei due anni di guerra (in)civile non lasciarono alcuno strascico, che quell'"Arrangiatevi e sopravvivete" del Re non abbia lasciato segni ancora oggi?
Perché l'italiano davvero si arrangiò, davvero sopravvisse come meglio poteva. E forse proprio lì iniziò, o meglio tornò dopo l'aura romantica del risorgimento, a farsi solo i cazzi suoi.
Poi c'è stata la cacciata del Re, che di fatto ha lasciato il paese alla chiesa e al PC, ossia due forze antitetiche al risorgimento: una cristiana e l'altra comunista. Ma a quel punto l'Italiano era già bello che andato. Non era più italiano, era comunista, o democristiano, o nostalgico o, nei casi peggiori, juventino o romanista. Questo per dire che prima di essere italiani si era altro. L'italianità non era più avvertita in alcun modo. E lo credo bene, chi ci cascherebbe ancora?
Ma non sono neanche un nazionalista. Dico questo per far notare, se ce ne fosse bisogno, l'assoluta mancanza di riferimenti che non siano interessati, settari, individualistici.

Da questi due punti che, per carità, ho riportato in maniera assolutamente debole e insufficiente, ma che secondo me sono inoppugnabili, nascono le folle che si esaltano per quello che dice papa francesco, il gesuita, e i nostalgici del "si stava meglio quando si stava peggio".
Ma come si fa a dare contro a un neo-fascista, o a dar contro a un bigotto, oggi?
Che argomenti ha l'Italia per dire a queste folle che quello che c'è ora è meglio della chiesa o del fascismo?
Qui c'è il vero problema, perché non ha nessun argomento.

Usare la testa, ragionare sul fatto che non sono le false certezze a poter migliorare le cose, che sarebbe necessario da una parte un ridimensionamento, un ripensamento del nostro stile di vita e, dall'altra parte, una comprensione maggiore del mondo moderno?

Qui arriva il punto tre. (erano solo due? fanculo, ora sono tre)


La televisione.
Lo dirò chiaro, l'italiano si educa e si informa davanti alla tv. Anche molti di quelli che dicono di farlo al pc.
E come ha preparato la televisione l'italiano medio, che mezzi gli ha dato per difendersi dalle falsità e capire con la propria testa cosa sarebbe meglio fare?
La tv gli ha devastato il cervello, lo ha a tal punto annichilito cerebralmente che non è più in grado non solo di farsi una sua idea, anche la più vaga, ma anche il solo pensare di avere un'idea viene percepito come eretico. Penso sappiate di cosa sto parlando.

Ho letto da qualche parte che l'italiano sta... non mi ricordo il termine, comunque è quel fenomeno che indica il non sapere più né interpretare un testo scritto né strutturare un discorso complesso.
Ora, che noi siamo davvero il popolo più stupido del mondo io non ci credo. È chiaro che qualcuno voleva rincoglionirci fin dall'inizio.

Allora che altro dire... la verità è che non so più cosa dire.
Dicevo che arriva il natale, e la gente quest'anno spenderà poco. Forse molti si rendono conto che il consumismo ha istupidito il paese. O forse semplicemente non hanno i soldi per continuare a spendere.
No, sono scettico sul futuro dell'occidente, non ho molte speranze. Dal consumismo, dall'assenza di ogni morale (perché, una forma di morale è necessaria, checché si inizi sempre un discorso del genere dicendo "non sono un moralista ma..."), non si guarisce. Sono forme irreversibili.
Non è mica come il fascismo, che se sparano al duce il giorno dopo sei già comunista.
Non è mica come la religione, che se il papa dice che non puoi scopare, bé, ma chi lo conosce sto papa?!
No, è irreversibile perché si basa sull'immediato raggiungimento del piacere. Tutto e subito.

Ma per carità, io non sono certo meglio, anzi... Sì, ho provato a capire i perché e i percome, in parte penso di aver ragione, ma d'altra parte mi rendo conto che ci sarebbe bisogno di ben più spazio.
In un certo senso mi sono un po' chiarito i pensieri.



2 commenti:

  1. La mancanza di un'etica, semplicemente di onestà fine a se stessa e senza secondi fini, è la maledizione di un popolo troppo furbo per il suo stesso bene. Ce ne accorgeremo (per poi dimenticarcelo di nuovo) dopo che avremo sbattuto la faccia sulle conseguenze dello sfilacciarsi della nostra compagine sociale. Conseguenze che saranno pesanti, temo.

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  2. L'individualismo dell'italiano ha radici antiche

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