lunedì 23 giugno 2014

La promessa - Un racconto di fantascienza

Bhe ma cosa volete, è inevitabile. A forza di legger racconti si ha voglia di scriverne.
La regola è una e una soltanto: non copiare. Altrimenti tanto varrebbe copiare bene. No?





Tutto andava come previsto, come anzi solo le più rosee previsioni avevano ardito dire: si era a un passo dall'immortalità.
Loro, i viaggiatori, continuamente ripetevano: ci siamo quasi.
Questo non valeva proprio per tutti, del resto i ritmi di lavoro nelle fabbriche e nei siti di estrazione energetica parevano allucinanti. Certo, grazie alla loro assistenza medica un essere umano poteva lavorare e fino a 20 ore al giorno; neanche il sonno era più necessario grazie ai pharmacon ipnotici. Taluni rimpiangevano la venuta degli estranei, ma loro sull'obiettivo erano stati chiari fin dall'inizio, "insieme raggiungeremo l'immortalità".
Venivano da un ammasso planetario ai confini della galassia, dal settore che precede l'immensità buia fino alla galassia successiva. Una stirpe senza stella, cresciuta nelle tenebre abissali di quella parte di universo. Per avvicinare i fiochi barlumi affacciati sulla loro notte eterna, le stelle più lontane, erano progrediti in fretta, sino a esplorare gli spazi più prossimi ai loro regni; dopodiché avevano fatto il salto, quello nel sub-spazio, nella regione senza tempo né distanza, e con le loro navi erano giunti delle profondità siderali.
Arrivati sulla terra si erano subito accordati con la nostra specie decadente, affermando che con la giusta cooperazione (le nostre risorse), e la loro scienza, saremmo presto arrivati al segreto che tutte le forme di vita inseguono: la vita eterna.
Erano antropomorfi come noi. No, la cosa non deve stupire. Perché poi dovrebbe?
Le possibilità sono pressoché infinite. Scuri, coperti di nero, nelle loro navi di rame antico grandi come una città umana, dirigevano i lavori.
Sì, ogni tanto condividevano. Ad esempio da tempo si diceva che fossero riusciti per la loro specie - a noi biologicamente sconosciuta -, ad ottenere un significativo allungamento della vita.
Così erano iniziati i regali.
Concedevano periodicamente a un gruppo di umani di emigrare su uno dei loro pianeti. Questi prescelti ottenevano così tutti i benefici della loro civiltà, compresa una vita maggiore. Serviva anche, tutto ciò, a integrare meglio le nostre due specie.
Tali umani non potevano più tornare perché, dicevano, "lo spazio è così vasto da esser cieco, e le sue distanze percorse una volta soltanto". Allora tutti ci si chiedeva come stessero, e quando sarebbe venuto il nostro turno di viaggiare fino ai confini.
Mi sono sempre chiesto se alla fine della galassia le cose siano come qui. Se il tempo non agisce in strani modi, e lo spazio non si percepisce diversamente.
Ma presto lo saprò, sono stato infatti scelto per unirmi all'avanguardia umana sui mondi esterni.
Il viaggio, mi dicono, non sarà né lungo né breve. Oltre un certo limite infatti non esistono distanze, e si entra come in un sogno.
Una volta arrivati impiegheremo del tempo ad adattarci, ma tutto ci sarà rivelato.
Io voglio sapere, voglio conoscere le verità universali. Io, il diplomatico Vigo Seras, sono pronto.

Oggi è il giorno della partenza. Per registrare le mie impressioni porterò con me un registratore vocale sotto la tuta. Dobbiamo indossare una tuta speciale, nera come quelle dei Viaggiatori, poiché le condizioni all'interno delle loro navi non si adattano alla vita umana.
Uno di loro - sono altissimi e lenti - mi ha indicato dove spostarmi. Ci siamo appena accomodati, io e gli altri fortunati, in un ponte panoramico di poppa. Qui si vede il pianeta dall'alto. Allontanarsene somiglia al cadersi dentro, al precipitare dentro a un gorgo.
Siamo dentro già da un po'. Non si sente alcun rumore. Non si vede nessuno. Da non saprei quanto siamo al buio.
Ora è come se fossimo sospesi nello spazio cosmico. Senza nave. Solo spazio senza stelle.
Mi chiedo quando ci contatteranno. Tuttavia non ho né fame né sete. Gli altri non so, non possiamo comunicare.
Siamo qui, siamo ancora qui. Ma qui dove?
Non riesco a ricordare neanche dove sono, mi sembra di essere qui da sempre. Forse che c'è un motivo particolare per essere qui?
Ebbene, ma io cosa sono?
Esisto, o sono la voce del buio?
Intorno a me non c'è più nessuno. Forse non c'è mai stato nessuno. Forse niente esiste.
Ora sento di addormentarmi. Eppure qualcosa dev'esserci in questo vuoto eterno...


Tutto andava come previsto, il progresso planetario rispettava le più rosee previsioni. I viaggiatori dicono di essere a un passo dalla vita eterna e che mancano solo pochi sforzi, solo altre risorse, qualche anno di lavoro.
Io sono il tenente Sigari Montel, e sono stato scelto per viaggiare nei loro regni.
Gira voce che non ci siano altri regni, che i prescelti vengano lasciati alla deriva nello spazio o in strane dimensioni, e che i Viaggiatori si spostino una volta esaurito un pianeta.
Personalmente le ritengo facezie sovversive. Quello che conta è che sto per partire verso un lungo viaggio, e mi aspetta l'eternità.

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