sabato 2 agosto 2014

Rosannesimo e altre marchigianità



Mi stavo giusto chiedendo come si crea una religione che funzioni, sarà difficile?
Certo formare un testo sacro da interpretare e a cui attingere non è cosa facile, ci vorrà un bel po' di impegno, e chissà quanta saggezza è necessaria, una qualche forma di saggezza che sta oltre le cose.
Per non parlare dell'importanza che svolge l'insegnamento empirico, anch'essa da calcolare. È  tutto diverso se insegnato di persona.
Beh sì, conosco qualche testo sacro, ne ho letti diversi, con dietro una religione organizzata o con dietro niente. Scriverli, s'intende, non deve essere davvero così difficile. Ma no, basta un po' di fantasia, di psicologia umana. Certo però farne uno che sia davvero applicabile è ben altra cosa.

Ad esempio io conosco una signora, sulla 70ina, molto pratica e conservatrice, pochi denti e una mente tutt'altro che stimolata. Lei, la signora, non la si può definire una luce che illumina, ma dice poche cose e sempre quelle, giaculatorie pratiche imparate con gli anni.
E così mi sono chiesto, forse che quanto dice Rosanna potrebbe mai diventare una religione?
Analizziamo cosa dice, essa dice, tutto in marchigiano e qualcosa tradurrò, innanzitutto, che:

 "De questi ce n'è pochi", riferendosi ai soldi, mentre sfrega pollice e indice colle mani all'altezza del seno leggermente avanzate. Di solito è l'incipit di ogni discussione, e stabilisce che la vita è misera.
Poi prosegue, avvisando tutti di una verità universale indiscutibile, "Posso sta a cucinà tutte le sere"?, ossia, posso cucinare tutte le sere?
Si domanda questo per rispondere alle nostre domande, che come Dio vuole iniziano chiedendo cosa mangerà. Lei appunto, con ciò, intende domandarsi: è possibile o no cucinare ogni giorno?
Ed ella ci spiega che non lo è col suo dittico  immortale, che ora trascrivo e poi spiegherò.

"Posso sta a cucinà tutte le sere?
C'ho la trippa, la cocio una volta, poi la congelo
alla sera la scaldo, ce pozzo lo pà e magno"

Dopodiché ripete il dittico "Posso sta a cucinà tutte le sere?"
E ancora: "staco da per me sola, io me 'ccontento de tutto"
Che noi chiediamo: "Come?"
E lei risponde: "Accuscindra!" (così)

Ecco ora lei ci dice con queste sue parole che il cibo, ossia la vita, si cuoce solo una volta, poi questa passa durante gli anni del dolore, il congelamento, e una volta purificata può essere accolta nel cuore di Rosanna tramite la cottura divina; dopodiché lei impozza, immerge il sacro pane nell'anima, e la divora. E ogni "accuscindra" è la danza intorno al fuoco di un servo del male.
Dopotutto tutti gli Dei sono, in una certa misura, antropofagi.

Poi Rosanna ci dice ancora, nei momenti in cui l'anima è calma:

"Non ce sta più niè"
E ancora
"Non è più gné come una volta"

E cioè dice, Non c'è più niente. Non è più niente come una volta.

E in ciò ricorda la mutevolezza dell'essere, e i cambiamenti a cui la vita ci sottopone. E in quei momenti la sua saggezza dilaga, tanto che poi aggiunge, se le si chiede di sedersi:

"Ah io no, a me non me piace ste cose", riguardo al sedersi. E riguardo alla televisione dice:

"Io no la piccio mai", lei non la accende mai, e ancora, "mica è più come na orta che c'era li firm belli co tutte le cose ammodo, adesso non ce sta più niè", dice, scrollando la testa.

Nei lavori pratici, in giardino come in casa, ci insegna la superstizione. I vasi non vanno mai spostati in certi strani giorni, e chi fa male a un gatto gli viene la malora. Riguardo alle piante, Rosanna, camminando con le mani conserte e sospinta da un alone di serenità, ci dice: "quessa caccia, quessa no", questa viene fuori e questa no. Infatti lei conosce tutto ciò che caccia e tutto ciò che no.
Poi nutre i gatti, e in queste mansioni quotidiane altri due dittici si imprimono nella mente, che lei ha composto per ammonire i mortali: "loro magna e io fatico", rivolto ai gatti, e "chi devo ammazzà per glì in galera?"
Il primo, Loro mangiano e io lavoro, evoca le suggestioni di un Dio buono, la seconda Chi devo uccidere per andare in galera? rappresenta lo spirito malvagio che tocca il cuore dell'uomo.

Poi, quando si ritira, saluta tutti e buonanotte. Un bel bicchiere di vino, facciamo due e torna ancora, proprio prima di andare a letto; e allora il suo viso rosso ride della vita e della morte, e ciò che lei dice è questo: "quand'ero frica non c'era gnè, se magnava solo a natale a pasqua e a san marò. Però tutti era contenti e le persone per strada cantava. Oggi cemo tutto e la gliente non se sa più che vole"
E dicendolo ci ricorda di quand'era piccola e non c'era niente, e si mangiava solo a natale, a pasqua e per il santo del luogo, però tutti erano contenti e cantavano per strada. Oggi abbiamo tutto, ma la gente non sa cosa vuole.
Ed ecco che con queste parole Rosanna ci mette in guardia dal mondo moderno e dalle sue illusioni.
E poi davvero, nonostante si creda cristiana, Rosanna compie i suoi riti animistico-pagani e va a letto.
Dormirà come sempre fino alle 11, e nelle lunghe mattinate a letto penserà al da farsi nel nuovo giorno, ad altri dittici inestricabili e a cosa deve mangiare o a cosa deve scaldare.

Ecco, ora io dico, non è una religione altrettanto valida del cristianesimo, questa?
A quanto pare per buttare giù un testo sacro non ci vuole poi molto.

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