sabato 15 marzo 2014

Un giro in fiera



I vuoti contenitori di se stessi sono ovunque, e continuamente cullano l'arte della menzogna come cantastorie inconsapevoli d'esser favole.
Ma diciamoci la verità: cosa sarebbe la vita senza menzogne?
Continuamente le persone hanno bisogno di illudersi, di avere fede, e la fede altro non è che la cieca convinzione nelle menzogne. Ogni popolo, ogni epoca, ha le sue menzogne. Che non potrebbero esser altro che quelle, perché niente va bene per tutti, e niente dura per sempre. Anche il niente che sono le religioni va rinnovato.
Davanti all'enormità, all'immensità del vero queste menzogne non sono niente, e la verità le stritola e le getta via. La verità è un gigante, le religioni sono formiche brancolanti. Ma la verità non piace a tutti, perché è l'unica filosofia che non contempla l'illusione.


Oggi me ne andavo in giro per un paesino a una fiera. Ero vestito leggero e portavo la sciarpa giusto per non prendere aria al collo. Che poi, dico io, se anche prendo freddo al collo che succede?
Mi viene un colpo e crepo lì? Mi viene la febbre e devo stare a casa, a letto, delirante?
Non li vedo come scenari peggiori al mio essere lì, in giro per il paesino, a guardar le altre genti. E poi la febbre, senza sintomi fastidiosi, è piacevole, è un caldo sognare, un delirare assonnato.
La gente, dicevo, quando la incontri per strada, ha delle facce, ma delle facce... che ti viene da dire: ma che faccia hanno 'sti qua?
Ti guarda, ti guarda la gente, e tu pensi "chissà che ha da guardare, chissà cosa ha visto", ma in realtà non ha visto niente, ti guarda e neanche ti vede. E se ne va in giro, per negozi e stradine, a parlare di cose che hanno senso, se ne hanno, solo in quel momento in cui ne parlano, e solo perché glielo vogliono dare: quanta inutilità che si scambia la gente. Ma non è forse l'inutilità l'unica moneta di cui disponiamo per spenderci?
E così tra una bancarella e l'altra, tra un chiosco di piadine e un cane sognante, me ne andavo in giro, tra la gente, senza niente in particolare da fare, non poco nervoso per il fatto di essere circondato da banchetti alimentari e tuttavia non poter mangiare.
I ragazzi si muovono ancora in branco. E fino a una certa età i branchi sono di genere. Quelle cose non sono ancora cambiate. Forse ora ridono di meno, hanno delle facce più affilate, marciano dritti, col futuro in mano, e non si girano a guardare se il passato li insegue. Loro sono più veloci.
Ma non andranno lontano, si vede dagli occhi vuoti.
Gli anziani sognano, come i cani, e ridono come forse non hanno mai riso. Ridono amaro. Hanno sempre qualcosa di cui parlare e solo loro sanno come funziona. Prevedono gli altri come si prevede il cielo, e se sta per piovere ti dicono di non portare l'ombrello, perché proprio come con gli altri si fanno sempre fregare da quello che vedono. Colpa dell'avere troppe certezze. Sono, questi anziani, laureati in Vita ma non la sanno più leggere, ombre sorridenti, ricordi affannati. Sono malati gli anziani, perché sanno di dover morire a breve, e la morte non è più quella cosa lontanissima di cui a 20 anni non si vedono neanche i contorni, ma una statua luttuosa e ben definita che si para loro davanti. Il loro è un ridere folle.
Sono folli gli anziani. E quando girano per le fiere si ingobbiscono imbronciati, ma non perché il loro orizzonte è parziale, no, solo perché i giovani hanno i musi troppo affilati.
Come ho detto sono tutti pazzi. Non si invecchia, si finisce di impazzire e basta.

Le ragazze sono tutte carine. Le ragazze brutte non esistono più, o quantomeno si sono evolute. Le ragazze sceme invece ci sono ancora, ma a quello non fa caso nessuno. Anche ai ragazzi brutti nessuno fa più caso. E a quelli scemi chi c'ha fatto mai caso? Chi volete che ci badi.
Eppure, in questo berciare da mercato, in mezzo a questo frangiflutti di persone, non vedo ingenuità: l'ingenuità infatti non esiste più.
Caratteristica delle persone ingenue è la semplicità. Ma la nostra società non produce semplicità, tutt'altro!, partorisce solo complessi; e guardandomi in giro di ingenuità non ne vedo affatto. Forse ignoranza, ma le persone ignoranti non sono ingenue, non necessariamente; molto più affine a questo stato è la cattiveria, l'individualismo.
Difatti non vedo una massa omogenea, vedo tante individualità, conformate nell'aspetto esteriore ma tutte differentemente avverse alla vita al loro interno: un esercito di disertori.
Dopotutto non siamo formiche.
Non c'è più nulla che tenga unite queste persone.
Oddio, qualcuno c'è ancora che ci prova. Ma chi glielo fa fare?
La verità è che esiste qualche verità oggettiva: ad esempio non c'è il male; ma la sigaretta fa male. Un male complementare, diciamo così. E allo stesso modo posso dire che in questo mondo non esiste il male; e tuttavia questa gente mi fa male. Ed è una verità che mi sento di definire oggettiva.

Non ho preso niente in fiera. Non posso mangiare, il dente mi fa ancora male. E vestiti non ne compro. Non sono il tipo che compra vestiti. Che tipo è uno che non compra vestiti?
Già, diciamo che me lo chiedo anch'io. Un po' come uno che ha fede, come uno di quelli che crede alle menzogne che fanno sorridere: vive la sua vita come un dono.
E io pure, cioè aspetto che me ne regalino.
Ognuno ha la sua fede.
Un giorno tutto ciò che conosciamo verrà consumato dall'entropia, e allora queste chiacchiere saranno state solo una menzogna, un illusione.
Effettivamente, almeno quando vado alle fiere, dovrei rilassarmi di più.

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