domenica 30 novembre 2014

Le notti più lunghe dell'anno




Non ho mai capito come faccia la gente a mangiare il panettone. Se c'è una cosa orribile, immangiabile, è proprio il panettone.
Hanno tutti lo stesso sapore di industria e di operaio industriale, con le loro scatole piene di pretese che si risolvono in un biascicare esausto a fine pasto.
Il panettone è un oggetto volgare. Il panettone è un atto di violenza che ci lanciano addosso, delle bombe allo zucchero che esplodono al rallentatore.
Ma la gente continua a comprarli. La gente compra e si mangia di tutto. Il panettone, lo stato, la chiesa e la televisione. La gente ha stomaci formidabili che digeriscono ogni cosa.

Eppure, nonostante le innumerevoli offese che qualsiasi mente vagamente funzionante riceve durante il cosiddetto periodo delle festività invernali, qualcosa di buono c'è.
Spazzata via la mitologia del deserto, i gesù bambini e l'essere tutti più buoni, tirata la catena su tutto questo assurdo ammasso di stronzate, resta l'antica via, la radice che non muore.
Sono le notti più lunghe dell'anno, e che tuttavia proprio  in quel periodo vanno accorciandosi.
È una lunga tenebra densa di stelle, ed effettivamente anche il clima è adatto alla meditazione.
Il freddo, la neve, ci costringono a un'intimità ragionata. I ricordi dei doni ricevuti negli inverni passati ci consolano e ci inteneriscono.
La fine di dicembre è un assedio: da una parte i ricordi, dall'altra le lunghe notti. Laggiù, in lontananza, si vede la primavera che arriva a spezzare le linee nemiche. La si avverte nel sole che si fa sempre più audace, nel lento risveglio dal torpore.
Insomma, non tutto è da buttare.
Anche se dopo anni di campagne pubblicitarie, film americani e consumismo da tavola, è forse possibile vedere nel periodo delle "feste" un agglomerato di imbecillità. E ormai per lo più è così.

La nostra civiltà, si sa, è basata sul consumo, per cui tutto diviene occasione per perdersi in acquisti effimeri e in spese inutili. Si potrebbe quasi dire, tornando al discorso di prima, che la nostra è una società basata sulla stupidità. Più la gente è stupida e facilona e più il nostro sistema economico ne guadagna.
Ora, che il logoro e raffreddato cristianesimo si sia venduto anche le mutande davanti al consumismo per continuare a persistere nella mente unica della massa, non sorprende né dispiace.
È chiaro che per sopravvivere alla contemporaneità e preservare la propria mente si debba fuggire il più lontano possibile da quanto ci è stato insegnato, da quello che ci dicono e vogliono che facciamo.
Via da tutto. Ma non dalle feste invernali. Perché esse ci sono sacre e necessarie.
Comunque lo si veda è un periodo magico, dove la bellezza della natura morta ma in via di resurrezione si incontra con la nostra infanzia interiore, dove l'uomo abituato a camminare nell'oscurità ricorda il bambino circondato da luci. E tutto rivive, e per noi e per il mondo che ci sta intorno.
Offendere un così intenso dramma spirituale è un torto che non può essere tollerato. Essere circondati da zombie che fanno presepi e mangiano panettoni pubblicizzati da verginelle cantilenanti è umiliante.
Anzi, rompe proprio il cazzo.

Per questo vorrei passare gli ultimi giorni dell'anno da solo, davanti a un camino acceso.
Osservando il mondo, ma non quello finto che spacciano per realtà, ma quello vero, fatto da notte e giorno, pioggia e sole, bosco e tramonto.
La spiritualità è troppo importante. Non tutto è perduto ma molto è stato rovinato.

1 commento:

  1. il prossimo panettone che mangerò lo guarderò con occhi diversi...

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