giovedì 13 giugno 2013

Un breve ragionamento sull'impossibilità di capire

Mi capita a volte, nei rari momenti in cui mi espongo a l'inutile massa cancerogena dei media generalisti, di scorgere visi o luoghi, udire canzonette o melodie zuccherose: e di riconoscerle.
Mi spiego meglio.
Poniamo che stia - per rifuggire i tg - guardando blob, su raitre. Ora mettiamo che blob non abbia niente da dire, nessun messaggio in particolare, e si limiti come sempre a proporre immagini di ordinario squallore mischiate alle più disparate per evidenziarne l'incredibilità. Mettiamo ulteriormente che in questo minestrone visivo propongano un breve filmato di un cantante degli anni 60 che urla i suoi imbarazzanti inni borghesi. Ecco, io vedo quel cantante e so chi è. Prendiamo un nome a caso per essere più chiari. Tony Dallara, un banalissimo urlatore esponente dei neomelodici. Lo vedo e so chi è.
Lui.

Sia chiaro, non mi ritengo chissà cosa. Certo, mi piacerebbe che nel mio cervello trovasse spazio la conoscenza degli atomi e delle orbite celesti. Invece no: Tony Dallara. Mi merito di meglio o no?
E nel mio sapere chi è Tony Dallara, proprio come nel sapere chi sono altri visi e altri luoghi ugualmente inutili, c'è tutto il mio fallimento. Esiste il mio fallimento nel ricordare a memoria una sigla tv di 20 anni fa; nell'aver assorbito locuzioni mediatiche trite e ritrite come "cerchiobottismo" o "senza se e senza ma" vive tutta la pochezza di un linguaggio ingannevole e appiattito; nel riconoscere anche solo a stento un marchio aziendale deflagra l'assurdità delle cose.
Così mi rendo conto che il limitato spazio del mio limitato cervello è in buona parte occupato da una vera e propria valanga di merda, e sapete cosa? Non c'è niente da fare, ormai è lì e per cacciarla ci vorranno anni.
Badate bene, non sto dicendo che la mente non debba assorbire sciocchezze, figuriamoci! Anzi, di sciocchezze si vive, così come si vive facendo finta di salpare da paesi inesistenti verso rive ingannevoli. E tutto ciò è basilare. Dico solo, però, che alcune di queste sciocchezze non le abbiamo neanche scelte, ci sono semplicemente cadute addosso come tante merde nelle regioni dei colombi, e nonostante si sia provato a evitarle, a strisciare e nascondersi, buona parte di esse ci ha comunque colpiti.
Tutti ne abbiamo una dose massiccia sui vestiti dell'anima, e solo una mente insensibile e distratta può non sentirne il peso. Il fatto, purtroppo, è che spesso la società vive di questo. Quante persone basano le loro relazioni sociali o i loro ragionamenti su ciò che è capitato loro di assorbire? E non sto parlando di quello che hanno deciso di assorbire ma ciò che è capitato, proprio come capita di inciampare e cadere.
Tanti, troppi. La grande caduta. Si potrebbero chiamare: i mangiamerda. Un'orda di piccolo-borghesi divoratori di merda, e mentre sei lì che cerchi disperatamente riparo dalla pioggia di merda incombente loro cosa fanno? Aprono la bocca verso il cielo e inghiottono di gusto, allorché fa fuoco la seconda batteria: te la risputano addosso, e così oltre a quella che piove dal cielo devi guardarti da tutta quella merda che i mangiamerda provano a sputarti.
Per questo so chi è Tony Dallara, e sempre per questo conosco un'enormità di cose inutili che non ho scelto.
Cosa farne ora di questo bagaglio che non serve al viaggio?
Non lo so, nella soffitta della nostra memoria devono esserci angoli bui dove ragni obliati tessono tele di dimenticanza: ponetele lì, pigiate bene affinché ci entrino. E lasciate che i ragni tessano.


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