lunedì 8 settembre 2014

Fantasticherie



Incendiato da un tramonto, i lineamenti confusi dal vento della sera, Kahat-mel il poeta osservava i contorni eterei del crepuscolo afferrare il cielo come una gelida mano morente, mentre gli uccelli di terre lontane fuggivano oltre l'orizzonte a gettarsi nel sole.
Assieme al bosco antico sospirava pensando a Lady Morg-hat, che nella sua irraggiungibile bellezza non lo considerava affatto. Pensava a ciò, e scriveva i suoi versi; nati dal dolore del suo amore infranto contro gli scogli dell'indifferenza.
E i versi parlavano di nubi purpuree portate dai venti che odorano di mari lontani, e della sua tristezza che è come quella di chi vola rincorrendo la calda luce di un astro morente, una tristezza senza fine; e delle prime, diafane, tremolanti stelle, che piangono il loro esserci sempre state, come il suo amore piange se stesso: e queste e altre bellezze descrisse nel suo soffrire il poeta Kahat-mel, struggendosi per Lady Morg-hat, e tanta era la sua gravità che paragonato al grande poeta Thungkal non sarebbe parso uno sciocco.

Lontano da lì, e lontano da tutto, il viso di Lady Morg-hat guardava accendersi le prime stelle illuminato di ceruleo splendore, mentre reggeva in mano un libro del poeta morto Thungkal, che molti secoli prima aveva cantato i versi di un amore impossibile, poiché la sua amata - così si legge - lo aveva ignorato o s'era perduta: ed egli descrisse così bene il suo dolore che ancora oggi leggendolo se ne può sentire l'eco attraversare gli oceani del tempo.
E non aveva, Lady Morg-hat, cuore e lacrime che per i versi senza tempo di Thungkal, né bastava a lei la meraviglia nel sapere che un mortale potesse amare a tal punto una donna, e così grandemente ne fu strappata via da non badare a Kahat-mel, del quale quasi non si era accorta o aveva forse considerato sciocco.



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