mercoledì 8 gennaio 2014

I santissimi Belar e Sakamaner




A Sumer della valle ombrosa le guglie nella sera incombente s'ammantavano di caligine, e l'incendio del sole morente lambiva l'orizzonte come se anche l'ultimo orlo estremo del cosmo fosse in fiamme. Sakamaner il bello, l'esploratore dorato, il difensore dell'altare di ciò che è vero, osservava dalle mura di Sumer le orde barbariche su carri armati di cannoni Fauser, i Rikatzler addestrati  cavalcati dai nomadi Askr delle steppe di Fine-bosco, i legionari delle paludi salmastre dalle ultime regioni del culto di Ashur-Zar; tutti avanzare per fare della fortezza sacra un cumulo di macerie.
Belar il santissimo, primo sacerdote di Ashur-Zar, signore del mattino, benefattore della specie umana, assiso sulle alte mura assieme a Sakamaner, discuteva di come tutto ciò che rappresentavano, uomini prescelti dal Dio, e palazzo sacro al culto, andasse preservato dall'attacco imminente.
- Noi difendiamo ciò che di vero esiste, dalle lontananze indefinite alla fine dell'universo al piccolo fiore che sboccia e soffia la vita. La fortezza come se racchiudesse tutto questo va difesa, con le unghie e con i denti, con l'ingegno e con l'infinita comprensione che Ashur-Zar ci ha dato dell'esistenza. Questo è il suo tempio e perderlo significherebbe la fine della specie umana per come noi la conosciamo. Terribile sarebbe l'ira di Ashur-Zar.
- Ma come - gli rispose Sakamaner - noi due, soli, contro 10.000 barbari eretici? Impossibile. Tutti sono fuggiti, tutti ci hanno voltato le spalle.
- Sciocco - gli rispose Belar -, se io pregherò nel tempio sotterraneo, e tu combatterai quassù, sulle dorate mura di Sumer, con l'aiuto di Ashur-Zar potremo farcela! Butta giù le scale, schiva i colpi mortali e corri con ardore. E la sacra fortezza sarà salva.
In Sakamaner la fede era forte, l'insegnamento impartitogli della dottrina di Ashur-Zar, il portatore di luce, l'unico vero Dio, era radicato in lui. Egli era il primo cavaliere del culto; non ebbe esitazioni. Corse in cima alle mura, si mosse di feritoia in feritoia, di torre in torre, da merlo a merlo, e saltò, lanciò, ributtò indietro e inveì contro il nemico richiamandosi ad Ashur-Zar.
I barbari, le tribù stanche e armate che volevano distruggere il culto del sacro Ashur-Zar, esauste da anni di tirannia da parte del clero, dapprima stettero a guardare allibite la furia di un sol uomo, dopodiché con ritrovato ardore ripresero l'assedio, come demoni crepuscolari.
E già la sera era matura che la roccia tremò fin nelle fondamenta al fuoco dei cannoni Fauser, le mura oscillarono, le torri gemettero, ma Sakamaner il bello, il dorato difensore di Ashur-Zar, persistette alla difesa.
Tuttavia trascorse il tempo, e la fortezza era perduta.
A notte inoltrata era persa ogni speranza di tenere le mura e Sakamaner corse via verso la cupola centrale, e da lì scendendone gli abissi fuggi nei sotterranei.
Nel basso tempio Belar non c'era.
Dov'è mai Belar il santo - si chiese Sakamaner.
Ovunque andasse per i sotterranei Belar pareva svanito.
Non era forse qui a supplicare il grande Ashur-Zar di prestarmi aiuto nella lotta? - si chiesa ancora Sakamaner.
Correndo qua e la, agitato dall'avvicinarsi delle orde rivoltose, Sakamaner notò una botola aperta. Vi scrutò dentro. L'arrivo dei nomadi Askr, preannunciato da grida feroci, che seppellivano vivi a testa in giù i servi di Ashur-Zar, lo convinse a scendere.
Era assai buio nel condotto, e trattandosi delle fogne - come poi scoprì - vi era un odore sgradito. Uscì all'aperto duecento metri dopo, in una conca coperta dove le falde della montagna su cui la fortezza era assisa si univano come in preghiera a formare uno stretto condotto dove la melma putrescente si infilava.
Dopo aver strisciato nei miasmi putridi scorse il purpureo esplodere dell'alba oltre la valle, e nella sua luce si guardò attorno.
Lì era Belar, sporco e agitato, mentre cercava di ripulirsi dopo aver a lungo strisciato nella sporcizia.
I due si guardarono. Non dissero nulla.
Poi fuggirono correndo, lasciandosi dietro un odore poco invitante.
Dietro di loro il sacro castello di Sumer veniva distrutto, con buona pace del culto, senza che nessuna tragedia in particolare colpisse i suoi distruttori.



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