giovedì 9 gennaio 2014

Il Beone che salvò il mondo




Caio beveva. Da qualche anno ormai.
Era arrivato al punto in cui, dopo 12 ore senza bere alcol, non aveva le visioni; non precipitava neanche nel delirium tremens: veniva direttamente circondato da dei super-mostri terrificanti!
Girava tutti i locali nell'estate italiana. Senza una meta precisa. Soldi non ne aveva.
Non aveva neanche molti amici. Da quei pochi che aveva, fossero anche semplici conoscenti, cercava di spremere una bevuta, anche un solo giro di alcol.
Dovendo spostarsi spesso, e a piedi, per effetto dello sforzo fisico non era mai completamente ubriaco: lo era giusto un po', quel tanto che bastava per continuare a spostarsi.
Quella sera - la sera in cui è ambientato questo racconto -, Caio salvò la specie umana, me, te, tutti, e anche se stesso - se mai salvezza esiste.
Era andato, Caio, dal suo amico... ma non importa il nome, basta dire che era un suo amico, anche se lo aveva visto si e no 3 volte, e che questo suo amico poteva procurargli qualcosa da bere.

Ora, apro una parentesi.
Alla fine della galassia, non proprio della nostra ma di una limitrofa, a circa 2000 anni luce dalla terra (più o meno) sta Rigel, una stella nana bianca, coi suoi pianeti orbitanti; uno dei quali, il cui nome cifato è intraducibile a meno di non usare centinaia di cifre del nostro sistema numerico, ma che noi chiameremo Alpha-Rigel, ospita una civiltà molto evoluta di grossi vermi spaziali. Essi non strisciano: fluttuano. La loro tecnologia ha annullato ogni limite della materia. Per primi, ma di questo nessuno sarà mai certo, hanno messo in pratica la teoria di Einstein, ossia che la materia non può viaggiare più velocemente della luce senza trasformarsi in energia.
Così loro viaggiano nell'universo, ma senza lo spiacevole disturbo di trasformarsi in energia (sarebbe nocivo persino alla loro forma di vita). Semplicemente isolano dei grossi cubi energetici, e li proiettano nel tempo sfruttando il principio di rottura-dello-spazio. Così che, 2000anni luce, spostandosi nel tempo, divengono niente, e la distanza si annulla, permettendo loro di essere ovunque immediatamente. La spiegazione è questa. O è un'altra. Che importa.
Ciò che importa è che quella specie evoluta necessita sempre di nuovi schiavi: ne vuole di intelligenti per affidare loro compiti elevati; di forti e un po' stupidi per i lavori manuali. E in generale ogni forma di vita, bella o brutta, forte o stupida, serve i loro scopi.
Così, da un momento all'altro, dopo milioni di pianeti esplorati, eccoli dare un'occhiata alla terra. E quella sera Caio stava proprio andando dal suo amico, o conoscente, o semi-sconosciuto occasionale, a scroccare un bicchiere.
Ed ecco arrivare nel loro cubo i due vermoni, che chiameremo - dato che i loro nomi sono intraducibili - A e B: fiondatisi dalla cosmolinea sub-spaziale che va dalla bianca Rigel all'umida Terra.

E così, Caio...
- Amico, mi devi offrire un bicchiere. Sai quant'è che non bevo, lo sai?
- A giudicare dal tuo odore direi da quando hai voltato l'angolo. Ad ogni modo togliamoci dalla strada, andiamo in un bar e prendiamo qualcosa. Comunque dovresti smettere, ti prenderà il delirio se continui così.
- Oh, mi ha già preso - rispose Caio -, vedo i mostri. Ma cos'è la vita se non una serie infinita di mostri? Meglio berci su.
- Si, certo. Beh vieni, sbrighiamoci.. ma...

Apparvero loro, in quel momento, nella via notturna, A e B, fluttuanti, azzurrini e leggermente fosforescenti, dato che l'ossigeno terrestre faceva riverberare di un lucore opalescente la superficie dei loro corpi.
Sapevano la lingua.
Conoscevano il modo di raggiungere i loro sensi.
Quello che non sapevano ancora molto bene, avendo solo osservato alcune loro comunicazioni, era come fossero fatti, che caratteristiche fisiche avessero e di cosa abbisognassero per vivere.
Così A chiese - Come si chiama la vostra specie? La vostra civiltà conosce la rottura spaziale per muoversi tra i mondi?
L'amico, o il conoscente di Caio, fate voi a seconda del significato che date alle parole, svenne subito.
Un fumatore appeso alla sua finestra, e che osservava la scena, si fiondò dentro e sbarro la tapparella.
Caio invece, come se niente fosse, rispose ad A - Ma che domande sono queste, scusa, e che modi. Tra l'altro è strano, perché le mie allucinazioni fanno molta più paura, e poi sembra avervi visti anche il mio amico qui, che ora è svenuto. E chi mi offrirà da bere, ora, dite un po!
- Vieni con noi, creatura, dobbiamo conoscerti. Solo tu, l'altra creatura sembra troppo debole. -  disse A, e B fece avvicinare il cubo.
- Ma c'è da bere? - chiese Caio
B disse di si. Caio non credeva davvero che ci fosse da bere, ma ormai tanto valeva entrare. Tanto era un'allucinazione, la sua stessa vita era tutta un'allucinazione. Al massimo avrebbe potuto lamentarsi. Così seguì A e B nel cubo.

- Allora signori vermoni giganti - disse Caio strascicando le parole -, il goccio che mi avete promesso?
B disse, nel suo linguaggio criptico, ad A - lo analizzerò
- Fai - rispose A -, di cos'è fatto?
- Di molte cose - disse B - una creatura complessa, ma la molecola dominante è una certa CH3CH2OH, la quale si trova ovunque, dalla superficie del suo corpo fino all'unico cervello. È dotato di intelligenza ma...
- Si -  lo interruppe Caio - proprio quella roba lì, l'alcol, quello che mi avete promesso. Dov'è?
A si assentò in un altro luogo del cubo. Tornò poco dopo con un contenitore colmo di un liquido giallastro.
- Bevi
Caio bevve.
- Amico, sarà pure un sogno ma questo nettare è degno di un Dio - e così dicendo ne buttò giù un altro sorso, appena mezzo litro.
A spiego a B, - al 50% è quella sostanza che lui chiama alcol, al 45% acqua, il restante 5% sono sostanze di cui ha bisogno per vivere, consigliatemi dall'omnibus galattico. Ora che è nutrito potremo osservare se è utile ai nostri scopi.
- Creatura - proseguì A - qual è il tuo nome?
- Senti vermone, vuoi sapere il mio nome? Ma è solo un nome, cosa vuoi che sia, qui, nel mondo dei sogni, il mio nome?
A insistette per saperlo.
- Va bene, va bene - disse Caio - estrasse un foglietto e vi scrisse il nome, poi lo diede ad A che lo afferrò con uno strano tentacolo emerso.
- Ed ora, per piacere, un altro goccetto.
Bevve ancora.
- Sembri intelligente e possiedi una volontà cosciente, creatura, ma hai capacità fisiche?
Caio beveva senza far caso alle domande.
- Corri - disse B -, corri lungo la superficie del cubo, dobbiamo testare la tua resistenza
- Ancora un goccio - chiese Caio
Bevve ancora.
- Bene, sono pronto a correre - partì, e dopo due passi cadde rovinosamente. Rimase fermo.
- Assurdo - fece A - appena due passi. E ora rilevo che ha perso del tutto conoscenza. Come se la coscienza andasse e venisse, e per giunta sembra anche insensibile al dolore.
- Così com'è - disse B - non ci serve a niente.
- No - gli fece eco A -, la sua specie è quindi del tutto inutile, ma possiamo portarlo ad Alpha-Rigel, è pur sempre la creatura più strana e inutile che abbiamo visto nel cosmo. Attirerà molti studiosi all'esposizione delle stranezze universali.
A quel punto Caio iniziò a russare. ZzZzZz-ngh - ZzZzZ-ugh - ZzZzZ-ikh
A e B si guardarono. - Non conosco questa lingua terrestre - disse A
B preparò il cubo per il ritorno alla stella d'origine senza fare altri commenti.

Così viaggiarono, e 2000anni luce si ridussero a niente, a nessuna distanza, ed erano su Alpha-Rigel.
Caio venne messo in una grossa teca di vetro metallico trasparente, con tutte le comodità utili alla sua specie, una enorme vasca di siero alcolico, e fu reso visibile da ogni visitatore del museo inter-galattico.
A volte si faceva persino il bagno in quella vasca, dicevano i suoi custodi. E probabilmente, ma questo lo dico io, pensò da quel momento di vivere in un bellissimo sogno d'ebbrezza.
Chiunque passasse poteva scorgerne il nome, scritto chiaramente sulla sua targhetta, ed era il nome che Caio passò sul foglietto ad A : il nome era "Beone"
E tutti andavano a vedere Beone, lo strano alieno incapace di fare due passi senza cadere, e tutti commentavano l'inutilità della sua specie. Si diceva addirittura che ne esistessero di più inutili, di ancora più deboli, difatti certuni esemplari svenivano all'improvviso, come raccontò l'equipaggio che portò Beone su Alpha-Rigel, senza alcun motivo apparente.
Lui poi, Beone, visse per sempre - dato che fu reso immortale - ubriaco e comodo, nella sua alcova.
E così i lontani abitatori di Alpha-Rigel, osservando Beone, ci credono inutili, e mai più tornano sulla terra in cerca di schiavi.
C'è poi da dire, e lo dirò, che, se mai tornassero, e potrebbero anche tornare, e tornare da me, da te, o da chicchessia, sarà molto meglio, per la salvezza di tutta la specie, farsi trovare ubriachi.

Nessun commento:

Posta un commento