lunedì 13 aprile 2015

Necromante

Ogni tanto mollo lì tutto e me ne vado a spasso col mio amico Necromante.
Necromante è un gatto nero, ma ha un'indole da cane. Per nulla infastidito dalla presenza umana si lascia seguire e risponde ai richiami, eredità questa dei primi giorni di vita in cui lo abbiamo, se così si può dire, addestrato a seguirci nel bosco.
Si sveglia dalla dormita pomeridiana verso le cinque, e guardandosi attorno sceglie il da farsi. Bosco o campo? Altopiano o giardino?
In quel momento ti avvisa: guarda che io vado! Mi segui o no?
Ma sì, certo che ti seguo, cosa vuoi che stia a fare qui, arrivo, andiamo. E si va. Nel bosco o per i campi. Prende sentieri strani, piste animalesche e guerriere, stradine inventate dagli elementi del bosco. Si guarda attorno con sguardo fiero, poi torna indietro e ti salta accanto; ha visto qualcosa, è dietro l'angolo dell'invisibile all'umano. Con Necromante tutto è spettralmente presente, un topo che fugge nell'erba, una talpa intimidita che sbuca da terra. Un merlo, un qualche uccellino.
Punta tutto e si lancia per osservarlo meglio. Poi torna e si rimette a fare strada. È sempre lui a fare strada, e io sollevato dal compito di prendere qualsiasi decisione gli cammino un paio di metri dietro.
Passiamo davanti all'altare di Pantarei, il Dio del bosco. Intanto che accendo il lumino Necro mi si rotola affianco. Penso lo faccia per coprire il suo odore alle prede che va cacciando.
Ho finito, e prendiamo la pista dei cinghiali. Per terra è tutto un susseguirsi di zoccolate e nasate, la terra sembra arsa. Sono basse le piste dei cinghiali, i rovi vi formano delle cattedrali silvestri. Cammino un po' curvo, ma Necro mi aspetta. Intanto morde una foglietta fresca. Poi arriviamo in un boschetto di pioppi con una radura in mezzo che sembra il pozzo dei cieli; non sarebbe male ora cadervi all'incontrario, precipitare fino al sole. Necro cammina su un tronco divelto da qualche demone del vento, ci sculetta sopra sospettoso. Poi si alza in volo un fringuello, si riposa, di nuovo vola. Necro lo guata concentrato, muove un po' la coda per darsi il giusto balzo. Parte.
Ma  è un attimo e l'uccellino è già nell'abisso che ci sovrasta, eppure Necro ancora eccitato torna indietro e salta addosso a me, come a dire "qualcosa ho preso, ho preso te!", poi ricorre sul tronco e sparisce in un ciuffo d'erba scura.
Mi avvicino a un laghetto, una polla piena di fango da cui escono strane bolle. Mi chino in avanti e le guardo. Una, due... scoppiano come galassie, vorticano in aria come mondi lanciati nel nulla.
Le fisso e scopro Necro a fissarle. Per lui sono solo cosette che si muovono, ne tocca una con la zampina. Poi si lecca e miagola. Vuole andare avanti, arrivare alla fine del bosco. Niente galassie, niente mondi, solo andare avanti fino a un'altra cosa da fare. Sono pragmatici i gatti.
Seguiamo il sentiero e arriviamo alla quercia capovolta. Lo scorso inverno è franata e ora ha i rami nel terreno e le radici puntate in su, verso il cielo. Sembra un grosso mostro lovecraftiano pronto a lanciarsi in avanti. Mi siedo un po' sotto la sua grottesca ombra, e Necro si siede davanti a me.
Ogni tanto si gira per annusare qualcosa, essere sicuro che tutto sia a posto.
Venendo giù dall'esile sentiero che scende dall'altopiano arriva Democrito, l'altro mio gatto.
Immediatamente si lanciano uno contro l'altro, due morsi e finisce subito in leccate. Demo si aggira come sempre sospettoso, colmo di iniquità come solo sanno essere certi gatti.
Ha un fare malvagio, deplorevole verso tutto e tutti. Ma si trattiene poco, ha sentito qualcosa e deve correre a perseguitarla. Si allontana quasi sul ventre, ha un'andatura da serpente, sembra strisciare di nequizia. Necro prova a guatarlo un paio di volte e poi torna indietro. Saliamo verso l'altopiano.
In cima, dove iniziano gli ulivi, c'è un cane spelacchiato con una pancia da alcolista e lo sguardo da baro. Si avvicina, ma a Necro non interessa assolutamente nulla.
Immagino Democrito che per venire giù deve aver fatto come minimo una deviazione di un chilometro. Necro gli va incontro come se manco esistesse.
Io ho un bastone, se da fastidio al gatto glielo distruggo in testa. Ma è un bravo cane, annusa entrambi, fa un paio di cose stupide, cose da cane, e poi si leva dalle palle.
Bene, andiamo. C'è un orto più avanti, e mi manca il contorno.
Non c'è nessuno, si può prendere qualcosa. Ma non c'è niente. In effetti, in questo mese... Prenderò dell'insalata, del rosmarino da trapiantare, questo mi sembra ben grasso. Magari due peperoncini che stanno seccando chissà da quanto. I carciofi li hanno già tagliati tutti, cazzo.
Intanto Necro gli lascia un ricordino davanti al carretto.
Ieri sera gli ho cucinato del fegato in padella e di roba da lasciare ne ha parecchia.
E poi torniamo indietro, sui passi del nostro viaggio.
Il ritorno è più breve, mi fermo giusto un paio di volte a urinare sulle piste dei cinghiali. Stanotte, con quei loro nasoni, sentendo il mio odore impazziranno. Andranno davvero in paranoia.
Andiamo alla radura, la radura abissale. Qui a maggio ho in mente di fare dei gran falò sotto le stelle. Ho già fatto il cerchio di pietra, le sedie coi tronchi. Necro sa, sa già tutto. È abituato sin da cucciolo a venire ai falò, sebbene tecnicamente cucciolo lo sia ancora. Compie un anno il tre maggio, faremo una gran festa. Si siede su un tronco e sembra quasi chiedersi dov'è finito il fuoco.
Ammucchio un po' di legna, sposto due cose. Basta, quasi quasi torno su.
Qui il legame si separa per ritrovarsi altrove. Necro ha ancora da fare, pisciatine, caccia, cose così. Non serve manco salutarsi, fa un giro attorno a me e si butta verso il ruscello, passando per la Tana del Dolore, un posto dove ho in mente di aprire i cancelli dell'inferno. Ma ne parlerò un'altra volta.
Lo lascio andare, mi piace che siano liberi di fare tutto i miei gatti, anche di farsi del male.
Perché no, dopotutto cosa sarà mai, se finiscono in qualche grana.
Alla fine tornano sempre, sono furbi quanto matti.
E dopotutto siamo solo una bolla che esplode, un frammento d'aria che si getta nel tempo.
Finisce il pomeriggio, e tornando verso la casa vedo le prime stelle. Anche le stelle stanno a guatare, come i gatti nell'ombra dei loro cosmi.
Che bello, mi rilasso sempre con Necro.

Non riletto.


Andiamo?

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