martedì 20 gennaio 2015

L'inverno che non c'è




La commessa della crai mi non-guarda in un modo strano.
Abbassa gli occhi, si volta con abilità. Persino alla cassa si guarda le mani e dandomi il resto si distrae sulla plastica del banco.
Ogni volta che esco da lì mi chiedo a cosa pensi. A cosa pensano le persone quando sembra che ci siano vicine ma non lo sono affatto? Probabilmente pensano al loro essere lì affranto.
Tornando a casa percorro un viale alberato, un pincio antico come la gente che lo borbotta defilandosi. Tutto intorno la campagna, a sinistra l'antico muro medievale che fiancheggia il cimitero. Me lo immagino sempre così il cimitero, marmoreo e innevato. Sì, sono un romantico.
In realtà anche i cimiteri sono ormai luoghi banali, fatti di plastica e grondaie.
Però fa caldo. L'inverno ancora non è arrivato
E non c'è nessuno, giusto quei due vecchi che si detestano fianco a fianco dondolandosi verso un bicchiere di vino che ormai sa di marcio. E un giovanotto col cane, che visto da qui potrebbe essere pure una donna. Da qui non fa molta differenza.
Anche il cane ha caldo. C'è ovunque un disagio infastidito, un guardarsi intorno esterrefatto.
L'inverno non è arrivato.
Sì, durante le notti più lunghe dell'anno ci i era illusi di un grande freddo incombente, di una bufera di chiudersi in casa a guardare la brace pulsare. Ma è stata un'inezia, un breve armistizio della stagione del tutto uguale.
Diceva Ungaretti che "le notti chiare erano tutte un'alba". L'anno senza stagioni è tutto un'ansia. Tutto uguale, tutto deluso e non mantenuto.
Non ha picchi, non prova emozioni. Come in un nirvana si allontana da tutto senza desiderare nient'altro, e cessa di mutare.
Quest'anno non c'è stata neanche la nebbia. Il che è singolare dati i livelli di umidità raggiunti.
Mi chiedo che tipo di danni stiano facendo, e me lo chiedo pensando a un mostro ributtante acquattando dietro all'angolo. Penso a loro come a quella cosa dietro l'angolo.

Davanti la fontana dei bambini che ridono e fanno pipì mi è venuto incontro il cane assieme alle luci del borgo che si ingigantiva davanti. Una ragnatela che non c'era mi ha sfiorato il viso.
Che enorme, grande e bellissima quercia alla fine di questo pincio. Sembra un cuore verde frondante. Che potenza, che slancio, non è forse questa quercia la cosa più bella che vedrò prima di arrivare a casa?
Da qui in poi solo macchine e asfalto. E neanche il conforto del freddo e del rintanarsi dentro se stessi per affrontarlo. No, invece fa caldo.
Un benzinaio. Una pizzeria. Un pizzicagnolo. Un bar chiuso.
Qui quando il bar è chiuso sembra un racconto di Lovecraft. Ecco, ecco dove vivo. Il mio paesino è una Innsmouth senza mare, una Dunwich senza boschi, dove tutto si ripete senza poter essere interrotto dall'orrore.
Eppure l'inverno è forte e si scaglia contro la metodicità e il ripetersi delle periferie esistenziali.
Solo che l'inverno non c'è, ed è colpa sua se nel pensarlo lontano inizio a fantasticare su questa e altre cose.
Ma almeno la birra l'ho presa.

~ Non riletto ~

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