domenica 21 febbraio 2016

A occhi chiusi






Chiudi gli occhi che ti bacio
ma domani devo lasciarti...

È una vecchia canzone dei Beatles, ci pensavo stamattina mentre andavo in giro. Se n'è sbucata fuori dal nulla e mi è entrata in testa. Ma il portafoglio? mi tasto subito la tasca. Da quando l'ho perso in un'estate di qualche anno fa ho l'abitudine di controllare con-ti-nua-men-te.
Non c'è. Guardo nello zaino. Non c'è. Cazzo. Dunque: sono stato in posta... dal  pizzicagnolo... alla crai... Ah! era a sinistra. Non ce lo metto mai, chissà com'è che... Va be', l'importante è che ci sia.
Ho come l'impressione che la gente oggi sia vestita a festa, sono tutti così eleganti. Che poi a pensarci bene sono io che faccio schifo, al solito ho gli abiti con cui ho dormito. Mamma mia, che disastro.
Ho dormito poco stanotte, chissà che faccia ho. Ma sì, che mi frega, posso mica badare a 'ste cose. A cosa mi debba realmente interessare, se devo dirla tutta, non l'ho ancora capito.
Ad ogni modo torno a casa. Devo tagliare la trippa. Ah! che bella trippa che mi ha dato il macellaio, piena di reticoli come piace a me. La faccio a listarelle, i pezzi più sottili li lascio interi. Impozzarli nel sughetto è un piacere. A sto giro, però: in bianco. Trito cipolle carote e sedano, faccio rosolare, poi alloro e salvia, peperoncino, un po' di brodo e avanti con la cottura. Mi siedo e aspetto. Blop blop blop. Senti come borbotta, è scontrosa... e domani devo lasciarti, e darò tutto il mio amore a te. Ancora la musichetta in testa. Na na na, trippa: chiudi gli occhi che ti bacio, Trippa. Ma domani sappi che dovrò lasciarti. No! non insistere, le cose devono andare così. Già. Un po' di sale. Tutto il mio amore, du du dum, lo darò a te. L'insalata, ti lascio, la taglio, ti bacio!
Bon, basta così, preparo l'insalata. Certo che le canzoncine del cazzo quando ti si infilano in testa sono una malattia. Affettiamo cipolla carota pomodoro e insalata. Sale e un'innaffiata di aceto nero, quanto mi piace l'aceto nero. È l'oscurità di Morgoth. Olio. Poco ma buono.
La trippa canticchia pure lei, ora si sta asciugando, fa plup plup pupsh. Lingue lovecraftiane. Hum, è ancora dura, aggiungo un po' d'acqua. Non mi piace frollata dal troppo cuocere, ma neanche croccante. Una via di mezzo. Tipo come quando tutto cade in macerie e tu tra l'impazzire o l'addormentarti scegli di far finta di niente. La via in mezzo.
Devo anche tagliarmi i capelli, che rottura di palle assurda. Non li sopporto i parrucchieri, ma ho già provato a fare da solo ed è venuto fuori un disastro. Vabbè vah, ci vado il mese prossimo. Procrastinare è un'arte. Oh cristo, m'è venuto in mente che tra neanche tre mesi è di nuovo estate. Un'altra rottura di coglioni mica da ridere. Caldo e sudore. Meglio non pensarci. Ma a cosa devo pensare? No dico, seriamente, su cosa dovrei concentrarmi? Tutto questo è ovviamente un esercizio di distrazione, un vaniloquio sul nulla. C'era, o mi pare ci fosse, qualcosa a cui non pensare, è che ora a forza di non pensarci ho dimenticato cosa fosse. Finalmente qualcosa che mi riesce. Assolutamente sì, fuori discussione che sia stato un successo.
La trippa è pronta. La mangio stasera. Ora non ho fame, dev'esserci un po' di stracciatella avanzata da ieri, mi finisco quella che basta e non mi serve altro. Ma tu guarda che roba che danno in televisione la mattina, come fa la gente a vedere certi programmi? Certo bisogna essere proprio disperati. Fermi un attimo però, io sono disperato ma non ce la faccio comunque a vederli. Servirà anche qualcos'altro allora, una disperazione ulteriore, della demenza. C'arriverò.
E ora che ho fatto in parte quello che dovevo fare, e non ho intenzione di fare altro, mi sdraio da qualche parte, e chiudo gli occhi. Mi torna in mente la musichetta ma la scaccio subito. Reset. Ne evoco un'altra. È un rumore di vento misto a pioggia, qualcosa rimbomba. Fa freddo, ed è notte. Qualcuno sta battendo sopra una cassa, sembra che la stia inchiodando. Nella cassa ci sono io. Pam pam pam! Quindi è così che ci si sente quando ti ci infilano. Bene, era anche l'ora, non se ne poteva più. Eccomi qui, ora ci sono, e tra un attimo, un istante, non ci sarò mai più. Devo trovare un ultimo pensiero, qualcosa che... ma cosa importa. È buio ma ci vedo, me ne sto qui spalancato sull'abisso e non cado, non cado, ancora non cado... chiudi gli occhi che ti bacio, domani ti lascio... No! che palle!
Maledetti Beatles, stavo benissimo laggiù infondo al nulla. Pazienza, comunque penso che resterò a occhi chiusi ancora per un po'. Solo un altro po'.

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