Ok, siamo in un bel locale, atmosfera tenue sull'antico e individui in sintonia. Sì parla, si parla bene, si parla anche tutti insieme. Ragazzi, che chiacchierate che si fanno quando si parla!
Prima ti dice qualcosa Anselmo - ah! Anselmo! che simpatico - e giù a ridere; poi Ugo, con la sua cultura - quant'è acculturato Ugo! - ti narra eventi e aneddoti; e c'è anche Maria, Maria che non è mica male e ci si parla anche bene. E tu, o io, fate voi, sei lì e ascolti. Ma ascolti davvero? mh? oi, ascolti?
Mah, i primi 20 secondi, facciamo un minuto. Poi..
Poi?
Eh, poi inizio a pensare a cosa devo dire. Ad Anselmo bisogna pure che lo faccia ridere, e giù a pensare una battuta. Con Ugo poi, lasciamo stare, lui è talmente intelligente che non posso ascoltarlo neanche mezzo secondo, devo da subito pensare a qualcosa di intelligente da dire anch'io, e chi lo ha il tempo per sentirlo!
E Maria?
Ecco, Maria la posso anche ascoltare, nel senso che so già che basterà farle un complimento. Il fatto è che di sentirla parlare ne farei anche a meno.
E così via, non è vero allucinazione uditiva?
Vero.
Mi chiedo spesso se sia davvero possibile dire qualcosa a qualcuno e fare sì che questo la recepisca, del resto ciò che dico è senz'altro recepito: ma come? Ora lungi da me addentrarmi nel relativismo dell'io pirandelliano - due palle...-, ma siamo onesti: che cazzo ce ne frega di quello che dicono gli altri?
Noi viviamo solo per soddisfare desideri, e anche nella comunicazione le regole sono le stesse. Apparire e trasmettere se stessi sopra ogni altra intenzione. Ci avete mai fatto caso, no? Ma sì, certo, siamo tutti sui social network. Ebbene, una volta... anzi, aspettate:
C'era una volta, tanto tempo fa, l'uomo. Ora, quest'uomo, viveva per poche cose ma buone. Gli piaceva fumare - specie al cesso -, accoppiarsi con le uome e mangiare. Mangiare bene.
Gli piaceva anche, accoppiandosi, pensare che tutto ciò che dava alla donna si trasformasse in qualcos'altro, come un figlio o giù di lì.
Poi, un bel giorno, non gli piacque più. Troppe grane, responsabilità e sacrifici. E così ha continuato ad accoppiarsi senza essere ossessionato dal generare altri se stessi.
Ma come continuare a seminarmi? - si chiese. Parlando, chiacchierando su di se come tra se e se - si rispose -, e giù a parlare parlare e parlare, anche se non si ha niente da dire. E se non si può parlare scrivere o farsi sentire in ogni modo, tutto pur di ereditarmi negli altri e far sì che anche io rimanga.
E così nacque il chiacchierone del presente, un uomo che addirittura si deprime se non riesce a trasmettere se stesso. E non ha tempo, appunto...
Non ha tempo per ascoltare.
Già. Perché ascoltando sono gli altri a seminarsi, e questa è pur sempre una lotta per la vita tra organismi parassitari. Così quando torno in quel locale con delle persone farò quello che devo fare, ossia mettermi delle cuffie mentre parlano. E se obiettano non potrò che ricordare loro che no, non mi ingravideranno con le loro riflessioni, non sono mica una troietta. E no. Se vuoi che ti ascolti come minimo devi farmi dei regali e dirmi che sono bello, allora magari qualche secondo di attenzione vera - e non socchiudere gli occhi e far finta - te lo posso dare.
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