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Alessandro Magno morì a 33 anni dopo aver conquistato un impero che si estendeva dall'Egitto dei Faraoni al fiume Indo, costruendo un ponte tra civiltà ellenica e regioni asiatiche che, culturalmente, dura ancora oggi.
Io a momenti ne ho 30, e non c'è verso che impari a rifarmi il letto. Voglio dire, ci provo anche, ma viene sempre fuori un qualcosa di visivamente aberrante.
Per carità (che brutto modo di dire, roba cristiana), non che voglia... anzi, ricomincio la frase daccapo.
Per Lugburz, non che voglia paragonarmi a un grande Re greco, e del resto tracciare paragoni tra noi e il mondo antico sarebbe forse ridicolo. Ma certo è che non si può fare a meno di rifletterci.
Che cazzo sto combinando nella mia vita?
Infondo sarebbe facile vivere se si potesse rinascere; ma così non è. Quindi è normale... ma no, non normale, è giusto... ma no, non giusto, è ovvio che uno passi almeno qualche secondo, qualche attimo, a riflettere su cosa sta combinando.
Che poi si sa, un animale in uno zoo per quanto possa essere bello farà sempre cose che appariranno ridicole, ridimensionate dal contenitore in cui si trova. E così noi, che in una società asfissiante e nauseabonda non potremo mai combinare niente di davvero valido.
Se non forse qualcosa di grandioso, di antico.
Ma certo, come ho fatto a non pensarci. È così ovvio...
Diventare uomini-bar! La massima aspirazione dell'italiano medio.
Tutte le sere passo davanti a un paio di bar, ma è solo uno che vedo bene, perché lo sorpasso a pochi metri. È un bar qualsiasi, come ce ne sono tanti. Bancone, barista, slot machine, televisore ecc ecc.
E tutte le sere ci butto lo sguardo.
Sono, devo dire, luoghi strani. A volte non c'è nessuno. Altre invece ci sono un paio di persone di qualsiasi età, che guardano la televisione.
Certe sere poi c'è la partita, e c'è un pienone da orgia dionisiaca. Solo che non gode nessuno, stanno lì nella penombra come ombre cinesi venute male, e fissano lo schermo.
Alcuni pascolano fuori: io le chiamo vacche da pascolo. Non possono stare fermi. Ma vanno e vengono, e dopo un po' si perdono altrove.
In realtà, in questo e altri bar, non ho mai visto nessuno divertirsi. Ci stanno e basta. Alcuni anzi sembrano davvero scoglionati. Per lo più consumano, o fanno consumare.
Se passo nel pomeriggio, certuni si siedono all'aperto e guardano passare le macchine. I più arditi alzano gli occhi al cielo, e qualche temerario fischia a un passante.
Ci sono anche i temerari nei bar, e in generale tutte queste attività le potrebbero fare benissimo anche in prigione, ma forse al bar si aspettano che arrivi qualcuno. Infatti molti ci vanno per l'elemento casuale, una cosa del tipo: chi incontrerò stasera al bar?
Quelli di ieri più vecchi di un giorno.
Qui i temerari non lasciano margini di dubbio: sperano di incontrare dei figoni. Gli arditi qualcuno con cui parlare. Gli altri si accontentano della televisione.
Questi ultimi poi sono i soggetti più interessanti, perché fanno al bar quello che fanno a casa: bevono e guardano la tv. Però stanno più scomodi, e spendono il doppio.
Sì, loro cercano senz'altro qualcuno, aspettano qualcosa.
Ma non succede. In realtà se non ci pensi tu, non succede mai niente.
Questi, coloro che guardano la tv, se anche arrivasse qualcuno, magari il suddetto figone, sarebbero troppo stanchi, apatici, e probabilmente farebbero finta di non aver sentito, seguiterebbero a guardare lo schermo.
Andare al bar per far finta di niente.
Infondo, poi, ci sono i giocatori, gli ebeti del video poker.
Essi, in realtà, non so bene se siano viventi o addobbi del luogo, e in fin dei conti poco importa.
Tutto quanto detto è una serie di attimi, una sequela di passaggi, una moltitudine di sguardi nelle vetrine del bar.
No, io non ci entro. Né in quello né in altri bar. Io riesco a far finta di niente anche senza entrarci.
Detto ciò, sarebbe un'ipotesi interessante fare l'uomo-bar nella vita. A livello professionale si intende.
Ma forse mi viene meglio fare quello che passa e non entra, e che si crea tutta una serie di impressioni. Probabilmente è anche più interessante.
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