Il paesaggio che vedo fuori dalla mia finestra |
In certe culture asiatiche dopo un grande dolore si cambia nome per rappresentare il fatto di non essere più quelli di prima, quale sarà ora il mio?
Ora, bisogna dire che, se non altro, l'estate ce la siamo lasciata alle spalle, e questo autunno piovigginoso promette un fresco e rincuorante inverno nemico del caldo e del sudare. Dicono anche che nevicherà.
A parte il tempo - che ha comunque la sua importanza -, gli aspetti che maggiormente contano, e che mi sento di far risaltare, sono altri. La salute, certo, e poi gli affetti, la situazione sentimentale, e perché no, anche come si sta mangiando in un dato periodo, l'economia personale, la passione a cui ci si sta dedicando, i progetti e tutto il resto.
Le palpitazioni al cuore e l'ansia, se Sauron vuole, sono passate. Un bel sollievo, non c'è che dire, e anche il sonno sembra come... restaurato. Il suo dominio non conosce più l'ostacolo della veglia; dormo bene e mi sveglio sereno. Questo perché, s'intende, particolari preoccupazioni non ne ho.
Non ne voglio parlare in maniera approfondita, ma ultimamente mi trovo molto bene con una ragazza, e se non si tratta di amore è comunque una forte sensazione. Lei, si capisce, ricambia, e cosa potrei chiedere di più?
Con gli amici ci si diverte sempre, senza zone d'ombra o allentamenti nei legami, si beve e si va in giro tutte le settimane, ci si consola a vicenda di eventuali magagne, e quando poi torno a casa trovo, non una situazione idilliaca, ma quantomeno un calo della tensione coi famigliari. Ma questo meriterebbe un approfondimento a parte.
Soldi non ne ho molti, ma ho avuto la fortuna di trovare un lavoretto che mi permette di poter racimolare quel che basta a pagarmi gli svaghi senza peraltro portarmi via troppe ore, così che anche di leggere ho il tempo, cose nuove e stimolanti, senza che subentrino mai cali di concentrazione o periodi in cui il solo approcciarmi al pensiero provoca scosse cerebrali.
Con l'aria fresca è tornato anche l'appetito, mangio di gusto e mi concedo, nei limiti del possibile, leccornie e prelibatezze ricercate. Ora ho un peso ideale, né troppo magro né troppo grasso, anche un po' di fiato m'è tornato, poiché senza ansia fumo meno, faccio attività fisica, lo sforzo dissipa i pensieri, la mente si libera, il fitto nulla va dipanandosi lasciando spazio a riflessioni colorate e trasparenti nella loro tranquillità.
La tensione all'oblio è scomparsa. Il mondo pare ora ai miei occhi un luogo meno aberrante, e sebbene dentro di me sia costante la consapevolezza della gravità di esistere, ci penso meno, ho un passo leggero, una saggezza cangiante finalmente acquisita, una marcia lenta per godermi il paesaggio, occhi splendenti per ammirare lo slancio delle cose, e angoli profumati per rinchiudere i miei desideri, che sono sempre gli stessi, e in fondo avendo quasi tutto quello che mi serve non sono poi tanti, e in un certo senso se tutto restasse così com'è potrei farne a meno.
Sì perché, finalmente posso dirlo, le cose come sono mi stanno bene, e anche col bere... Ora bevo meno. Certo, il piacere di una bevuta, anche coraggiosa e abbondante, non me lo levo, ma tutto si ferma lì, e anzi certe volte non ne avverto più nemmeno la necessità.
Altri vizi particolari non ne ho adottati, né mi tentano; ombre dentro di me non ne avverto, non di enormi, nulla che le cose belle di cui ho la fortuna di godere non riescano a dissipare.
Non sono mai stato insicuro, sebbene a volte ne avessi motivo, ma recentemente, poi, riesco a essere sicuro di me sentendo pienamente come questa sia una situazione meritata, nient'affatto frutto di convinzioni personali, sicché anche nei rapporti con gli altri - tutti gli altri -, archiviate determinate indecisioni, risulto più sciolto e piacevole, come allo stesso tempo mi vanno più a genio quelli che incontro.
Medicine non ne prendo più, risolto il problema del vivere male ora anche la depressione rimpicciolisce, striscia come un'ombra al mattino verso gli angoli scuri da cui è nata, la tengo a bada, è domata, se non proprio vinta quantomeno avvilita, e col sollievo che è proprio di una impresa del genere posso finalmente dirmi, se non felice, vicino alla felicità, che vedo essere lì, a portata di mano, giusto un po' aldilà, oltre il confine che voglio varcare, lontana dal baratro da cui sono emerso, un po' più al largo della riva dove mi trovo, ma ho davanti un mare calmo e so nuotare.
Il cielo è blu e l'aria è pulita, buona da respirare, da soffiare fuori dalla bocca per vederla condensarsi in nuvolette di vapore sbrilluccicanti; le mie ferite sono sane; le cicatrici rosee e morbide; nulla fa più male. Il futuro è un fantasma distante la cui paura è divenuta accettabile, il presente fattosi acquiescente non spinge più la mia anima nel buio, e il passato ha smesso di urlare nelle orecchie.
Ho visto una mappa dell'universo, con le galassie, i soli, le sfere lontane, e tutto sembra così bello, così magico. Dirò di più: non pare tutto avere senso, finalmente un senso?
O così oggi mi pare. Hahahaha, ma che giorno è oggi?
E cos'è meglio, una felicità a buon mercato o una sofferenza che eleva?
E cos'è meglio, una felicità a buon mercato o una sofferenza che eleva?
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