mercoledì 18 maggio 2016
La dolcezza dell'abisso
Il mese di maggio, nella Cina meridionale, sugli altipiani ammantati di nuvole crescono i papaveri, e il mondo sembra soffice visto da lì, pare sognarsi. Seduti sotto a un salice raccontavamo le storie del tempo passato, e i maestri che illuminarono il mondo ai tempi dei nostri avi ci raggiungevano lassù, come sognati.
Il Buddha, parlava mio nonno, raccontò una parabola proprio qui, seduto sotto questo salice, e tutte le cose si piegarono a sentirlo, come un fiore si piega al sole, e così facemmo noi ad ascoltare mio nonno.
Un uomo camminava lontano da qui, in un campo pianeggiante, quando si avvide che una tigre lo guatava. Spaventato corse via, inseguito fino all'orlo di un burrone.
Non sapendo cosa fare, si aggrappò alla radice di un albero dalle foglie d'oro lasciandosi penzolare nel vuoto.
Ora, lì appeso, guardò in alto, e la tigre lo fiutava, e guardò in basso, dove un'altra tigre lo divorava con gli occhi. Solo l'albero dorato lo teneva appeso alla vita.
Due scoiattoli, uno bianco e uno nero, iniziarono a rosicchiare la radice.
Una fresca brezza gli scompigliava i capelli, voltandosi notò una fragola rara, cresciuta sulla parete del baratro.
Afferrò la radice con una sola mano, e con l'altra spiccò la fragola dal suo nido. Poi la mise in bocca: com'era dolce!
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