venerdì 25 settembre 2015
Il Nulla
Meglio sciapo che salato, mi ripeto, assaggiando questo petto di pollo in padella: non sa mai di niente, qualsiasi cosa ci metta, pomodorini, alloro, rosmarino, peperoncino, curry, aglio, o qualsiasi altra diavoleria, niente, non sa mai di niente. C'è poco sale? meglio, il sale si può sempre aggiungere. Il problema è quando ce n'è troppo. Allora, in quel caso, cosa devo fare, sciacquare il cibo sotto l'acqua? Mh, sì sì, meglio sciapo. Meglio che non sappia di niente. Il sapore va bene anche posticcio.
E dunque, così, non sa proprio di niente, è sciapo, insipido, come questa giornata, come tutta la settimana. È una settimana, questa, che pare cucinata da un iperteso, e anche da un diabetico: qualsiasi gusto, ogni sapore è stato ucciso. Ci si limita a nutrirsi per restar vivi, e così questa settimana cosa ho fatto se non limitarmi a restar vivo? Come mi è venuto tutto a noia.
Perlomeno, voglio dire, perlomeno piove, il caldaccio è defunto; fa anche notte prima.
Ma che dico poi, bah, quand'è così mi pare di impazzire, ti vengono in mente le cose più strane, ma è mai possibile che me ne stia, qui, sul divano, coricato, a occhi aperti a pensare a quella cosa? proprio ora, così, dal niente, pa-ta-bum!, se n'è sbucata fuori. Dove se ne fosse stata finora non si sa, è un mistero. Eppure ora è qui, mi cammina in testa, ride di me e va su e giù, e mi dice, ecco, non tanto che io ho bisogno di lei, quanto piuttosto che così non va, che proprio ci vuole un cambiamento, e altre cose del genere. E non se ne va. Cambiare? ma che forse posso cambiare all'improvviso?
Così mi alzo e provo a far qualcosa: ma ho in mente una stregoneria e più provo a scrollarmela di dosso più mi pare d'esser scemo e stregato. "Sono qui!", mi dice, "non me ne vado!".
Senz'altro è la noia: dà strane vertigini la noia, riesuma putrefazioni mentali. Eppure no, quella lì è tutto meno che putrefatta, tutt'al più lo sono io, qui, su questo divano. E poi al diavolo, dovrei proprio buttar via tutto, ricominciare daccapo: ma che forse ci si può bloccare, così, tutto un pomeriggio, a pensare a un viso: anzi nemmanco a un viso, a un sorriso: s'era mai sentito niente di più ridicolo?
Persino un giovane Werther mi riderebbe in faccia. Mi direbbe, ecco sì, mi direbbe che debbo far qualcosa, e che proprio a vedermi così prova pena e anche un po' di.. come dire: mi darebbe un calcio, eccome se me lo darebbe.
Ma poi del resto ho già provato, leggere non mi va, studiare neanche; quand'è così, parola mia, fortunato chi gli cade un fulmine in testa, che almeno quello lo si può maledire: ma io con cosa posso prendermela?
A volte, quando ho proprio bisogno di smettere di pensare, faccio finta che un mio caro amico sia morto, e di trovarmi al suo funerale. Che dolore, e come siamo tutti commossi; ci si stringe e persino il più duro piange, e allora sì che viene tutto fuori, il pianto: quant'è liberatorio.
Ma ora, che dire, neanche di pensare a quello mi riesce. Niente, quand'è così c'è solo da bere. Ma stasera manco se ne parla, e anzi: prima di parecchi giorni niente da fare.
E allora eccoci qui, io e lui (lui il mio pensiero, s'intende): modo di evaderlo non c'è, qualcosa da fare non ce l'ho. Soluzioni? Nessuna.
Ma sì! mi ammazzo! Così poi non ci penso più. Nel senso che non penso proprio più a niente... no, no, neanche uccidersi si può. Vediamo di sopportarlo, e parimenti di sopportarmi. A che pro deprimersi, ossessionarsi, dopotutto?
Lei è sempre lì che mi sorride e passa e ride e a un certo punto passa e neppure mi guarda più ma io so che ride, non la vedo in viso ma ride. E Lei è ovunque, è dappertutto, e che io me ne stia qui a marcire o che me ne vada in mezzo ai venti Lei mi seguirà, perché è dentro di me. Oh suvvia poi, nulla di quello che scrivo è vero, sono solo stanco e impressionabile, e rimescolo inopportunamente i ricordi. Se solo potessi resettare il mio cervello e non conoscere più nessuno, se solo potessi farlo, non mi seguirebbero più, non mi sveglierei pensando a nessuno, non sarei distratto in nulla da un bel niente. Via via, sono solo impressioni di una persona annoiata, pensieri insipidi. Che sarà mai.
Mi ripeto, dico a me stesso: non è niente. Niente. Questo niente non lo conosco, in realtà nulla conosco.
Lei mi abita dentro, mi percorre senza pietà. Un giorno mi schiaccerà del tutto senza accorgersene, e finalmente potrò cadere senza fine. Ora ha quel volto, prima ne aveva un altro, domani ancora lo sa il diavolo con quale volto verrà a trovarmi, ma sotto la sua bella pelle, sotto quel sorriso che t'innamora, c'è un mostro che squarta e fa a pezzi, che si è messo in testa di suicidarmi per disperazione. Ma perché non può uccidermi adesso, ora?! È necessaria quest'agonia?
Ma dopotutto è solo noia, noia e tristezza; qualche ferita al cervello che non si rimargina. Non è niente, assolutamente niente. È niente, un niente che divora.
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