Gattini annegati |
-Allora senti, secondo me per fare l'arrabbiata ci vogliono le penne. Per forza. Ci fai gli spaghetti, ti ammazzo. I fusilli, prima ti torturo e poi ti ammazzo. Se ci fai, che ne so, gli ziti? ti ammazzo pure la famiglia.
- Bah bah - mi diceva la vecchia, ondeggiando la testa. E continuava a borbottare - Una pasta vale l'altra, che sarà mai! la vita è dura e una pasta vale l'altra.Queste discussioni andavano avanti da mesi, da quando, cioè, mangiavo a casa di quella vecchia contadina incattivita dal tempo e dai campi. Non le interessava che parlassi spesso di uccidere e fare a pezzi, però le sue opinioni sulla pasta che è tutta uguale me le doveva proprio ruttare in faccia.
A me in fondo interessava poco purché si mangiasse. Ma per principio dicevo sempre la mia. Lei la sua. Non cambiava niente.
In primavera era peggio perché si era tutti più nervosi per il cambio di stagione, così le discussioni peggioravano. Non le stava bene che scartassi il tonno dalla pasta.
- Mangia pure il tonno! - mi diceva.
- No!
- Ma perché no?!
Perché no? non lo so neanche io perché separavo tutto, potendo avrei separato anche l'olio dalla pasta per berlo a parte ma non si poteva. Lo facevo per tigna. Avevo una mente scomposta che intendeva separare ogni realtà tangibile dall'altra. Ce l'ho ancora, al diavolo.
- Perché... perché no. Mangio come mi pare.
- Io all'età tua c'avevo già un centinaio di porci nella stalla qua dietro e mangiavo scalza, ma che ne sapete voi.
Mi stufavo di rispondere e pensavo solo a mangiare prima di tornare a lavoro. Un giorno, mentre ci perdevamo nelle solite chiacchiere, dalla porticina che dà sull'orto si affaccia un gatto nero.
- Froshti! - urla la vecchia.
- Eh?
- Si dice così ai gatti, Frosthin!
- Stai solo inventando parole a caso. Poi è Froshti o Froshtin?
- È uguale è uguale, capiscono lo stesso e vanno via. - disse, facendo un cenno con la mano. Come a dire che la questione era chiusa.
Ma il gatto era sempre lì a fissarla. A fissarci. Sembrava non capire cosa avessimo da spartire io e la vecchia. Quando glielo faccio notare la vecchia gira nervosamente la testa e sbuffa. Sembra indifferente. Subito dopo si alza e accenna uno scatto rabbioso verso la bestia. Questa sparisce. Ma continua a guardare dentro casa dall'erba alta ai confini dell'orto.
- Ha fame - le dico - dagli qualcosa.
- No, gattacci, Froshti! puah!
- Coi gatti ci vogliono i fusilli - le dico.
- Eh, via, bisogna ammazzarli prima che crescano - risponde la vecchia. Non dice che li ha mangiati ma so che un tempo lo faceva. In guerra si può fare tutto, è una regola che non cambia mai.
- Sì, ammazzarli. Si faceva una volta ma ora non si fa più - le rispondo.
- Si fa si fa.
- Nah, non si fa più - Insisto.
- Ti dico che si fa. Via, Froshtin! - e agita il pugno verso il gatto nero. Fermo, immobile nell'erba. Attentissimo a tutti i nostri gesti.
- Oggi se fai del male a una bestia vai in galera. Per dire, se ti sbudello e poi vado al mare forse mi danno un paio d'anni e dello xanax. Ma se ammazzo un gatto... però forse se lo mangio non mi dicono niente. Possiamo mangiare un gatto domani? - chiedo io.
- Non ti piacerebbe. Non vi piace niente a voi giovani. Poi quella è una gatta.
- Ma cosa... non è vero. Basta che azzecchi la pasta. Per me ci vanno le penne. O i bucatini. Bucatini al gatto, porco di quel mondo bastardo che abito! - Continuo a mangiare. Poi, come se il cervello lo avesse recepito in ritardo, le chiedo: - Come sai che è una gatta?
- Lo so - mi fa. - Lo so perché le ho ucciso i figli e cerca vendetta.
- Come come, racconta. Quando non ci sono sbudelli gatti? Peccato che hai, quanto, duecento anni? altrimenti saresti il mio tipo. - Dico, ridendo, mentre agito un coltello facendo versacci con la bocca. Mi fa male anche un dente quindi impreco orrendamente. Anche la vecchia impreca perché le fa male solo il diavolo sa cosa. Il discorso muore lì. La gatta, pazza di concentrazione, continua a guardarci dall'erba alta dell'orto.
Il giorno dopo a pranzo continuo il discorso.
- Allora vecchia pazza, dimmi un po', come li ammazzi i gattini?
- Li sbatto. - mi fa.
- Cioè te li fotti?
- Sentilo, sboccato! Li sbatto al muro.
- Eh, via. Non ci credo mica. E che sei, una bestia?
- Qualcuno deve farlo.
- Fai sterilizzare la gatta.
- Quella è una strega e non si fa acchiappare. Allora per forza li devo uccidere. Li trovo cercando nei campi li infilo in un sacchetto e via, li sbatto - dice la vecchia, mimando un sacco sbattuto contro al muro. E poi verso la gatta che spiava nuovamente dalla porta: - Froshtin! via frosh! viene a cercarli perché stamattina presto glieli ho presi, viene! li rivuole.
- E dove li hai messi?
-Di là in una scatola. Poi li annego al torrente.
- Ma dai porcamadonna, non si fa. Li hanno fatti vedere una volta in una puntata di tom e gerry. Tom stava in fila ai cancelli del paradiso e c'erano questi gattini bagnati che entravano senza neanche essere controllati.
- Si può sapere di che cazzo parli?
- Della pasta da usare coi gatti, vecchia pazza.
Poi ho ridato i gattini alla madre. La vecchia bestemmiava forte e si grattava la fica. Io ho fatto un rutto. I gattini sono spariti nell'erba alta. Che il diavolo se li tenga stretti i gatti.
- La carbonara si fa con la pasta lunga - dico. - Chi ci fa le penne andrebbe sterilizzato.
- Froshti! - fa la vecchia. E alza il pugno verso il cielo. - Froshtin! a Dio e alle anime sante! Pure cristo bisogna sbatterlo dentro un sacco!
Ascolto distrattamente. Penso a cristo dentro a un sacco. Coi gatti.
- Anzi, ti dirò di più - continuo. - Se con la carbonara ci fai le farfalle, allora non so... non saprei come reagire. Forse, di una ragazza, potrei innamorarmi.
Froshtin!, froshtin fa la vecchia.
Vedo l'erba scura muoversi nell'orto. Poi lentamente inizio a separare il tonno dalla pasta. Il pomodoro dal tonno. L'olio dal pomodoro.
La vecchia pensa a quando scopava tra i porci nella stalla.
Nessuno dice più niente.
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