lunedì 4 settembre 2017
Solo noi, solo io.
Le persone, solitamente, hanno degli amici, gente con cui escono per fare cose. Spesso queste cose sono molto noiose. Si va a mangiare una pizza. Poi si va in qualche merdoso locale pieno di imbecilli ad ascoltare musica di merda facendo finta che sia del tutto normale stare lì a guardarsi come degli idioti operati al cervello mentre si parla di stronzate così aberranti che fanno vomitare sangue. Poi si va a fare un giro al centro commerciale.
Insomma, la vita sociale di molte persone, di quasi tutti, è una vera cagata sotto il sole d'agosto. Gran parte dei maschi cercano di fuggire a una così miserabile vita sociale scopando. Le donne divengono né più né meno che una fuga dai propri merdosi amici. Amici, beninteso, totalmente casuali. Avete presente quei dannati giochini che si trovano nelle uova di pasqua, quei cazzo di giocattoli buoni neanche a cavare un occhio a un migrante in stazione? però li trovi nel cazzo di uovo e ci giochi lo stesso. Bene, per molte persone gli amici sono la stessa cosa. Se li trovano per caso, in una fottuta aula di scuola o nel miserabile quartiere dove sono cresciuti, e via, per tutta la vita escono e giocano con persone che non hanno minimamente scelto e delle quali non riusciranno mai a liberarsi.
Così finché o sei troppo stanco per uscire di casa o una donna non ti taglia le palle inchiodandoti a un divano a fare le stesse maledette insulsaggini che facevi coi tuoi amici, vedere partite e ridere per delle battute da ritardati.
Mi fate tutti schifo, questo ve lo volevo dire.
Io ho sempre avuto i conati di vomito dall'ano al solo pensare di avere una vita sociale del genere. Le cene tra coppiette, il vestirsi come degli ammassi di diarrea parlanti e il deambulare come cadaveri semi-senzienti in locali che farebbero sanguinare gli occhi a chiunque abbia un minimo di materia cerebrale - tutte queste cose mi disgustano come cadaveri decomposti. Le persone sono solo cadaveri decomposti sotto una tempesta di merda e piscio.
Io non ho amici del genere. Io e i miei amici (la parola amico non significa nulla, la usano solo i ritardati. Io qui la userò per brevità) a queste persone gli spacchiamo il culo. Li leghiamo a dei pali e lentamente infiliamo loro su per il culo tutta la disgustosa realtà delle loro esistenze da cani e da froci.
Intanto la banalità tra noi non è in vigore. La banalità la lasciamo agli altri, alle merde che ridono nelle foto e fanno pensieri felici. Anche la felicità è bandita. A che cazzo serve essere felici? è un illusione che serve solo ai bastardi rotti in culo che non hanno ancora preso abbastanza botte dalla vita per capire che prenderanno solo e sempre botte. Se vedo uno col cappellino e la camicia auaiana o come porcamadonna si chiama io gli sparo in testa. Non posso ma vorrei farlo. Non mi fa paura la galera ma è solo che ci sono troppi negri. Del resto del vestirci poco ci interessa, sappiamo noi come ci si veste, che cazzo vuole saperne chi segue le mode o si cura del giudizio dei mongoloidi che pascolano ovunque. Iniziamo a dire che già mi gira il cazzo doverle precisare queste cose, dovrebbero essere iscritte nella roccia eterna e chi non le sa farà meglio a estinguersi con tutta la sua razza:
- ridere è vietato, a meno che non si rida di cattiveria
- un discorso che sia al di sotto del "Nietsche ha detto" o "sarebbe ora di ammazzare questo e quello" non serve a niente
- Cioran docet: se una cosa non è straziante è inutile
- vivere è un peso che solo momentanei momenti di incoscienza possono sollevare
- l'estremismo è l'unico modo di esistere. I moderati sono biomassa e mangime per cani
- le donne vengono sempre dopo
Poi vediamo di andare un po' avanti con della semplice prosa. Gli elenchi troppo lunghi sono per subumani. I pensieri felici vengono solo dal male. La tolleranza è una fiaba del passato che si raccontano ancora solo i bavosi e schifosi servi del tutto uguale: la tolleranza non può esistere. La tolleranza verso chi non è ontologicamente simile a noi significherebbe ammettere che accettiamo la loro esistenza. Questo non potrà mai essere. Loro, gli altri, non dovrebbero essere. Se ci va di dire una cosa la diciamo. Se vogliamo esprimere con ferocia le nostre idee le esprimiamo. Chi non ha idee non dovrebbe uscire di casa. La cultura è fondamentale, per odiare il mondo bisogna conoscerlo. Gli ignoranti valgono quanto i negri. L'abisso più nero è la nostra patria, Lovecraft e Howard i maestri del buio che noi adoriamo. L'ideologia è morta? tua madre e la sua fica necrotica sono morte, l'idea non può morire. L'individualismo è l'ideologia di chi ha il cervello morto. Noi porteremo il terrore nel pensiero debole di questi ignobili animali. Il nichilismo è accettabile, purché non sia complice di questo mondo. L'ateismo è una merda ma va bene se ti allontana dai falsi dei della polvere. Consumare nei pub mi dà il voltastomaco e preferirei fottere con mia nonna piuttosto che stare intorno a un tavolo a parlare di macchine e panini. I panini te li infilo nel cervello, noi violentiamo la notte nei suoi recessi d'incubo, navighiamo le spaventose rotte di un mondo in sfacelo, abdichiamo a tutto ciò che ruminano e ruttano gli omologati delle macerie per combattere coi fantasmi e i demoni del passato, su scogli anneriti dal fumo e vette leggendarie. Se abbiamo un credo, è non credere a questo mondo. A chi vi crede noi non possiamo credere. A chi si rende complice di questa realtà noi diciamo: muori. A chi non comprende la nostra posizione noi diciamo: apri gli occhi. Emaniamo un rancore più antico del mondo, un odio che nacque con le prime stelle. Aberriamo tutte le limitazioni dello spirito, ogni conformismo vomitato dai media, il perbenismo dei cristiani, tutti i cristianesimi abortiti dalla malattia della polvere, le ideologie della falsa speranza, la speranza che giunse dal tutto uguale.
Io defeco sulle idee del giorno e faccio un mantello con la notte, mio abito e mia amante. Io e i miei sodali non abbiamo bisogno della realtà: noi siamo la realtà ulteriore che distrugge e assimila questa, siamo l'equilibrio tra dioniso e apollo, l'ebrezza dionisiaca e il quieto sogno dell'apollineo; siamo Naat l'oscura dove negromanti sospirano incantesimi di morte e distruzione; siamo Hyboria, dove i primi uomini piegarono l'acciaio e ne fecero un affilato terrore. Noi siamo la morte e la resurrezione: di altre morti. Nulla sopravvive al mondo, eppure noi non moriremo mai, come in un racconto di Lovecraft, e in strani eoni le nostre risa sprezzanti continueranno a prendersi gioco di questo fottuto universo che sa solo esserci ostile, e verso il quale noi esplodiamo in una risata e in un gesto di provocazione, e poi beviamo, alla faccia delle stelle, del cosmo, dei morti che camminano, agli dei che ci sono ostili e a quelli che ci ammirano osservandoci da quel luogo che non esiste. Noi invochiamo il niente perché bastiamo a noi stessi, ognuno ha la sua ideologia ma tutte si fondono in qualcosa che sappiamo essere necessaria e immediata. Quando il mondo finirà in una palla di fuoco e brace puzzolente, noi saremo lì a guardarlo dall'alto in basso, perché siamo la vetta, e in basso si contorceranno gli inutili, i mal-nati, e non ci sarà pietà, non ci saranno sentimenti se non quelli che sorgono dall'aver vinto. Siamo il carro da guerra degli ariani che straziò un mondo sciocco di giovinezza. La falange che ordina le cose, la tetra legione composta da incubi innominabili e denti lordi di sangue che mutila i fasulli sorrisi e sconfigge l'orribile massa.
Se la realtà è una merda noi siamo un'altra realtà. Se il mondo ha perso la strada noi siamo la strada giusta. Siamo un sentiero oscuro abitato da ombre. Siamo il tunnel verso l'inferno. Siamo noi, gli unici, i signori della notte, i maghi di un sapere segreto, gli ultimi, gli indomabili.
La vita è un carro che carica morti e non si ferma mai. Noi guidiamo quel carro, e siamo pazzi.
Poi arriva la Notte. Quindi ecco un altro giorno. Da qui riprendo.
A me, vedete, non mi sta per niente bene andare in giro e vedere che un gruppo di persone ridono e si divertono. A voi sta bene? A me manco per il cazzo. Bisogna proprio che li distrugga in qualche modo, devo prendere il loro piccolo mondo fatto di caccolose illusioni e pensierucci morbosamente ridicoli e nauseanti e ne faccia un gran rogo. Questo è quello che debbono fare i sodali quando escono in gruppo: ridimensionare la realtà secondo le loro esigenze. Ora prendiamo ad esempio un gruppo di trentenni che vanno a mangiare al cinese insieme. Cosa stanno facendo, a parte mangiare intendo. Osservateli. Essi si spendono in discorsi così miserevoli che il solo sentirli mi provoca reazioni allergiche potentissime e giramenti di coglioni mitologici. Attività sportive viste in televisione, lavorucci, come scopano, chi si scopano, cosa stanno mangiando per evitare di morire a cinquant'anni (mentre dovrebbero morire lì sul posto), l'arredamento di casa, le loro stramaledette famiglie, e poi che fa caldo, che fa freddo, ed è ora di pagare il conto al nano cinese maledetto che puzza di cantina senza che nulla sia accaduto. Dovete subito venire con me mitra in mano a fare così tanti buchi in quei dannati corpi da renderli irriconoscibili per sempre. Devono seppellirli un pezzo alla volta.
Del resto volevo provare a concentrarmi su me e i miei amici, così come ho deciso brevemente di definirli. Ma voi che amici avete, con chi uscite? Io ho l'impressione che la gente badi più a quale telefono comprare che a chi frequenta. I contatti umani, per Mordor, sono quasi tutti casuali. Vada per quelli sul lavoro che bene o male bisogna sopportare. Ma gli altri, madonna spiaccicata sul parabrezza, ve li volete un minimo ricercare?
Sono passato vicino a dei bambini e li ho visti già cadaveri. Volevo anche schiacciarne uno col tacco degli stivali. Ho anche l'impressione che tutte le persone che ostentano severità non abbiano idea di cosa stanno facendo. Anche loro servono un grande Vuoto. Siamo tutti appesi a una pura formalità.
Notte.
Giorno. Sono giorni febbrili. Non ho riletto cosa scritto sopra e non intendo farlo. Tuttavia penso di dover tornare su di un argomento, ossia su come ci si costruisce un sano spazio sociale in cui barcamenarsi alla meno peggio in questa esistenza deficitaria da ogni punto di vista. Se la vita ha deciso di farci a pezzi - e difatti è questo ciò che fa, giorno dopo giorno - è bene fare a pezzi la vita. Una semplice reazione d'odio e di cieca rabbia. Ora, se nulla ha senso, e il male domina la materia, scegliere di essere dei moderati equivale a fare la peggior scelta possibile, è un po' come decidere di auto limitarsi in nome di qualcosa che ci hanno detto essere giusta. Ma voi lo avete un amico equilibrato che parla sempre di cazzate del tipo la carne rossa fa male o i superalcolici vanno bevuti con moderazione? Ora, ditemi, cosa me ne devo fare di queste persone, non so, ditemi voi, davvero, stiamo finendo nel sole a milioni di chilometri al secondo e mi vengono a dire di cuocere bene la carne di maiale altrimenti mi viene la peste. La verità è che sono tutti malati, stanno tutti malissimo. Però ora ho sonno, devo dormire.
Notte.
Giorno. Sto male. Ho sognato di essere in mezzo ai miei amici e di parlare veloce e forte e sempre più veloce e fortissimo, e tutti mi stavano a sentire e le ragazze anche e poi ridevano e i miei sodali erano armati ed è arrivato un tizio morto e io gli ho detto "hai la pelle che sembri un cadavere" e anche lui ha riso e tutti ridevano. Il tutto in camera di mio zio quando avevo otto anni. L'ho riconosciuta perché sui muri c'erano i poster della wehrmacht. Un turbine di facce note cadaveri e soldati tedeschi. Al risveglio avevo sia caldo che freddo. Ho riflettuto molto su quanto penso di aver scritto - non so cosa ho scritto perché non intendo rileggerlo - e penso di aver ragione. Bisogna fare una qualche strage inaudita e dimostrare il totale sprezzo per la vita e il mondo moderno. Ma non in nome di qualcosa: nel nome di niente. Uccidere perché la vita umana così com'è diventata non ci piace più. A me non piace. Penso non piaccia neanche agli altri. Devo sentirli al riguardo ma grosso modo le cose stanno così.
Forse... forse ora l'odio si è smorzato e sento solo un grande vuoto. Forse ci vorrebbe una notte definitiva. Una notte col punto, così:
Notte.
- scritto e non riletto -
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