venerdì 4 luglio 2014

Spazzare via i monoteismi

La rovina del mondo in tre simboli



A volte capita mi chiedano se amo gli animali.
A volte, con lo stesso tono, mi si chiede se amo gli altri esseri umani.
A volte poi mi trovo in presenza di individui i quali, senza alcun dubbio, si definiscono generosi verso il prossimo, siano costoro cristiani o meno, e disponibili ad aiutare tutto e tutti.
Poi, altre volte ancora, questo accade per gli animali, ossia ci si trova davanti a persone che con passione indefessa si dedicano alle altre specie che abitano il pianeta. E le amano tutte. Tutte.
Così può capitare che ci si trovi invischiati in discussioni dove l'interlocutore sciorina questa o quella massima cristiana, questa o quella sconcezza filosofica rubata in un bar, dove si afferma che, in poche parole, bisogna che ci amiamo tutti, ci vogliamo bene, ci diamo da fare come comunità, mettiamo da parte l'individualismo, l'ego, e ci compattiamo in nome dell'amore.
Capita poi che, talvolta, chi dice tali cose ci creda davvero.
Ma si può mettere da parte l'individualismo?
Io, davvero, non so. Credo però che qualsiasi cosa buona, o bella, o semplicemente godibile, venga dall'individualismo. Io credo che anche il messaggio che dice di rinunciare all'individualismo sia individuale, perché transita per la gloria di chi lo annuncia.
Si è mai visto un progresso culturale, un'opera, un capolavoro, che non fossero individuali?
La specie stessa, nel suo vagare tra le ere, si tramanda per via individuale.
Questo, si capisce, questa cosa della rinuncia all'individualità, diviene col tempo un abominio anti-umano, un suicidio della specie: un tentativo evidente di ostacolare la natura. Questo è l'anti-uomo, e in quanto messaggio negatore delle meccaniche umane si fa anche anti-storia.
E l'amare tutti?
Amare tutti è come non amare nessuno. Proprio come taluni individui che, non appena ti conoscono, o semplicemente si avvicinano e hanno modo di scambiare due parole, ti stimano.
Non di rado accade, con esclamazioni tipiche, come "stima fratè" o "non sono d'accordo ma ti stimo"; che ti viene da dire: ma come osi darmi la tua stima? Non sai che è una cosa seria, la stima?
Si dà in cambio del rispetto, del riconoscimento di alcuni meriti, e tu la regali così, come se fosse tolleranza?
Cosa può mai valere la stima di costoro che non sia comprabile in un centro commerciale?
E così è per l'amore cristiano, se rendo l'idea. Quell'amore che, siccome è per tutti, nulla vale, e diventa per nessuno.
Provate un po' ad amare tutti, provateci. Non fa schifo?
Non è come prostituirsi la coscienza?
I cristiani sono le puttane dell'emotività. Quelli veri.
Quelli falsi sono le troie della retorica. Entrambi striscianti, entrambi da evitare.

Io ho due gattini. Non sono animalista ma ho due gattini.
Amo tutti gli animali? Certo non li odio, ma in particolare mi prendo cura di loro due. Perché così ho scelto. Non posso salvare tutti gli animali, non posso salvare neanche me stesso: figuriamoci gli altri.
Posso però almeno pretendere che qualcuno ci salvi dai cristiani, dai figli di abramo, dalla retorica del politicamente corretto e, in generale, dal deserto emotivo che viviamo fuori e dentro.
Dal quale sempre più spesso ci si salva fuggendo altrove, in un libro o dentro una bottiglia, con i farmaci o cavalcando un'utopia.
La felicità non esiste: io personalmente evito le persone felici. La felicità è sorella dell'idiozia.
Se qualcuno vi dice che ha trovato la sua felicità in cristo, o in qualsiasi altro feticcio basato sulla commiserazione umana, sapete chi avete davanti: il nulla.


No, io preferisco Cthulhu, preferisco la verità, il sapere che non c'è speranza, né salvezza, e godermi la vita per quello che è, senza le grandi menzogne, le degenerazioni monoteiste.
Per dire...


Fhtagn!

2 commenti:

  1. Oh sì, le tre religioni monoteiste non piacciono nemmeno a me. Ma soprattutto per via del clero, i preti, a religione organizzata che tira fuori dogmi e da ordini ai fedeli, facendone uno strumento politico e di potere.

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  2. Ben oltre il clero è l'idea a essere sbagliata, troppo lontana dall'essenza umana

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