lunedì 20 febbraio 2017

Preghiera del Crepuscolo






L'impero degli antidolorifici
il concistoro delle lacrime
alla ricerca di un rifugio lontano dal sole
nel logoramento disperato degli anni
attraverso la meteorologia dei giorni infranti
Signore del tedio e dei cimiteri
Signore del lutto e del verme
porta spalancata sulla meraviglia del vuoto;
i lirismi di una mostruosità che non può esprimersi
meditando la demiurgia di strapparsi i capelli
fino alla vacuità di gesti e parole;
la chirurgia sperimentale degli attimi
l'inabissarsi di una coscienza percepita come inutile
l'immanenza goffa dei rapporti umani
la frantumazione di ogni riferimento
nell'ecclesia dorata degli psicofarmaci;
Signore dei tramonti sfocati
diafani di incenso e cianuro
agonia dell'insonnia
notte còlta nella sua ora più buia
dolore vissuto fin nelle sue lontananze
geografia della disperazione
meticolosa esecuzione di uno squartamento
morire della natura sotto la neve
luce gelata delle stelle viste dal pozzo
nei sotterranei putrescenti dei ricordi
e alba che illumina macerie
alla resa di ogni speranza
stanchezza che viene dopo il pianto
prima di abbandonarsi al baratro
sognando la tomba dal divano
in un'abulia di esseri e cose
E se qualcosa in questa vita valeva la pena di essere vissuta
si è trattato solo di un attimo nell'eternità;
agitarsi perplesso, miraggio incredulo:
com'è spaventoso lo spettro dell'essere.

mercoledì 15 febbraio 2017

Elegia del disastro




Morire immerso nel mondo brandendo la spada; morire in un letto guardando tristi figure.
Cambia tutto, eppure non cambia niente.

Quando sento qualcuno russare la prima reazione è di uccidere; la seconda di calmarmi; poi uccido.

Se i romani non si fossero fermati a Teutoburgo, se si fossero spinti oltre, fino alle russie, oggi avremmo un'Europa completamente latina, per ciò in grado di unirsi veramente. I germani ci hanno creato solo problemi.


Siamo tutti maledetti per ambire qualcosa. Quando questa ambizione non si realizza, in qualche modo ci si ritorce contro. E così, da promessa di felicità qual era, si trasforma in tormento, e poi condanna. Eppure nessuno si realizza, e quand'anche crede di riuscirci sta solo venendo a patti con la sua maledizione, la sta nutrendo. Maledendosi.


Dicono: la chiesa ha sempre perseguitato le donne. Ma suvvia, come non farlo, se loro per prime tormentano noi! La chiesa si è solo difesa. Prima di diventare donna anch'essa.


Ogni volta - se mai è accaduto - che siamo andati vicino a un'apocalisse nucleare, s'è sfiorato il paradiso, che poi è l'annientamento di qualche miliardo di persone.



La mattina, appena sveglio, prenderei un calmante. Il pomeriggio ne prenderei un altro. La sera penserei innanzitutto a calmarmi, per dormire molto. Fino a svegliarmi a tarda mattina, in cerca di calmanti. L'esistenza stessa pare essere una malattia dei nervi.


Se mai dovessi trovarmi davanti a un plotone d'esecuzione avrei solo una cosa da dire: troppo tardi!


In quell'attimo prima di scomparire per sempre dalla storia dell'universo penserò alle farfalle di montagna, che vivono solo un giorno e non pensano a niente.


Il nostro sistema nervoso è la prova che non solo dio non esiste, ma che ha sbagliato tutto.


Romeo si è ucciso perché credeva morta Giulietta. Lei ha fatto lo stesso. Non ricordo se le cose sono andate davvero così, ma hanno fatto bene a uccidersi giovani.



Ci si innamora solo con uno sguardo, il primo. Il resto è morbosità dell'affetto.


Baudelaire guardando le donne le vedeva già cadaveri. Io riesco a vedere i loro atomi ardere dentro qualche stella non ancora nata. Per non impazzire subito dopo sono costretto a immaginarle nude.


Ho letto da qualche parte che Lovecraft aveva la capacità di addormentarsi quando voleva sognando ciò di cui aveva bisogno: esiste dono più grande?


A un pronto soccorso, mentre aspettavo visitassero un mio amico, una signora di novant'anni si lamentava di avere dolori alle gambe, alle braccia, alla testa, ai reni. Aspettavo si disintegrasse da un momento all'altro.


Il passato fa spavento e il futuro non esiste: il presente fa di tutto per essere alla loro altezza.


Ormai mi specchio solo in una vecchia vetrina scurita, così da rivedermi tetro e già un po' sbiadito quale sono.


Mi lascio trascinare dalla vita come un edicolante mezzo addormentato.


La più grande soddisfazione non è soddisfarsi, ma comprendere che ogni soddisfazione è vana. Tuttavia non è poi così soddisfacente.


Decidendo di spostare i cimiteri lontano dai centri abitati Napoleone commise un crimine contro il buon senso. Era la presenza costante della morte a inculcarlo negli abitanti.



Ogni mio progetto per il futuro ha sempre avuto come compimento il suicidio. Ora, però, sto meglio: ho smesso di fare progetti per il prima.


Da bambino mi commuovevo sempre guardando i vecchi. Ora basta la vista di un qualsiasi essere umano per rattristarmi.


Riflettevo sul potermi uccidere con un overdose di morfina. Ma chi è che vuole uccidersi quando ha la morfina?


In un ristorante per una cena quasi improvvisata, ho osservato un'intera famiglia. Volendo evitare inutili descrizioni, erano semplicemente degli scimuniti dell'esistenza. Fissavano un televisore acceso senza scambiarsi una parola. Vedendoli divorare la loro pizza con le mani in un silenzio animalesco, ho subito pensato a delle scimmie stravaganti.
Scossi solo dalle peripezie dello schermo vi reagivano mugulando, immersi in un conclave di versi.
Andandosene, li ho immaginati sparire in qualche altra avventura del Nulla.


Spesso osservando i volti di persone giovani li vedo invecchiati di cinquant'anni, rinsecchiti, scavati, teschi viventi dallo sguardo senza fondo. Balzo subito alle conclusioni.


L'antipatia che si prova verso chi sfoga tutta la propria affettività verso un animale è in realtà diretta alla rinuncia di costoro, ormai scoraggiati, a dirigerla verso altri umani. E alla consapevolezza che non vi è alcun errore in questo.


Chiunque racconti la storia senza fornire una interpretazione critica dei fatti è un miserabile.


Ho sentito un prete dire che ogni volta che ci masturbiamo in Africa muore un bambino. Incoraggiamento all'autoerotismo bell'e buono.


La cosa più apprezzabile di Cioran è il suo non parlar mai di donne: unica esclusa tra le sciagure.


Data la quantità di galassie, il numero di stelle con pianeti è così grande da permettere non solo l'esistenza di specie intelligenti, ma addirittura una o più identiche alla nostra. Cosa dirsi nel caso di un incontro? Le enormi distanze del cosmo ci evitano certi imbarazzi.


La rivoluzione francese voleva costringere tutti a decomporsi nell'ovvio. Ma l'uomo ha una concezione enorme di se stesso, accetta di imputridire solo a certe condizioni. Ha bisogno di immaginare il suo carnaio in un frammento di assoluto, il più vicino possibile alle cripte verminose di Dio.


Per risolvere qualsiasi problema è sufficiente osservare una cartina dell'universo.
Immediatamente ci si sente legittimati a non fare più nulla.


Vale più un tarallo piccante di tutta la stirpe dei bomboloni.


Non sopporto chi fa rumore mangiando. Eppure ne hanno tutte le ragioni. Oltre a gustarsi più il cibo dimostrano una indifferenza verso se stessi e gli altri che non cessa mai di meravigliarmi.
Tuttavia continuano a irritarmi: ma io mangiando mi do fastidio persino da solo. Vorrei poter mangiare in uno stato di totale incoscienza. Vorrei mangiare da morto.


Non esiste pianta più brutta e desertica della palma. La loro presenza nelle città europee dimostra il totale corto circuito del pensiero.


Esiste qualcosa di più avvilente di chi porta il cane a pisciare?


È morto di vecchiaia, si diceva una volta. O di un Male. Oggi invece tutti muoiono di qualcosa. Una morte troppo precisa lascia delusi. Molto meglio dissolversi nel vago.


Solo gli eccessi contano, ogni moderazione ci avvicina alla morte interiore, allo sfinimento delle intenzioni.


Diffido di quelli a cui piace bere in compagnia. Perché insozzare le elucubrazioni sfocate dell'alcol con la fastidiosa goffaggine degli altri.


La nostra civiltà è assuefatta alle brutture. Si è mai vista cosa più brutta di un termosifone?


Non sopporto proverbi né luoghi comuni, hanno il difetto di ammorbidire gli orrori della vita, schematizzandoli. Amo gli spaventi sinceri, le nausee prolungate.



Quando esco di casa ho sempre paura di incontrare qualcuno che conosco.


L'agonia del sole: ogni popolo ne è rimasto sgomento. Li vedo quegli uomini così lontani nel tempo, terrorizzati al pensiero che non sarebbe più sorto, nelle lunghe notti intorno a un fuoco incerto.
Oggi nessuno ci farebbe più caso. Inclini per miseria a cercare un inesistente meglio in ogni cosa, anche in un'eternità senza luce molti troverebbero del positivo. Forse, per assurdo, solo in quel caso potrei riconciliarmi col resto dei miei simili.


"Prendiamoci una pausa dal pollaio" deve aver pensato, chi per primo ebbe l'idea di democrazia.


Cioran ha scritto che solo la musica di Bach non ha reso vano l'universo. Aggiungo una cosa: quando le galassie si saranno disperse e delle stelle resterà polvere, un suo adagio singhiozzerà la fine, per renderla definitiva.


Le persone. Più le conosci e più rimani deluso. Bisognerebbe conoscere tutti... superficialmente. Iniziando da noi stessi.


Il Pianto purifica l'anima, e ci avvicina al bisogno di niente.


Dio che non esisti, Maschera che diamo al vuoto... accogli la mia supplica nel vento fino al silenzio del tuo antico eremitaggio: spegni tutto, l'universo è un fallimento.


Il paradiso consiste sempre di ciò che abbiamo perduto. Per l'umanità dev'essere l'innocenza delle bestie.









lunedì 6 febbraio 2017

Autointervista 2 - Il nulla che ti sfugge





Originale su carta, in un pomeriggio piovoso.

- Oggi piove, cosa ne pensi?
A: Mi piace la pioggia. Aldilà delle considerazioni poetiche è un'ottima scusa per chiudersi in casa. Il mondo apparentemente sembra fermarsi e questo mi solleva.

- C'è gente che passeggia anche con la pioggia.
A: Sono gli amanti delle grondaie traboccanti, affluenti della strada liquida.

- Nella tua giornata ideale che tempo fa?
A: Non c'è tempo e non c'è spazio. Il grande bang non è mai avvenuto. Decisamente ideale.

- Preferisci il mare o la montagna?
A: Complimenti per le domande. La montagna: se vuoi ucciderti fai subito.

- In un buon pasto cosa non può mancare?
A: Una ragazza davanti dalla scollatura pallida.

- Il segreto di un buon sonno?
A: All'addormentarmi ho sempre preferito svenire. Oppure leggere, fino a svenire.

- Che senso ha la vita?
A: Mi verrebbe da dire nessuno. Tuttavia vivere a volte ha senso, parlando dell'immediato e accontentandosi di esso.

- Cosa pensi quando cammini su delle foglie morte?
A: Mi piace nuotarci sentendo il loro odore di decomposizione, è il campo di battaglia del bosco, il suo ossario comune. Inoltre gli alberi spogli assecondano la mia indole da stregone.

- Sì certo. E della notte cosa pensi?
A: Molto vaga come domanda. Ad ogni modo ne vorrei che durassero settimane.

- Cosa pensi quando vedi una persona molto anziana?
A: Dovrei parlarci. In generale penso che la sta tirando un po' troppo per le lunghe.

- E quando vedi un cimitero militare?
A: Ho un impressione di autorevolezza de-composta. Una sciocchezza autorevole. Intendiamoci, sempre meglio che invecchiare.

- Che lingua parla il mare?
A: La lingua del sempre uguale, dove ogni sospiro è un altro.

- Baceresti una sconosciuta?
A: Certo, perché no. Anche al buio. Anche su un pianeta lontano tra mille anni.

- Cos'è l'amore? e l'odio?
A: L'amore? qualcosa che si aggira nei paraggi dell'insoddisfazione. L'odio ne costituisce il prima... e il dopo.

- Perché siamo nati?
A: Per soffrire, mi pare ovvio. E per distrarsi dimenticandosene.

- Ti piace la Storia?
A: Mi piace conoscerla. È la somma di tutti i nostri disastri. Delle nostre grida nel tempo.

- Che prospettiva hai nella vita?
A: La prospettiva della tomba. Visuale perfetta dove incarniamo quel Nulla che c''era sempre sfuggito.

- Dici molte bugie?
A: Quelle che bastano a non farmi cacciare da una folla armata di torce e forconi.

- Hai molti vizi?
A: Vorrei averne di più.

- Cosa cerchi negli altri?
A: Dipende. Di base, niente. Se però intuisco del malessere divengono subito interessanti. Ma per la maggior parte li disprezzo, mi è necessario a non aggredirli.

- E di te stesso cosa pensi?
A: Penso di essere un errore. E se non lo sono io deve esserlo tutto il resto. Mi vedrei bene come imperatore della Galassia. Ma anche come pastore sui Carpazi. Infondo, pure un ubriacone sfatto, non cambia molto.

- Il tuo desiderio più grande?
A: Ne ho qualcuno, ma volendo ignorare i più banali... vivere fino a vedere la fine della specie, e spiare cosa verrà dopo. Per poi andarmene, ai primi sbadigli.

- A cosa pensi quando guardi le stelle?
A: Agli infiniti mondi che non vedrò mai. Al nulla che sono. E  a un bel seno di donna da toccare, per rimanere ancorato al mio corpo e non perdermi lassù.

- Quale stagione preferisci?
A: L'inverno e la morte che porta con se. Nella speranza che duri per sempre, o giusto il tempo di scoraggiare qualsiasi primavera.

- Il modo migliore per uccidersi?
A: Vivere sperando. Se invece si ha fretta... esplodere nello spazio.

- E invece, suicidio a parte, come pensi che morirai?
A: Esplodendo nello spazio.

- Dove ti piacerebbe viaggiare?
A: Nello spazio. Ma non dei viaggetti fino alla Luna, o Marte, quelli sono una noia... Tra le stelle lontane. Anche se il nuovo parco della Nintendo in Giappone non mi dispiacerebbe. Con una bella giapponesina.

- Ti piace la frutta?
A: Chi se ne frega della frutta.

- Una frase con cui lasciarci?
A: Se non vado in bagno tre volte al giorno sto male. E devo dormire almeno 12 ore.

- Un'abitudine che ti è rimasta dall'infanzia?
A: Stare molto tempo solo. E se avessi i soldi giocherei ancora con i lego. Mi piace anche dormire sulle tette.

- Sei una persona sportiva?
A: Ogni tanto faccio le scale, e sono un appassionato di ginnastica ritmica, femminile.

- Sei una persona sessualmente depravata?
A: Ho decisamente più perversioni alimentari, se si possono chiamare così. Sessualmente... a letto mi piace dormire. O leggere. O giocare coi lego.

- Cosa dici ai tuoi animali?
A: Ho due gatti, dico di tutto. Bimbo, bimbetto, capriccio piccolino, pazzerello mattarello, bebatore, signore dei sogni, puzzone, leccatore svergognato, puzzolentoso ecc ecc. Niente suoni senza senso, mi disturbano. Ogni tanto li tasto per vedere se sono da sugo.

- La cosa più lunga che ti sei fatto crescere?
A: Di sicuro non la voglia di vivere. Forse la barba, la scorsa estate sembravo un necromante col delirium tremens.

- Cosa diresti ai posteri?
A: Quali posteri? l'universo deve finire per forza con me. Altrimenti: resuscitatemi, cani!

- Ti è piaciuta questa intervista?
A: L'avrei preferita da una bella ragazza. Magari appoggiandole il quaderno sopra.

- Un'altra cosa, sei ancora razzista?
A: Sì, ma solo coi maschi.

- E la cucina straniera, ti piace?
A: Ma sì, perché non dovrebbe. Detesto chi mangia sempre le stesse cose. Anzi, vorrei assaggiare qualcosa di un po' più intelligente delle solite bestie stupide. Un filetto di delfino, del cervello di primate, una carbonara con cubetti di... panda, davanti a una animalista. Un dolce brodo di giapponesina. Una politologa russa ben cotta. E così via...

- Grazie e alla prossima. Buona vita!
A: Davvero molto utile augurare le cose. Davvero. Vediamo se ci sarà una prossima volta. Per ora addio.